Una nuova protesi al ginocchio per il campione regionale di danze standard, Michele Comi, che riacquista le ali per ballare: on air il nuovo episodio di Dire Fare Curare, il podcast di ab medica
Milano, 03 maggio 2022 – La nuova storia di cura eccellente italiana di Dire Fare Curare, “MAKOme si balla!”, raccontata da Matteo Caccia nel podcast di ab medica, ha per protagonista Michele Comi, campione regionale di danze standard e Product Manager di ab medica. Michele, da promotore di soluzioni di cura, si trova a dover indossare i panni del paziente alla ricerca di un approccio risolutivo per riprendere in mano la propria vita e la passione per il ballo. Per un incidente in motorino e la conseguente rottura del crociato anteriore sinistro, il ginocchio di Michele dopo vent’anni si è inesorabilmente consumato, diventando artrosico e causando un dolore continuo. Né fisioterapia né antinfiammatori hanno saputo dargli sollievo, l’intervento era l’unica soluzione percorribile. Dopo una serie di consulti con vari specialisti, solo un medico gli propone un’operazione di protesi totale al ginocchio con la garanzia di poter tornare alle precedenti attività: il dott. Piergiuseppe Perazzini, responsabile dell’unità funzionale di ortopedia e traumatologia della clinica San Francesco di Verona, nonché responsabile del CORE, centro di ortopedia robotica europeo, con un primato in Italia ed Europa in interventi eseguiti con la rivoluzionaria tecnologia robotica MAKO per la chirurgia protesica in ortopedia.
Un sistema innovativo che permette di creare un’integrazione perfetta del sistema virtuale dell’articolazione in 3D ricostruita con una TAC preoperatoria con la realtà per consentire al chirurgo di selezionare la protesi più adatta per il paziente, che tiene in considerazione la sua anatomia, il bilanciamento legamentoso dell’articolazione, lo spessore della cartilagine, l’orientamento, lo scorrimento e l’accoppiamento tra le componenti protesiche. I vantaggi sono immediatamente visibili: innanzitutto, una maggiore precisione e accuratezza dell’intervento – di 2/3 volte rispetto alle tecniche tradizionali – che riduce al minimo o addirittura elimina la possibilità di errore; inoltre, la tecnica robotica mette a disposizione dati, grafici e una serie di informazioni in tempo reale che consentono al chirurgo di aggiustare millimetricamente il posizionamento delle componenti protesiche, senza basarsi esclusivamente sulle sue sensazioni per assicurare il miglior risultato per il paziente.
“Il giorno dopo l’intervento ti mettono in piedi e inizi la fisioterapia. Dopo 15 giorni cammini già con le stampelle, ma riesci a deambulare anche senza. Dopo 40-50 giorni si può riprendere a guidare, lavorare e svolgere semplici attività. Il recupero completo io l’avuto dopo sei mesi, dopo la visita di controllo e a un anno esatto, insieme alla mia compagna, ho vinto i campionati regionali di danze standard della mia categoria”, racconta Michele.
I tempi di recupero sono nettamente più bassi rispetto alle tecniche tradizionali, con minori rischi anche di infezione post-operatoria e sanguinamento. La scelta di un intervento robotico migliora la mobilità e la qualità della vita, rendendo gli impianti ortopedici protesici una soluzione salvifica per pazienti giovani e sportivi. Presto estenderanno il loro campo di applicazione anche ad altre articolazioni, come spalla e caviglia, supportati sempre di più anche da altri tipi di cure preventive, come le nuove tecniche di trattamento biologico rigenerativo delle articolazioni con cellule staminali, soprattutto nel caso di malattie reumatologiche come l’artrosi.
Per ascoltare questo episodio è possibile cliccare su: https://open.spotify.com/episode/0bf1ptZsbV7BoSfiXBjDZ2
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