
Un libro che ti fa venire voglia di riguardare ogni suo film, anche quelli che ancora non hai mai visto.
C’è un nuovo libro che ogni amante del cinema dovrebbe avere sul comodino, ma non solo per leggerlo: anche per ricordarsi perché ci siamo innamorati del cinema italiano. Il titolo è lungo ma dice già tutto: “Pupi Avati. Tutto il suo cinema dagli esordi a L’orto americano”.
Lo hanno scritto Francesco Erriquez e Giuseppe Palma, due che il cinema lo studiano, lo amano, lo raccontano con quella passione vera, senza fronzoli. La prefazione è firmata proprio da Pupi Avati, il che già da solo sarebbe un motivo valido per aprire il libro, sfogliarlo, annusarlo, tenerlo stretto.

Una mappa sentimentale dentro la sua filmografia
Questo non è un libro solo per chi conosce a memoria Regalo di Natale o La casa dalle finestre che ridono (che poi, se non li avete mai visti… recuperate). È un viaggio attraverso tutta la carriera di Avati, da quando ha iniziato a mettere le mani nella macchina cinema fino ai suoi lavori più recenti, quelli che magari non hanno fatto tanto rumore, ma che portano comunque la sua firma: elegante, poetica, a volte spiazzante.
Il libro è pieno di dettagli, retroscena, analisi, ma si legge come una chiacchierata tra amici. Non è una roba accademica e pesante, tranquilli. È scritto con un tono che sembra dirti: “Siediti, ti racconto una storia. Anzi, tante.”
Non solo un regista. Un autore con la A maiuscola.
Di Pupi Avati si dice spesso che sia un regista fuori dalle mode, un po’ di nicchia, uno che va per la sua strada. Ma chi lo conosce bene, e gli autori del libro lo dimostrano, sa che ha sempre saputo raccontare le persone prima ancora delle storie, l’Italia prima ancora degli italiani.
Il suo cinema è fatto di sfumature, silenzi, tensioni sottili, malinconie mai troppo esplicite. E questo libro ti aiuta a riscoprirle tutte. Anche nei film meno noti. Anche in quelli che magari avevi messo da parte, etichettati come “minori”. In realtà, non c’è niente di minore in Avati. È solo che a volte parla sottovoce. E devi metterti in ascolto.
Chi dovrebbe leggere questo libro?
Chi ama il cinema.
Chi pensa che certi registi vadano riscoperti, non solo celebrati.
Chi crede che il racconto della nostra cultura passi anche da pellicole dimenticate.
Chi ha voglia di leggere qualcosa scritto con amore, ma anche con metodo e intelligenza.
E sì, anche chi pensa che oggi il cinema sia tutto effetti speciali e poca anima. Questo libro è un piccolo promemoria: il cinema italiano ha ancora tantissimo da dire, se si ha il coraggio di tornare a guardarci dentro.
Edito da Historica – Giubilei Regnani: non è un caso
Lo pubblica Historica – Giubilei Regnani, una casa editrice che ha già dimostrato di saper scegliere titoli interessanti e di qualità. E che qui conferma di voler puntare su contenuti culturali veri, senza paura di sembrare “di nicchia”.
Ma in realtà, diciamocelo: Pupi Avati non è affatto di nicchia. È uno che ha attraversato generi, mode, periodi storici. Ha fatto horror, commedia, romanzi di formazione, storie d’amore e d’amicizia. Ha parlato di provincia, di famiglia, di musica, di religione, di solitudine. Sempre con uno sguardo unico.
In breve
Questo libro non è solo una raccolta di titoli, trame, e dati. È una dichiarazione d’amore per il cinema di un autore che ha fatto (e continua a fare) la differenza.
È come rivedere la vita di Pupi Avati attraverso lo sguardo di chi la osserva da fuori, ma con una sensibilità così profonda da far sembrare tutto vicinissimo.
Consigliato? No, obbligatorio.
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