
LE STAGIONI DI CONCERTI E DANZA 2026
DEL TEATRO REGIO DI PARMA
CONCERTI
Il Trio di Parma, Alessandro Carbonare e Marco Baliani,inaugurano la Stagione Concertistica, realizzata da Società dei Concerti di Parma in collaborazione con il Teatro Regio, grazie al sostegno di Comune di Parma, Ministero della Cultura, Fondazione Cariparma, Sinapsi Group,
Chiesi Group e Cooperativa La Giovane, nel primo dei
sei concerti che, da gennaio a maggio, vedono protagonisti il Belcea Quartet, Benedetto Lupo,
Grigory Sokolov, Gil Shaham con L’Appassionata, Paolo Fresu e Giovanni Sollima.
PARMA DANZA
Les Ballets de Monte-Carlo, Balletto del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume, CCN/Aterballetto, Balletto di Maribor, Artemis Danza, Orchestra e Ballo della Fondazione Arena di Verona sono i protagonisti di Parma Danza 2026, sei spettacoli da febbraio a dicembre e una prima nazionale.
La danza dietro le quinte a cura di Valentina Bonelli con incontri, classi aperte e masterclass
CALENDARIO DI VENDITA
Prelazioni dal 22 al 28 ottobre 2025
Nuovi abbonamenti 29, 30 ottobre 2025
Biglietti dal 5 novembre 2025
Agevolazioni per under 35, over 65, allievi scuole di danza, soci abbonati alla Società dei Concerti di Parma
CONCERTI 2026
Il Trio di Parma, Alessandro Carbonare e Marco Baliani inaugurano la Stagione Concertistica 2026 del Teatro Regio di Parma, realizzata da Società dei Concerti di Parma, grazie al sostegno del Comune di Parma, della Regione Emilia-Romagna, del Ministero della Cultura, Sinapsi Group e Chiesi Group, nel primo dei sei concerti che, da gennaio a maggio, vedono protagonisti il Belcea Quartet, Benedetto Lupo, Grigory Sokolov, Gil Shaham con l’Orchestra da camera L’Appassionata, Paolo Fresu e Giovanni Sollima.
Con fuoco!
“Uno dei doni più straordinari della musica è la sua forza di connettere gli individui, di avvolgerli in un’unica, vibrante esplorazione del suono, delle culture, della storia e, in ultima analisi, di se stessi. Una stagione concertistica, in questo senso, si rivela un vero e proprio viaggio collettivo, un’immersione profonda in un vasto mosaico di esperienze personali e comunitarie, da cui si riemerge arricchiti e rigenerati. In quest’ottica abbiamo guardato al fuoco come metafora di ciò che è primordiale e trasformativo. Il fuoco non è solo calore e luce; è passione ardente, energia creativa e purificazione. Ogni concerto di questa rassegna è un focolare d’emozioni, un luogo dove le note si accendono e si propagano, illuminando l’anima e risvegliando lo spirito. È un fuoco interiore che la musica accende in ognuno di noi, bruciando le barriere e connettendo le persone in un’unica, vibrante sinfonia di sensazioni”.
Giampaolo Bandini
Direttore artistico Società dei Concerti di Parma
La Stagione Concertistica debutta martedì 27 gennaio 2026, ore 20.30, in occasione del Giorno della Memoria con un concerto che vuol essere un ponte tra musica, parola e storia, per non dimenticare le atrocità del passato. Sul palco, un ensemble di straordinari artisti darà vita a pagine di Aaron Copland e Olivier Messiaen, in particolare di quest’ultimo il Quatuor pour la fin du temps, capolavoro nato in un contesto di sofferenza, simbolo della resilienza umana. Interpreti speciali ed acclamati di questa serata speciale sono Alessandro Carbonare, primo clarinetto dell’Orchestra di Santa Cecilia e il Trio di Parma, formazione da camera d’eccellenza, composta da tre grandi artisti parmigiani quali Ivan Rabaglia (violino), Enrico Bronzi (violoncello) e Alberto Miodini (pianoforte), insieme a loro Marco Baliani, uno degli artisti più autorevoli del teatro italiano, che guiderà il pubblico nella riflessione storica ed emotiva del brano attraverso i testi lasciati dallo stesso Messiaen. “Quatuor pour la fin du temps è un’opera capitale anche per la sua genesi unica. Composto nel 1940, mentre Messiaen era prigioniero nello Stalag VIII-A in Germania, fu eseguito per la prima volta proprio all’interno del campo, davanti a prigionieri e guardie tedesche. Ispirato a passi biblici dell’Apocalisse, il brano si riferisce alla “fine del tempo” come all’inizio dell’eternità, della trascendenza. Messiaen infuse nell’opera la sua profonda fede, il canto degli uccelli (sua grande passione, simbolo di libertà) e tecniche compositive innovative per creare sonorità uniche e sospese. Ogni movimento del Quatuor è un inno alla speranza e alla capacità dello spirito umano di elevarsi anche nelle condizioni più avverse. È un potente messaggio di resilienza e un monito contro l’orrore, un’opera che rende la musica veicolo di memoria e di riflessione. La serata sarà l’occasione per vivere un’esperienza profonda e toccante, in cui la musica si fa testimone di un passato che non dobbiamo e non possiamo dimenticare”.
Mercoledì 18 febbraio 2026, ore 20.30, il Teatro Regio accoglie il Belcea Quartet, una delle formazioni quartettistiche più stimate e celebrate al mondo. Fondato a Londra nel 1994, il quartetto è composto da Corina Belcea-Fisher al violino, Suyeon Kang al violino, Krzysztof Chorzelski alla viola e Antoine Lederlin al violoncello. La loro unione musicale si distingue per un’intensità interpretativa rara, una precisione tecnica impeccabile e un’intesa profonda che permette loro di scavare nell’anima di ogni composizione. “Sono celebri per le loro interpretazioni illuminanti, spesso frutto di lunghe e meticolose ricerche sulla prassi esecutiva, che li rendono capaci di rivelare nuove sfumature anche nei brani più noti”. Il programma mette in risalto il contrasto affascinante tra la modernità concisa di Anton Webern e la profondità emotiva, ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro, di Ludwig van Beethoven. La serata si apre con i Cinque Movimenti per quartetto d’archi, op. 5 di Anton Webern. Questo ciclo di miniature è un esempio sublime del modernismo viennese, dove ogni nota è densa di significato, ogni silenzio è carico di tensione. La musica di Webern, con la sua concisione estrema e la sua ricerca timbrica, rappresenta una sfida interpretativa che il Belcea Quartet affronta mettendo in risalto la fragilità e al contempo la forza di queste architetture sonore. Seguono due capolavori assoluti di Ludwig van Beethoven, anticipando le celebrazioni per il bicentenario della morte del compositore previste per il 2027: il Quartetto per archi n. 16 in Fa maggiore, op. 135, ultima grande composizione completa del genio di Bonn, e il Quartetto per archi n. 7 in Fa maggiore, op. 59 n. 1 “Razumowsky”. Con l’op. 135, Beethoven ci lascia un testamento spirituale, un dialogo intimo tra i quattro strumenti che si conclude con la celebre domanda “Muss es sein?” (“Deve essere?”) e la risoluta risposta “Es muss sein!” (“Deve essere!”). L’op. 59 n. 1, parte dei quartetti “Rasumovsky”, è invece un’opera di vastità epica, che segna un’espansione monumentale del linguaggio quartettistico, ricca di inventiva melodica e complessità strutturale.
