2 Maggio 2024

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La visita al Museo della Guerra di Cividale del Friuli

La visita al Museo della Guerra di Cividale del Friuli

Viaggiare a ritroso nel tempo è un’esperienza sempre particolare, che ti permette di riflettere e meditare sulla storia dell’uomo. La visita al Museo della Guerra di Cividale del Friuli, a pochi chilometri da Udine, offre le stesse emozioni ed è risultato una favolosa scoperta.

La tranquilla cittadina alle pendici dei Colli del Friuli orientale ti accoglie nella semplicità di questi luoghi dove si respira genuinità. Legata dalla vecchia ferrovia Udine-Cividale, è facilmente raggiungibile dal capoluogo. Prospicente un’imponente costruzione moderna ed un ampio parcheggio si affaccia la vecchia stazione ferroviaria (1886), un edificio ben conservato che cela uno “scrigno” forse poco conosciuto ovvero il Museo della Guerra (n.d.r.: la Prima Guerra Mondiale).

Pur giunti in un giorno feriale, veniamo accolti sotto la pensilina old style da un gruppo di uomini intenti a chiacchierare. Immediato e genuino l’approccio: “volete visitare il museo?”. Spunta un mazzo di chiavi e la porta a vetri in ferro si apre davanti a noi, lasciandoci subito senza parole. Sembra davvero di tornare indietro di oltre 100 anni, con l’atrio e la biglietteria pressoché intatti. Ma quello che colpisce è la numerosità dei cimeli, tutti autentici e frutto di anni di ricerche nelle zone dove infuriarono i combattimenti.

Poesia di Giuseppe Ungaretti sulla guerra

Scopriamo che le “guide” fanno parte del Gruppo Alpini di Cividale e dunque non ci meravigliamo dell’accoglienza e della capacità di empatia che sono in grado di dimostrare raccontandoci nei dettagli la storia di questo museo, delle vicissitudini, dei sacrifici per rendere i locali fruibili.

La visita inizia da un enorme e dettagliato plastico ferroviario in miniatura, dove viene riprodotta sia la stazione che la linea militare a scartamento ridotto Cividale-Caporetto (nota a pochissimi) che le truppe italiane costruirono in tempo record per portare armi e approvvigionamenti al fronte. Caporetto, purtroppo, evoca una tragica disfatta ma, riflettendo, tutta la guerra fu, per tutti gli schieramenti coinvolti, una grande tragica disfatta. Proprio a Caporetto, distante pochi chilometri da Cividale ed ora in terra slovena, si trova anche il Sacrario Militare che custodisce le spoglie di 7.000 soldati italiani.

Continuiamo questo “viaggio nel passato” osservando la ricostruzione fedele di una trincea, di un posto di soccorso (con strumenti medici originali), divise di entrambi gli schieramenti, tabelle, fotografie originali. Tra le foto originali ci viene suggerito di osservarne con attenzione una in particolare: ritrae soldati italiani ed austriaci intenti a raccogliere i corpi dei compagni scaduti in una tregua, durata quattro giorni, mai ufficialmente riconosciuta ma effettivamente avvenuta sul Monte Rosso tra il 21 e la fine del mese di luglio 1915. Erano i caduti dei Battaglioni alpini “Intra”, “Val d’Orco” e “Val Toce”

Immagine eloquente: i soldati sullo sfondo sono austriaci ed osservano i soldati italiani impegnati nel recupero dei compagni caduti
(foto Fulvio Arti)
La ricostruzione della “tregua” . In primo piano un manichino di soldato austriaco

La visita prosegue, tra le corpose spiegazioni e la visione di filmati multimediali grazie a speciali visori che permettono, attraverso la realtà aumentata, di calarsi nell’ambiente e nelle vicissitudini di quei momenti lontani e drammatici.

Ci caliamo infine al piano inferiore dove le vecchie cantine della stazione, perfettamente restaurate, consentono la visione di altri cimeli, spesso curiosi e unici.

Le riflessioni

“L’amore per il proprio Paese è una cosa splendida. Ma perché l’amore dovrebbe fermarsi al confine? Tutti siamo foglioline del medesimo albero e l’albero è l’umanità” – (Pau Casals)

Il “viaggio nel tempo” termina, tra qualche battuta spiritosa e le speranze di iniziare presto i lavori di ripristino del piano superiore. Le strette di mano calorose ed amichevoli delle nostre splendide guide Antonio Giuliano, Giuseppe Vinci, Remo Martinig e Adriano Cudicio ci dicono che è il momento di salutarci.

Una visita a questo museo è un atto doveroso di rispetto e di ricordo per i milioni di morti che questa guerra inutile ha prodotto ed un monito, mai troppo attuale come in questi anni, affinché i popoli sappiano convivere pacificamente in un mondo che è di tutti.

“L’amore per il proprio Paese è una cosa splendida. Ma perché l’amore dovrebbe fermarsi al confine? Tutti siamo foglioline del medesimo albero e l’albero è l’umanità” – (Pau Casals)

Giuseppe De Carli

Per tutte le informazioni: https://www.cividalegrandeguerra.it/museo