A causa della crisi sono i lavoratori a termine quelli più a rischio di perdere l’occupazione
Roma – “Sarà un primo maggio insolito, inedito, certamente il più incerto per il mondo del lavoro, sospeso tra attività produttive ancora bloccate e una crisi che rischia di lasciare segni profondi molto più a lungo del lockdown, a partire da chi sarà espulso dal mercato del lavoro”. È quanto ha dichiarato il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda in occasione della festa dei lavoratori. “In un nostro recente studio abbiamo visto che sono soprattutto le micro e le piccole imprese ad essere più colpite dalle misure di sospensione dell’attività produttiva. Queste, peraltro, per molte ragioni, incontreranno maggiori difficoltà nel sopravvivere a un periodo prolungato di assenza di fatturato e meritano pertanto particolare attenzione nella predisposizione di adeguate misure non solo per garantirne la sopravvivenza, ma anche per assicurarne la ripresa”.
In particolare sono i lavoratori a termine quelli più a rischio di perdere l’occupazione in fasi recessive o a causa di shock esogeni. “Basta guadare a quanto successo nel 2009 – sottolinea il presidente dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche – l’anno in cui la recessione economica ha pesato in misura maggiore in Italia, con una flessione del Pil pari al 5,3%, il numero di occupati a termine si è ridotto del 7,2% rispetto all’anno precedente, a fronte di una sostanziale stabilità dell’occupazione a tempo indeterminato (-0,1%). Solo nell’anno successivo si è registrata una marcata diminuzione degli occupati a tempo indeterminato”.
“In un simile contesto risultano necessarie forti misure di sostegno ai lavoratori privati di reddito a causa delle misure di contenimento dell’epidemia – ha concluso Fadda – anche nell’ottica di mantenere un adeguato livello di domanda aggregata necessario per supportare la ripresa dell’offerta. Ma sarà anche necessario predisporre le misure di sostegno alle imprese nell’ambito di una articolata strategia di politica industriale capace di sostenere selettivamente quei nodi delle filiere produttive a più alto rischio a causa della perdita di competitività anche internazionale o a causa dei profondi cambiamenti strutturali che anzi è necessario governare per trasformare la presente crisi in occasione di rilancio dell’economia”.
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