“L’esecuzione di questi brani da parte del Belcea Quartet non è una semplice riproduzione, ma un’immersione totale nella visione beethoveniana, restituita con una forza comunicativa che lascia il pubblico ammirato e profondamente commosso. Ogni frase è cesellata, ogni dinamica calibrata, trasformando il concerto in un’esperienza di ascolto indimenticabile”.
Martedì 24 marzo 2026, ore 20.30, l’eleganza e il magnetismo di Benedetto Lupo ci condurranno in un viaggio che esalta la profondità del pianismo romantico e le grandi doti interpretative di questo grande pianista italiano. Finalista al prestigioso Concorso Internazionale Van Cliburn nel 1989, Benedetto Lupo da allora si esibisce regolarmente nelle sale da concerto più importanti del mondo, sia come solista sia con orchestre di rilievo. È anche stimato didatta, insegnando pianoforte al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il programma della serata è un percorso nelle architetture sonore di due giganti del pianismo romantico: Robert Schumann (Kinderszenen, op. 15 e Kreisleriana, op. 16) e Fryderyk Chopin (Sonata n. 2 op. 35 e Scherzo n. 2, op. 31). Le composizioni di Schumann, con le loro continue oscillazioni tra estro e introspezione lirica, richiedono all’interprete di esprimere l’intera gamma delle emozioni umane.
“Dalle fantasie poetiche alle pagine più virtuosistiche, Lupo illumina le sfumature di un compositore che ha saputo tradurre in musica la propria anima tormentata. Accanto a Schumann le opere di Chopin, con il loro lirismo incantatorio, la loro malinconia intrinseca e il loro virtuosismo brillante, offriranno a Lupo l’opportunità di sfoggiare la sua raffinatezza cristallina e il suo nobile fraseggio. La forza comunicativa di Lupo risiede nella sua capacità di far “cantare” il pianoforte, di trasformare la tastiera in una tavolozza di colori emotivi che catturano e incantano”.
Uno degli appuntamenti più attesi e di maggior richiamo della stagione sarà senza dubbio il concerto di martedì 7 aprile 2026, ore 20.30 con l’immenso pianista Grigory Sokolov. “Considerato uno dei più grandi interpreti viventi, Sokolov è figura quasi leggendaria, la cui arte trascende la mera esecuzione per trasformare ogni concerto in un’esperienza rivelatrice e indimenticabile”. La sua carriera è stata costellata da riconoscimenti sin dalla vittoria al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca nel 1966, a soli sedici anni. Da allora, ha scelto un percorso artistico lontano dai clamori mediatici, concentrandosi esclusivamente sulla sua musica, rifiutando interviste e limitando al minimo le registrazioni in studio, preferendo l’autenticità e l’irripetibilità del concerto dal vivo.
“Grigory Sokolov non è solo un pianista con una tecnica titanica, ma filosofo dello strumento, interprete che dedica infinite ore allo studio e alla meditazione su ogni singolo brano, svelando profondità e connessioni nascoste nel repertorio. I suoi concerti sono eventi unici, caratterizzati da programmi spesso svelati solo a ridosso dell’esibizione, ma sempre scelti con una cura meticolosa e una visione complessiva che trascende le singole composizioni. La sua forza comunicativa è quasi mistica: Sokolov crea un’atmosfera di totale concentrazione, dove il tempo sembra dilatarsi e ogni nota assume un peso specifico, una risonanza che va oltre il suono stesso. Il pubblico non è ascoltatore, ma partecipa con lui a un rito sonoro, un viaggio interiore guidato da un artista che riesce a toccare le corde più profonde dell’anima. Ogni frase è intrisa di un significato profondo, ogni pausa è carica di tensione, ogni climax è travolgente. Assistere a un concerto di Sokolov significa vivere un’esperienza catartica, un incontro con la bellezza assoluta e la verità della musica, un evento che lascia un’impronta indelebile nella memoria”.
Lunedì 27 aprile 2026, ore 20.30, la stagione si arricchisce di uno straordinario concerto, anteprima del prestigioso Paganini Guitar Festival, che vede protagonisti Gil Shaham, tra i più importanti violinisti del nostro tempo, e l’Orchestra da Camera L’Appassionata. Gil Shaham è un artista dalla carriera brillante e riconosciuta a livello mondiale. Sin dal suo debutto con la London Symphony Orchestra a soli dieci anni, ha incantato le platee con la sua tecnica impeccabile, la sua sonorità brillante e la sua capacità di comunicare un’ampia gamma di emozioni. Possessore dello Stradivari “Comtesse de Polignac” del 1699, Shaham è noto per la sua versatilità, che lo porta a spaziare con disinvoltura dal repertorio barocco a quello contemporaneo, sempre con una vitalità e un entusiasmo contagiosi. L’Orchestra da Camera L’Appassionata è una formazione italiana giovane, dinamica e già molto apprezzata per la sua energia e la sua precisione esecutiva, particolarmente vocata al repertorio barocco, classico e romantico. Il programma della serata sarà un affascinante percorso attraverso secoli di musica, dimostrando la versatilità e la potenza espressiva di Gil Shaham. Si spazierà dalle architetture sublimi di Johann Sebastian Bach, al lirismo del celebre Concerto per violino e orchestra in mi minore, op. 64 di Felix Mendelssohn Bartholdy, uno dei concerti violinistici più amati, caratterizzato da melodie incantevoli e un dialogo continuo e appassionato tra solista e orchestra. Non mancherà la cantabilità tutta italiana di Niccolò Paganini, figura iconica e fonte d’ispirazione del Festival, sino ad arrivare alla passione (a tratti tragica) della Serenata per archi in do maggiore, op. 48 di Pëtr Il’ič Čajkovskij che chiuderà la serata con la sua ricchezza melodica e la sua energia travolgente. In quest’ultimo brano, Gil Shaham non sarà solo solista ma assumerà anche il ruolo di Konzertmeister, guidando l’orchestra. “La forza comunicativa di questa serata risiederà nella fusione tra il virtuosismo scintillante di Shaham e la vivacità dell’Orchestra L’Appassionata, creando un dialogo musicale che saprà toccare corde emotive diverse, dal sacro al profano, dal lirico al drammatico, in un viaggio sonoro che celebra la bellezza e la potenza del violino”.
