26 Aprile 2024

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“Gli italiani? Più ricchi di quanto dicono i dati”

In tempo di crisi il sociologo Bargellini contesta le statistiche ufficiali Firenze – “Gli italiani sono più ricchi del 12-14% di quanto dicono le statistiche ufficiali: tanti dei beni che produciamo non finiscono in contabilità nazionale, e non vengono computati nel PIL”. Una notizia confortante in tempi di crisi la offre Piero Bargellini, che nel suo ultimo saggio intitolato L’economia dell’auto produzione (Mauro Pagliai Editore, pp. 144, euro 13) indaga su una materia che gli analisti non affrontano se non di sfuggita.
Bargellini, pistoiese, ha già all’attivo il saggio L’Italia delle Famiglie sociali (2008), dedicato alle strutture corporative che compongono il tessuto del nostro paese, e Ground uno (2013), incentrato sulle grandi crisi del terzo millennio e sui problemi dello sviluppo sostenibile. Nella sua nuova fatica si concentra su quel segmento di economia che comprende la produzione e lo scambio di beni e servizi senza un corrispettivo in denaro, perché destinati al consumo proprio, dei familiari, oppure perché pertinenti all’universo del volontariato. “L’auto produzione”, spiega il sociologo, “rappresenta un settore in crescita costante da oltre cinquant’anni, senza mai brusche contrazioni. È un mondo poco analizzato e, a mio parere, non osservabile con i tradizionali sistemi di rilevamento, dal momento che non lascia traccia della sua attività e non prevede moneta di scambio”. Sono perciò serviti anni di studi, osservazioni, colloqui con i rappresentanti delle istituzioni per azzardare le stime che sono alla base del saggio. E questi numeri, seppure necessariamente approssimativi, danno un’indicazione forte della vastità del fenomeno: il mondo dei beni autoprodotti rappresenta complessivamente circa il 9,7% della ricchezza nazionale (per giunta esentasse), al quale va sommato un ulteriore 3% per i servizi resi dal volontariato. “Sono dati significativi”, conclude Bargellini, “eppure finora mai considerati con la dovuta attenzione. Ma forse apparire più poveri di quanto siamo in realtà conviene a tutti: alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, alle categorie economiche, ai media, ai singoli cittadini, agli altri stati europei”.

Piero Bargellini L’economia dell’auto produzione Il mutamento sociale e il volontariato
Mauro Pagliai, 2021Pagine: 144Caratteristiche: br. ISBN: 978-88-564-0468-5
Collana: Passaparola
Settore:SS2 / EconomiaSS5 / AntropologiaSS6 / Socioumanitario
Prezzo: 13 €

I fatti macroeconomici avvenuti negli ultimi venti anni sono ben noti e hanno colpito tutti con la stessa intensità, provocando un grave impoverimento dei ceti medi. Diverse, però, sono state le risposte dei singoli paesi, come anche la reazione del tessuto sociale. In Italia, a differenza di tanti altri stati, molti dei beni che produciamo non finiscono in “contabilità nazionale”, cioè non vengono computati nel PIL, ma rientrano nel segmento dell’auto produzione, che sorprende per la sua vitalità: complessivamente rappresenta circa il 9,7% della ricchezza nazionale, per giunta esentasse, al quale va sommato un ulteriore 3% per i servizi resi dal volontariato. Sono dati significativi, eppure finora non sono mai stati considerati con la dovuta attenzione. La sviluppo dell’economia dell’auto produzione ha generato mutamenti strutturali anche nella distribuzione e nella composizione sociale della popolazione, garantendo un “paracadute” indispensabile a evitare conflitti e disagi.
Gli italiani possiedono un vero tesoretto nascosto, che li rende molto più ricchi di quanto mostrino le rilevazioni ufficiali: forse è il momento di parlarne…Con interviste a Stefano Casini, direttore Irpet, e a don Bruno Bignami, direttore nazionale della Pastorale Sociale e del Lavoro.