Giovanni Felice, presidente di Confimprese Palermo
La crisi economica ha dimensioni mondiali, e Palermo è tra le città che ne risente di più come certificato dalle varie classifiche di vivibilità, fiducia e qualità di servizi che la relegano impietosamente tra gli ultimi posti.
Creare nuove imprese anche attraverso la banca delle terre abbandonate.
Confimprese Palermo ha individuato alcune priorità su cui intervenire. Dopo la Consulta per lo Sviluppo, che il presidente Giovanni Felice ha richiesto al Sindaco di Palermo, c’è un pacchetto di interventi che propone sempre al Comune di Palermo. Ecco quali.
“Promuovere gli strumenti di finanza agevolata per creare nuove imprese, favorendo produzione ed artigianato – ha dichiarato Giovanni Felice presidente di Confimprese – come il microcredito, ma principalmente penso alle misure previste da “Resto al Sud” e non mi riferisco solo alle misure economiche ma anche, se non principalmente, alla individuazione e realizzazione della Banca delle terre abbandonate e incolte prevista ma mai realizzata e misure per la valorizzazione dei beni non utilizzati, individuando a Palermo le aree inutilizzate che possono servire anche per nuovi insediamenti produttivi secondo quanto contemplato dal Decreto Legge convertito con modificazioni dalla L. 3 agosto 2017, n. 123 (Resto al Sud). Inoltre è necessario promuovere i finanziamenti proposti da Invitalia o da Irfis. Siamo disponibili a sostenere con i nostri tecnici l’azione del Comune. Ipotizziamo anche una presenza programmata dei nostri tecnici nelle circoscrizioni”.
Contratti di rete ed accesso al credito
Ma c’è di più. “Occorre favorire l’aggregazione delle attività commerciali ed artigianali, ma anche degli operatori dei mercati rionali, per costituire dei “contratti di rete” finalizzati all’operazione di marketing collettivo, alla digitalizzazione di base delle microimprese ed alla realizzazione, ove possibile, di piattaforme on line comuni.
Inoltre, ma non per ultimo – conclude il presidente di Confimprese Palermo– è necessario trovare metodi di finanziamento per le microimprese che non hanno accesso al credito e che sono a forte rischio usura. Si potrebbe istituire a tale scopo un fondo, passando dalla logica della semplice “schedatura delle imprese come numero” ad una simile al “prestito d’onore” basata sulla persona e sulla parola data dagli imprenditori in difficoltà”.
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