La stagione concertistica si conclude nel pomeriggio di domenica 17 maggio 2026, ore 17.30, con un’inedita collaborazione tra il trombettista Paolo Fresu e il violoncellista Giovanni Sollima, due celebri artisti che amano esplorare i confini tra i generi, promettendo un dialogo musicale innovativo e coinvolgente che promette di parlare al cuore di tutti. Paolo Fresu è uno dei trombettisti jazz italiani più apprezzati e riconosciuti a livello internazionale. La sua carriera è costellata di successi e collaborazioni prestigiose, che lo hanno visto spaziare dal jazz più tradizionale a sonorità più contemporanee, spesso con incursioni nella musica etnica e nella musica classica. Fresu è noto per il suo suono inconfondibile, caldo e lirico, e per la sua capacità di creare atmosfere suggestive e profonde. È un artista dalla grande sensibilità, sempre alla ricerca di nuove strade espressive, e la sua musica è un viaggio emozionale che incanta e commuove. Giovanni Sollima è un violoncellista e compositore eclettico, la cui arte trascende le definizioni di genere. Virtuoso dello strumento, Sollima è un vero e proprio innovatore che ha rivoluzionato il modo di concepire il violoncello, portandolo in contesti inaspettati e fondendo la musica classica con elementi rock, minimalisti e world music. La sua energia sul palco è contagiosa e le sue performance sono spesso caratterizzate da una straordinaria libertà espressiva e una teatralità coinvolgente. Sollima non è solo un interprete, ma anche un prolifico compositore le cui opere sono eseguite in tutto il mondo. Questa collaborazione tra Fresu e Sollima si preannuncia come un progetto unico e sorprendente. Entrambi gli artisti sono noti per la loro curiosità e la loro propensione a superare i confini musicali, rendendoli partner ideali per un’esplorazione sonora audace. Non si tratta di un semplice concerto, ma di un vero e proprio dialogo musicale. Sarà un’occasione per assistere a un’interazione profonda e spontanea tra la tromba, strumento a fiato per eccellenza, e il violoncello, dall’anima così versatile. Un’alternanza tra momenti di grande lirismo e intensità melodica, tipici di Fresu, e passaggi di energia ritmica e sperimentazione timbrica, che caratterizzano l’approccio di Giovanni Sollima. “Il repertorio sarà un autentico viaggio tra reinvenzioni di pezzi barocchi, improvvisazioni su temi popolari e nuove composizioni scritte appositamente per questa collaborazione, il tutto filtrato attraverso la sensibilità e la visione artistica di questi due eclettici musicisti. Sarà un’esperienza che va oltre i generi, unendo la raffinatezza del jazz con la profondità della musica colta e la libertà dell’improvvisazione. Un evento per chi ama la musica senza etichette e desidera lasciarsi trasportare da sonorità inedite e coinvolgenti”.
PARMA DANZA 2026
Les Ballets de Monte-Carlo, Balletto del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume, CCN/Aterballetto, Balletto di Maribor, Artemis Danza, Orchestra e Ballo della Fondazione Arena di Verona sono i protagonisti di Parma Danza 2026, sei spettacoli da febbraio a dicembre e una prima nazionale, con compagnie di danza nazionali e internazionali che offrono un ampio e vario panorama del balletto e della danza contemporanea.
Les Ballets de Monte-Carlo, sotto la presidenza di S.A.R. la Princesse de Hanovre, inaugura Parma Danza sabato 28 febbraio 2026, ore 20.30, con Roméo et Juliette di Sergej Prokof’ev, nella versione coreografica di Jean-Christophe Maillot. La compagnia monegasca interpreta il celebre balletto ispirato alla tragedia di William Shakespeare, nella messinscena, presentata per la prima volta all’Opéra di Monte-Carlo nel 1996, che si avvale delle scenografie di Ernest Pignon-Ernest, dei costumi di Jérôme Kaplan e del disegno luci di Dominique Drillot. Jean-Cristophe Maillot adotta una prospettiva coreografica che evita di parafrasare il monumento letterario di Shakespeare, raccontando la disputa fra Capuleti e Montecchi fino al suo tragico epilogo, e sceglie di rivivere la tragedia dal punto di vista dell’animo tormentato di Frate Lorenzo, il quale, desiderando fare del bene, alla fine provoca invece la morte dei due amanti. Roméo et Juliette di Jean-Cristophe Maillot è il flash back di questo religioso sconvolto che, alla fine del dramma, si chiede come si è potuti arrivare a tanto. Questa diversa prospettiva illumina la sensibilità del coreografo, che interpreta la vicenda non come un conflitto sociale o una lotta tra clan regolata da un codice d’onore, ma come un dramma fortuito che porta alla morte due ragazzi più presi dai giochi dell’amore che da quelli dell’odio. Secondo questa chiave, Jean-Cristophe Maillot ha ideato una coreografia che sconvolge i codici della danza classica in ciò che ha di più tradizionale, conservandone al contempo lo slancio, l’energia e la grazia senza tempo, un vocabolario classico con una sintassi contemporanea sempre al crocevia di molteplici discipline artistiche.
Nell’ambito di un ampio progetto di collaborazione e coproduzione con il Teatro Nazionale Croato, il Teatro Regio di Parma ospita il Balletto del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume che giovedì 2 aprile 2026, ore 20.30, presenta Cenerentola con la coreografia Leo Mujić su musica di Sergej Prokof’ev. Il compositore russo iniziò a scrivere la partitura nel 1941, ma la completò solo nel 1944, debuttando nel 1945 al Teatro Bol’šoj, con la coreografia di Rostislav Zakharov. A proposito di Cenerentola, Prokof’ev scrisse “Vedo Cenerentola non solo come un personaggio fiabesco, ma come una persona reale, che sente, vive e si muove tra di noi. Ciò che volevo esprimere sopra ogni altra cosa era l’amore poetico tra Cenerentola e il Principe, la nascita e lo sbocciare di quell’amore, gli ostacoli sul suo cammino e il sogno infine realizzato.” Leo Mujić, con la drammaturgia di Balint Rauscher, le scene di Ana Buković & Stefano Cattunar, i costumi di Manuela Paladin, le luci di Aleksandar Čavlek, il design del suono diSvebor Zgurić, segue questa indicazione, nella sua cifra neoclassica distintiva, ambientando la storia in un contesto mediterraneo.
CCN/Aterballetto sabato 11 aprile 2026, ore 20.30 presenta Notte Morricone.
“Io, Ennio Morricone, sono morto”, scrisse il compositore prima di congedarsi. “La sua musica, invece, non può farlo. Ed è così che i creatori e gli artisti sempre ci lasciano senza lasciarci, ed è in questo modo che la memoria si preoccupa di tenerli vivi, di tenerli al sicuro. Notte Morriconeè il mio regalo – scrive Marcos Morau regista e coreografo dello spettacolo su musiche di Ennio Morricone – un devoto tributo alla bellezza che ha donato al mondo. Lo Spettacolo condirezione e adattamento musicale di Maurizio Billi, sound design di Alex Röser Vatiché,
Ben Meerwein, testi di Carmina S. Belda, scene e luci di Marc Salicrú, costumi di Silvia Delagneau, si svolge al crepuscolo di una notte ordinaria nella vita di un creativo che, solo e stordito davanti ai suoi fogli, prende appunti e visualizza melodie per film che non esistono ancora, riportando in vita storie nell’aria rarefatta della sua stanza. Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, coproduzione Macerata Opera Festival, Fondazione Teatro di Roma, Fondazione ITeatri di Reggio Emilia, Centro Servizi Culturali S. Chiara Trento, Centro Teatrale Bresciano, Ravenna Festival | Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
Il Balletto di Maribor porta in scena martedì 21 aprile 2026, ore 20.30, due coreografie di Edward Clug: Stabat Mater su musica di Giovanni Battista Pergolesi con scene e costumi di Jordi Roig, luci di Tomaž Premzle Carmina Burana su musica di Carl Orff con scene di Marko Japelj, costumi di Leo Kulaš, luci di Tomaž Premzl.
“Lo Stabat Mater di Pergolesi è uno dei diversi ritratti del dolore di Maria sotto la croce, durante la crocefissione di suo figlio Gesù. La stessa partitura riflette l’esperienza personale dell’autore e il suo atteggiamento nei confronti di questo episodio religioso. Ascoltando la composizione di Pergolesi, e anche in seguito durante le mie esplorazioni coreografiche – scrive Edward Clug, sono stato immediatamente colpito dalla purezza e dalla semplicità della musica, e ad un certo punto anche dalle sue gioiose esclamazioni, che probabilmente non riflettono il dolore, ma piuttosto la sua imminente conseguenza: la speranza. La speranza di cui è imbevuta la musica di Pergolesi, in contrasto con il dolore e l’angoscia della Madre, di fatto è il momento più significativo che mi ha dato l’opportunità unica di ripensare alla relazione fra questa specifica ‘topografia’ biblica e la mia stessa comprensione ed interpretazione del capolavoro di Pergolesi. Senza dubbio, la coreografia ha una forte connotazione allegorica riguardo l’immaginario biblico tradizionale. Tuttavia, il contesto ironico di vita quotidiana trasforma queste rappresentazioni in un’intimità nuova tramite l’atemporalità della danza, riflettendo la nostra personale comprensione del rapporto madre-figlio”.
L’opera di Orff, capolavoro del XX secolo che attinge ai temi umani senza tempo della speranza, dell’amore e del destino che trae ispirazione dai versi medievali, parla della durevole natura dell’esperienza umana, con la sua sezione iniziale, O Fortuna, che getta un’ombra minacciosa sull’incerto destino dell’umanità. Nel rivisitare quest’opera iconica, Clug evidenzia non solo il suo implicito senso di tormento, ma anche i suoi temi di rinnovamento e rigenerazione, evocativi della stagione primaverile. Al centro dei Carmina Burana c’è una profonda riflessione sulla condizione umana, sottolineando il legame con la nostra eredità e il nostro posto nel mondo. “L’idea di creare una coreografia per la celebre cantata teatrale Carmina Burana di Carl Orff inizialmente sembrava a dir poco assurda, probabilmente a causa di pregiudizi che avevo sulla natura della musica di Orff. Ma ad un esame più attento della musica, i miei pregiudizi si sono rivelati infondati. La sfida più grande è stata trovare il mio significato, la mia storia all’interno dell’opera monumentale di Orff, ed evitare di duplicare ciò che il testo e la musica già raccontano. La forza trainante della coreografia, seguendo il contenuto di vari testi del manoscritto medievale Codex Buranus, è il parallelismo tra i cicli della natura, specialmente durante il suo risveglio primaverile, la vita umana e la lussuria. È il risveglio della lussuria nel giovane corpo, che brama il proibito e l’irraggiungibile (frutto), a rappresentare la tensione del movimento del viaggio attraverso ventiquattro “canti”. La forma che è emersa spontaneamente era un cerchio che coincideva con il cerchio della fortuna del primo canto di O Fortuna, ed è stato creato da trenta danzatori, ognuno dei quali aspirava al nucleo di questa perfetta forma naturale. Più stretto è il cerchio, più tensione e forza permeano il suo nucleo. La cantata di Orff è senza dubbio ancora oggi un’opera estremamente popolare, in cui ho cercato impulsi di movimento, principalmente spontanei, che si rivolgessero allo spettatore durante lo svolgersi del flusso musicale e lo includessero con discrezione in questo cerchio della vita in costante rotazione. Soprattutto in questi tempi di grandi sfide e attesa individuale, il nostro mondo si rianimerebbe e rinascerebbe attraverso un’esperienza teatrale condivisa. L’arrangiamento di Orff, con la sua varietà di canzoni, offre una miriade di interpretazioni sulla questione esistenziale di cosa siano veramente la felicità, la vita e l’amore, nessuna delle quali è sbagliata – ma certamente nessuna interpretazione è l’unica corretta e universale”.
Artemis Danza presenta in prima nazionale e in coproduzione con il Teatro Regio di Parma Verdi/Shakespeare Trilogia della brama Macbeth, Otello, Falstaff in programma giovedì 14 maggio 2026, ore 20.30. “Il male è sempre banale e i suoi autori sono meschini, incredibilmente prevedibili – scrive Monica Casadei, che firma coreografia, regia, scene, costumi e luci dello spettacolo, su musiche di Giuseppe Verdi con elaborazione musicale di Fabio Fiandrini, Luca Vianini. Nessun mistero ma un unico motore comune, una centrifuga emotiva generata dal male maschile per eccellenza: la brama. Macbeth, Jago e Falstaff si ritrovano spogliati della cornice sociale d’origine per raccontare nell’unisona voce baritonale la propria caduta infame. Una commistione delle tre opere verdiane nate dalle parole del geniale Shakespeare: Macbeth, Otello e Falstaff sono il terreno dello scontro individuo-società”.
Monica Casadei si cimenta in un inedito lavoro al maschile dove la forza dei danzatori di Artemis Danza rielabora il tema dell’ambizione psicotica. Un trittico di eroi del melodramma abbandonati di fronte ad alcune delle emozioni più forti che invadono l’animo umano: l’attesa, la brama, il precipitare. Non c’è salvezza o perdono cui affidarsi perché la società stessa gode dello spettacolo: sono le fattucchiere di Macbeth o le comari del Falstaff a ridere della rovinosa caduta dei protagonisti. Le note di Giuseppe Verdi sono ancora una volta nel lavoro di Artemis Danza bussola della rappresentazione dei sentimenti. Ad aggiungere nuove suggestioni al lavoro creativo ci sono parole diverse, quelle del maggiore autore inglese di teatro: William Shakespeare diventa il perno attorno cui ruotano inedite vorticose danze.
Parma Danza 2026 si conclude con un classico del balletto, Il lago dei cigni, eseguito con musica dal vivo e interpretato da Orchestra e Ballo della Fondazione Arena di Verona in due recite fuori abbonamento domenica 27 dicembre, ore 15.30, e martedì 29 dicembre 2026, ore 20.00. Il balletto di Pëtr Il’ič Čajkovskij è presentato nellacoreografia di Evgenij Polyakov rimontata e ripresa da Enrica Pontesilli, con lescene di Michele Olcese dipinte da Paolino Libralato, i costumi di Francesco Morabito, le luci di Vinicio Cheli.
“Il lago dei cigni nasce naturalmente come favola, ma è una storia a cui fin dall’inizio sono state attribuite interpretazioni diverse – scrive Enrica Pontesilli, che hanno voluto far trasparire ragioni e significati tutt’altro che favolistici: attraverso questa trama si può vedere rispecchiato ciò che evidentemente è umano e reale – i sentimenti, i dubbi, le angosce, la disperazione – anche partendo da personaggi originariamente favolistici come sono le donne-cigno e la principessa Odette. C’è il principe Siegfried, appena diventato maggiorenne, e c’è Rothbart, qui non più mezzo uomo e mezzo animale come nel libretto originale, ma una persona del tutto umana. Nella versione Polyakov, però, Rothbart, che per tradizione rappresenta il principio del Male, è il tutore del principe, un personaggio ambiguo. È attraverso Rothbart che Siegfried viene posto di fronte alla difficile scelta, il suo essere combattuto fra Odette e Odile, fra Bene e Male, le tensioni che si intensificano con la maturità di ogni essere umano. Polyakov era un profondo pensatore, era un’anima tormentata e il suo Lago lo dimostra in questa elaborazione dei ruoli che porta in primo piano l’animo umano, combattuto nelle sue contraddizioni. Questo Lago, da lui firmato solo tre anni prima della sua scomparsa, ci svela l’essenza della sua personalità, dello sperdimento dei suoi ultimi anni di vita”.
LA DANZA DIETRO LE QUINTE
Danzatori, ballerini, coreografi delle compagnie ospiti di Parma Danza del Teatro Regio di Parma svelano e raccontano il loro lavoro prima del debutto, nei cinque appuntamenti da febbraio a maggio 2026 de La danza dietro le quinte, la rassegna a cura di Valentina Bonelli di incontri e classi aperte dedicati al pubblico e di masterclass gratuite riservate agli allievi delle scuole di danza.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e partecipazione gratuita (fino a esaurimento dei posti disponibili). Gli appuntamenti sono aperti al pubblico e rivolti agli appassionati di balletto, così come agli allievi delle scuole di danza. Un’occasione per approfondire la storia della danza e per ammirare i danzatori all’opera.
Il programma sarà reso noto su teatroregioparma.it.
Per informazioni e per prenotazioni alle masterclass: danza@teatroregioparma.it
PARTNER E SPONSOR
La Stagione del Teatro Regio di Parma è realizzata grazie al contributo di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma, Reggio Parma Festival. Major partner Fondazione Cariparma. Main partner Chiesi. Cultural partner Crédit Agricole. Media partner Mediaset Publitalia ’80. Main sponsor Iren, Barilla. Sponsor Agugiaro e Figna, CePIM, Grasselli, La Giovane, Opem, GHC, Poliambulatorio Dalla Rosa Prati, Drill Pac, Rainieri, GloveICT, Amoretti. Security partner Metronotte. Educational partner Parmalat. Wine partner Oinoe. Mobility partner Tep. Fair Play partner Zebre. Radio Ufficiale Radio Monte Carlo. Con il contributo di Ascom Confcommercio Parma Fondazione, Ascom Parma Confcommercio, Camera di Commercio dell’Emilia, Fondazione Monteparma. Legal counselling Villa&Partners. Con il supporto di “Parma, io ci sto!”. I Concerti sono realizzati con il sostegno di Sinapsi Group Sostenitori tecnici De Simoni, Teamwork, Graphital. Partner artistici e istituzionali Casa della Musica, Coro del Teatro Regio di Parma, Conservatorio “Arrigo Boito”, Società dei Concerti di Parma, La Toscanini. Il Teatro Regio di Parma aderisce a Fedora, Opera Europa, Operavision, Emilia taste, nature, culture.
BIGLIETTERIA DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Strada Giuseppe Garibaldi, 16/A – 43121 Parma Tel. +39 0521 203999
biglietteria@teatroregioparma.it
orari di apertura: martedì, giovedì e sabato 10:00 – 13:00; mercoledì e venerdì 10:00 – 13:00, 16:00 – 18:00 e un’ora e mezza prima dello spettacolo.
Nel mese di giugno la biglietteria effettuerà i seguenti orari: martedì e giovedì ore 10.00 – 13.00; mercoledì e venerdì ore 10.00-13.00 e 16.00-18.00
Nei mesi di luglio e agosto resterà chiusa e riaprirà al pubblico dal 2 settembre
Agevolazioni e riduzioni sono rivolte a Under30, gruppi, aziende. Ulteriori informazioni su teatroregioparma.it
CALENDARIO DI VENDITA
Gli abbonati alla Stagione Concertistica e di Parma Danza 2025 potranno esercitare la prelazione per l’acquisto del nuovo abbonamento, dal 22 al 28 ottobre 2025
I nuovi abbonamenti saranno disponibili dal 29 ottobre 2025 presso la Biglietteria e dal 30 ottobre 2025 online su teatroregioparma.it.
I biglietti per tutti i concerti e spettacoli saranno in vendita dal 5 novembre 2025 presso la Biglietteria e dal 6 novembre 2025 online su teatroregioparma.it.
Paolo Maier
Responsabile Comunicazione istituzionale, Ufficio Stampa, Archivio
Teatro Regio di Parma strada Garibaldi, 16/A, 43121 Parma – Italia
Tel. +39 0521 203969
p.maier@teatroregioparma.it
stampa@teatroregioparma.it
www.teatroregioparma.it
Teatro Regio di Parma
martedì 27 gennaio 2026, ore 20.30
Giorno della Memoria
TRIO DI PARMA
Ivan Rabaglia violino; Enrico Bronzi violoncello; Alberto Miodini pianoforte
ALESSANDRO CARBONARE clarinetto
MARCO BALIANI voce recitante
mercoledì 18 febbraio 2026, ore 20.30
BELCEA QUARTET
Corina Belcea-Fisher violino; Suyeon Kang violino;
Krzysztof Chorzelski viola; Antoine Lederlin violoncello
martedì 24 marzo 2026, ore 20.30
BENEDETTO LUPO pianoforte
martedì 7 aprile 2026, ore 20.30
GRIGORY SOKOLOV pianoforte
lunedì 27 aprile 2026, ore 20.30
Anteprima XXVI Paganini Guitar Festival
GIL SHAHAM violino solista e concertatore
L’APPASSIONATA, orchestra da camera
domenica 17 maggio 2026, ore 17.30
PAOLO FRESU tromba e flicorno
GIOVANNI SOLLIMA violoncello
PARMA DANZA 2026
Teatro Regio di Parma
sabato 28 febbraio 2026, ore 20.30
LES BALLETS DE MONTE-CARLO
Roméo et Juliette
giovedì 2 aprile 2026, ore 20.30
BALLETTO DEL TEATRO NAZIONALE CROATO IVAN ZAJC DI FIUME
Cenerentola
sabato 11 aprile 2026, ore 20.30
CCN/ATERBALLETTO
Notte Morricone
martedì 21 aprile 2026, ore 20.30
BALLETTO DI MARIBOR
Stabat Mater
Carmina Burana
giovedì 14 maggio 2026, ore 20.30
ARTEMIS DANZA
Verdi/Shakespeare
Trilogia della brama Macbeth, Otello, Falstaff
Prima nazionale
domenica 27 dicembre 2026, ore 15.30 fuori abb.
martedì 29 dicembre 2026, ore 20.00 fuori abb.
ORCHESTRA E BALLO DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
Il lago dei cigni
CONCERTI APPROFONDIMENTI
Trio di Parma
Il Trio di Parma si è costituito nel 1990 nella classe di musica da camera di Pierpaolo Maurizzi al Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma. Successivamente il Trio ha approfondito la sua formazione musicale con il leggendario Trio di Trieste presso la Scuola di Musica di Fiesole e l’Accademia Chigiana di Siena. Nel 2000 è stato scelto per partecipare all’Isaac Stern Chamber Music Workshop presso la Carnegie Hall di New York.
Il Trio di Parma ha ottenuto i riconoscimenti più prestigiosi grazie alle affermazioni al Concorso Internazionale “Vittorio Gui” di Firenze, al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Melbourne, al Concorso Internazionale ARD di Monaco e al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Lione. Inoltre, nel 1994 l’Associazione Nazionale della Critica Musicale ha assegnato al Trio di Parma il “Premio Abbiati” quale miglior complesso cameristico.
Il Trio di Parma è stato invitato dalle più importanti istituzioni musicali in Italia (Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Società del Quartetto di Milano, Amici della Musica di Firenze, Gran Teatro La Fenice di Venezia, Unione Musicale di Torino, GOG di Genova, Amici della Musica di Palermo, Accademia Filarmonica Romana, Orta Festival, per citarne solo alcuni) e all’estero (Filarmonica di Berlino, Carnegie Hall e Lincoln Center di New York, Wigmore Hall di Londra, Konzerthaus di Vienna, Sala Moliere di Lione, Filarmonica di San Pietroburgo, Teatro Colon e Coliseum di Buenos Aires, Los Angeles, Washington, Amburgo, Monaco, Dublino, Varsavia, Rio de Janeiro, San Paolo, Festival di Lockenhaus e Melbourne Festival).
Ha collaborato con rinomati musicisti quali Vladimir Delman, Carl Melles, Anton Nanut, Bruno Giuranna, Simonide Braconi, Alessandro Carbonare, Eduard Brunner e Guglielmo Pellarin; ha effettuato registrazioni radiofoniche e televisive per la RAI e per numerose emittenti estere (Bayerischer Rundfunk, NDR, WDR, MDR, Radio Bremen, ORT, BBC Londra, ABC-Classic Australia).
Ha inoltre inciso le opere integrali di Brahms per l’UNICEF, Beethoven e Ravel per la rivista Amadeus, Schostakovich per Stradivarius (premiato come miglior disco dell’anno 2008 dalla rivista Classic Voice), Pizzetti, Liszt, Schumann e Dvorak per l’etichetta Concerto, Schubert per Decca e Čajkovskij dal vivo alla Wigmore Hall di Londra per l’etichetta Movimento Classical.
I componenti del Trio di Parma hanno un impegno didattico costante all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, al Mozarteum di Salisburgo e al Conservatorio di Parma dove il Trio tiene anche un Master di Alto Perfezionamento in Musica da Camera.
Ivan Rabaglia suona un violino Giuseppe Baldantoni creato ad Ancona nel 1850; Enrico Bronzi suona un violoncello Vincenzo Panormo creato a Londra nel 1775.
Alessandro Carbonare
Primo Clarinetto dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma dal 2003, in passato Alessandro Carbonare ha vissuto a Parigi, dove per 15 anni ha occupato il posto di Primo Clarinetto solista all’Orchestre National de France. Sempre nello stesso ruolo, ha avuto importanti collaborazioni anche con i Berliner Philarmoniker, la Chicago Symphony e la Filarmonica di New York.
Si è imposto nei più importanti concorsi internazionali: Ginevra, Praga, Tolone, Monaco di Baviera e Parigi. Dal suo debutto con l’Orchestre de la Suisse Romande di Ginevra, Alessandro Carbonare si è esibito come solista, tra le altre, con l’Orchestra Nazionale di Spagna, la Filarmonica di Oslo, l’Orchestra della Radio Bavarese di Monaco, l’Orchestre National de France, la Wien Sinfonietta, l’Orchestra della Radio di Berlino, la Tokyo Metropolitan Orchestra e con tutte le più importanti orchestre italiane. Ha registrato gran parte del repertorio per Harmonia Mundi e JVC Victor, dando anche grande impulso alla nuova musica per clarinetto, commissionando nuovi concerti a Ivan Fedele, Salvatore Sciarrino, Luis De Pablo e Claude Bolling. Appassionato cultore della musica da camera, è stato membro del Quintetto Bibiena e collabora regolarmente con eminenti artisti ed amici del calibro di Mario Brunello, Marco Rizzi, Pinkas Zukerman, Alexander Lonquich, Emmanuel Pahud, Andrea Lucchesini, Wolfram Christ, Trio di Parma, Enrico Dindo, Massimo Quarta, Luis Sclavis e molti altri. Da sempre attratto non solo dalla musica “classica”, si esibisce anche in programmi jazz e Klezmer. Importanti sono state le collaborazioni con Paquito D’Riveira, Enrico Pieranunzi e Stefano Bollani. “Guest Professor” in alcuni tra i più importanti Conservatori di tutto il mondo (tra cui il Royal College di Londra, la Juillard School di New York, il Conservatorio Superiore di Parigi, la School of Arts di Tokyo), Alessandro Carbonare ha fatto parte delle giurie di tutti i più importanti concorsi internazionali per il suo strumento (Ginevra, Monaco di Baviera, Praga, Pechino, il “K.Nielsen” in Danimarca ed il “B. Crusell” in Finlandia). Su personale invito di Claudio Abbado, Alessandro Carbonare ha accettato il ruolo di Primo Clarinetto nell’Orchestra del Festival di Lucerna e nell’Orchestra Mozart con la quale, sempre sotto la direzione di Abbado, ha registrato per Deutsche Grammophon il Concerto K622 al clarinetto di bassetto, incisione che ha vinto il 49° Record Academy Awards 2013. Grande successo ha ottenuto anche il CD “The Art of the Clarinet” registrato per Decca, mentre il canale satellitare SKY-CLASSICA ha dedicato ad Alessandro Carbonare un ritratto nella serie “I Notevoli”. Il suo impegno sociale lo vede sostenitore di progetti che possano contribuire al miglioramento della società attraverso l’educazione musicale: ha per esempio assistito Claudio Abbado nel progetto sociale dell’Orchestra Simon Bolivar e delle orchestre infantili del Venezuela. Alessandro Carbonare è Professore di Clarinetto all’Accademia Musicale Chigiana di Siena.
Marco Baliani
Attore, autore e regista. Con lo spettacolo Kohlhaasdel 1989, attraverso un originale percorso di ricerca, dà vita al teatro di narrazione che segna la scena teatrale italiana. Figura eclettica e complessa del teatro italiano contemporaneo, ha sperimentato drammaturgie corali creando spettacoli-evento per molti attori, come Come gocce di una fiumana (premio IDI per la regia), o Antigone delle città, sulla strage di Bologna del 2 agosto, o ancora dirigendo progetti come I Porti del Mediterraneo con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea. Parallelamente ha proseguito la propria ricerca nella narrazione realizzando spettacoli ancora oggi nel repertorio (Tracce, Corpo di Stato e Frollo).
Nel 2017, Baliani è chiamato a dirigere lo spettacolo Sette contro Tebe, presentato al Teatro Greco di Siracusa. Destinato a grandi spazi anche lo spettacolo Quinta stagione del 2021, tratto dall’omonimo poema di Franco Marcoaldi, diretto e interpretato da Baliani al Teatro Grande di Pompei, con le scene di Mimmo Paladino. Ha diretto anche opere liriche, tra cui Ellis Island, su musiche di Giovanni Sollima, La famosa invasione degli orsi in Sicilia per l’Auditorium Parco della Musica di Roma, Il sogno di una cosa e Corpi eretici, con la direzione musicale di Mauro Montalbetti.
Per il cinema è stato diretto da registi quali Francesca Archibugi, Roberto Andò, Saverio Costanzo, Cristina Comencini e Mario Martone. Come scrittore ha pubblicato romanzi, racconti e saggi tra cui Ho cavalcato in groppa ad una sedia (Titivillus edizioni) e per la Rizzoli Corpo di stato, Pinocchio Nero, L’Amore Buono, Nel Regno di Acilia, La metà di Sophia, e L’occasione. Nel 2021 è uscito per Bompiani il romanzo La pietra oscura e nel 2025 Con il cuore in bocca (Titivillus Edizioni).
Belcea Quartet
Con la violinista romena Corina Belcea, il secondo violino Suyeon Kang, di origine coreano-australiana, il violista polacco Krzysztof Chorzelski ed il violoncellista francese Antoine Lederlin, quattro diverse provenienze artistiche si incontrano e si uniscono per creare un’eccellenza unica. Il repertorio dell’ensemble spazia da Haydn, Mozart, Beethoven a Bartók, da Janáček a Szymanowski. Inoltre, il Quartetto Belcea propone frequentemente al pubblico nuove opere di compositori attuali come Julian Anderson (2024), Guillaume Connesson (2023), Joseph Phibbs (2018), Krzysztof Penderecki (2016), Thomas Larcher (2015) e Mark-Anthony Turnage (2014 e 2010). Questi lavori sono realizzati su commissione ed in collaborazione con il Belcea Quartet Trust, la fondazione creata dall’ensemble con lo scopo di continuare ad ampliare la letteratura per quartetto d’archi. Il Belcea è molto attivo nel supportare i giovani quartetti attraverso sessioni di coaching intensive, con l’intento di tramandare l’esperienza da loro stessi acquisita dai loro mentori dell’Amadeus & Alban Berg Quartet. In aggiunta alle registrazioni complete dei quartetti per archi di Bartók, Beethoven, Brahms (Diapason d’or 2016) e Britten, la ricca discografia del quartetto comprende opere di Berg, Dutilleux, Mozart, Schönberg, Schubert, Shostakovich, Janáček & Ligeti. Nella primavera del 2022, Alpha Classics ha pubblicato i due Sestetti per archi di Brahms in collaborazione con Tabea Zimmermann e Jean-Guihen Queyras. EuroArts ha pubblicato un DVD con il ciclo completo delle loro esecuzioni dei quartetti di Beethoven alla Konzerthaus Vienna nel 2014, seguite dalla registrazione dei tre quartetti per archi di Britten nel 2015.
La stagione 2024-25 vedrà il quartetto Belcea ospite delle più importanti sale da concerto come la Stockholm Konserthus, la Wigmore Hall di Londra, il Thèâtre des Champs-Elysées e il Flagey di Bruxelles. Un appuntamento speciale sarà la tournée in ottetto con il Quatuor Ébène in Nord e Sud America e in Asia, che li porterà alla Carnegie Hall a New York, Al Teatro Cultura Artística a São Paulo e alla Grand Hall del Lee Shau Kee Lecture Center a Hong Kong, per citarne alcune. Corina Belcea suona un violino di Giovanni Battista Guadagnini (1755) prestato da MERITO String Instruments Trusts Vienna. Suyeon Kang suona un violino realizzato su misura da Julia Maria Pasch. Krzysztof Chorzelski suona una viola di Nicola Amati (ca. 1670). Antoine Lederlin suona un violoncello di Matteo Gofriller (1722) prestato da MERITO String Instruments Trusts Vienna.
Benedetto Lupo
Considerato dalla critica internazionale come uno dei talenti più interessanti e completi della sua generazione, Benedetto Lupo si è imposto all’attenzione del mondo musicale con l’affermazione nel 1989, primo italiano, al prestigioso Concorso Internazionale Van Cliburn. Da qui la collaborazione con le più importanti orchestre americane ed europee quali la Philadelphia Orchestra, la Boston Symphony, la Chicago Symphony, la Los Angeles Philharmonic la Vancouver Symphony, la London Philharmonic, la Gewandhaus Orchester di Lipsia, la Rotterdam Philharmonic, l’Orquesta Nacional de España, , l’Orchestre du Capitole de Toulouse, su invito di direttori quali Yves Abel, Vladimir Jurowski, Bernard Labadie, Juanjo Mena, Kent Nagano, solo per citarne alcuni. Tra i momenti salienti delle ultime stagioni ricordiamo il debutto con l’Orchestra Nazionale della RTVE di Madrid, la tournée con l’Orchestra da Camera di Mantova nei concerti di Salieri, Mozart e Beethoven; il ritorno con la London Philharmonic nel Concerto per la mano sinistra di Ravel, e i recital monografici dedicati a Debussy, in Italia e all’estero, fra cui alla National Gallery di Washington nel giorno del centenario della morte del compositore. Oltre alle registrazioni per numerose radiotelevisioni europee e statunitensi, Benedetto Lupo ha inciso per TELDEC, BMG, VAI, NUOVA ERA, nonché l’integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra di Schumann per la ARTS. Nel 2005 è uscita una nuova incisione del Concerto Soirée di Nino Rota per Harmonia Mundi che ha ottenuto numerosi premi internazionali, tra i quali il “Diapason d’Or”.
Nato a Bari, Benedetto Lupo ha iniziato gli studi musicali nella sua città, sotto la guida di Michele Marvulli e Pierluigi Camicia, perfezionandosi successivamente con Sergio Perticaroli, Aldo Ciccolini e frequentato le masterclass di Carlo Zecchi, Nikita Magaloff, Jorge Bolet e Murray Perahia. Pianista dal vasto repertorio, Benedetto Lupo ha un’importante attività didattica; tiene master class presso importanti istituzioni internazionali, è spesso invitato nelle giurie di prestigiosi concorsi pianistici internazionali ed è titolare della cattedra di pianoforte nell’ambito dei corsi di perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, istituzione della quale, dal dicembre 2015, è Accademico effettivo.
Grigory Sokolov
L’unica, irripetibile natura della musica suonata dal vivo è centrale per la comprensione della bellezza espressiva e dell’irresistibile onestà dell’arte di Grigory Sokolov. Le poetiche interpretazioni del pianista russo, che prendono vita durante l’esecuzione con un’intensità mistica, scaturiscono dalla profonda conoscenza delle opere che fanno parte del suo vasto repertorio. I programmi dei suoi recital abbracciano ogni cosa, dalle trascrizioni della polifonia sacra medievale e dai lavori per tastiera di Byrd, Couperin, Rameau, Froberger e Bach a tutto il repertorio classico e romantico con particolare attenzione a Beethoven, Schubert, Schumann, Chopin, Brahms e alle composizioni di riferimento del XX secolo di Prokofiev, Ravel, Scriabin, Rachmaninov, Schönberg e Stravinskij.
Tra gli amanti del pianoforte è ampiamente considerato uno dei massimi pianisti di oggi, un artista ammirato per la sua introspezione visionaria, la sua ipnotica spontaneità e la sua devozione senza compromessi alla musica.
Sokolov è nato a Leningrado (ora San Pietroburgo) e ha intrapreso gli studi musicali all’età di cinque anni, e due anni più tardi, ha cominciato gli studi con Liya Zelikhman alla Scuola Centrale Speciale del Conservatorio di Leningrado. A 12 anni ha tenuto il suo primo recital pubblico e il suo prodigioso talento è stato riconosciuto nel 1966 quando, a soli sedici anni, è diventato il più giovane musicista di sempre a vincere il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca. Mentre Sokolov intraprendeva grandi tour di concerti negli Stati Uniti e in Giappone negli anni Settanta, il suo talento si è evoluto ed è maturato lontano dai riflettori dei media internazionali. In seguito al collasso dell’Unione Sovietica, ha cominciato ad apparire con più frequenza nelle principali sale da concerto e nei principali festival europei. Nel corso della sua carriera si è esibito con le più prestigiose orchestre prima di decidere di dedicarsi esclusivamente al recital per pianoforte solo.
Sokolov tiene circa settanta concerti ogni stagione, immergendosi completamente in un singolo programma e presentandolo in tutte le principali sale d’Europa. A differenza di molti pianisti nutre un profondo interesse e una estrema conoscenza tecnica dei pianoforti che suona. Prima di ogni esibizione è solito passare molte ore di studio sul palcoscenico per capire la personalità e le possibilità dello strumento con cui dovrà condividere il momento del concerto. La critica musicale è sempre affascinata dalla misteriosa abilità di Sokolov di saper ‘rileggere’ la partitura proponendo interpretazioni originali e sempre nuove dei pezzi che suona. La capacità di articolare le voci interne di una struttura polifonica, l’infinita varietà delle dinamiche e dei suoni che sa estrarre dallo strumento sono caratteristiche uniche di questo grande artista. Nei suoi recital porta gli ascoltatori a stretto contatto con la musica, trascendendo questioni di esibizionismo superficiale e abilità tecnica, per rivelare significati spirituali più profondi.
Dopo un silenzio discografico durato quasi un ventennio, Sokolov ha iniziato una collaborazione con Deutsche Grammophon che ad oggi ha portato alla pubblicazione di varie registrazioni, rigorosamente tutte dal vivo di suoi concerti. Il primo album presenta la registrazione di un recital tenuto al Festival di Salisburgo con musiche di Mozart e Chopin mentre il secondo è dedicato ad opere di Schubert e Beethoven. Il terzo offre due concerti per pianoforte e orchestra (Mozart 488, Rachmaninoff n. 3) e include inoltre un DVD con un documentario dal titolo A Conversation That Never Was, diretto da Nadia Zhdanova che ci consegna un ritratto dell’artista attraverso interviste, foto e documenti filmati inediti. L’ultima incisione discografica pubblicata da DG ci propone la ripresa in audio e video del programma dedicato a musiche di Purcell e Mozart, pubblicata nell’ottobre 2024.
Gil Shaham
è uno dei più importanti violinisti del nostro tempo. La sua tecnica impeccabile, unita al suo inimitabile calore e alla sua generosità di spirito, ha consolidato la sua fama di maestro americano. Vincitore di un Grammy Award, nominato anche “Instrumentalist of the Year” da Musical America, è ricercato in tutto il mondo per concerti con le principali orchestre e direttori d’orchestra, e tiene regolarmente recital e apparizioni con ensemble sui grandi palcoscenici concertistici del mondo e nei festival più prestigiosi. Tra i momenti salienti degli ultimi anni, l’acclamata registrazione e l’esecuzione dell’integrale delle sonate e delle partite per violino solo di Johann Sebastian Bach. Nelle prossime stagioni, oltre a promuovere queste opere da solista, si unirà al suo partner di lunga data, il pianista Akira Eguchi, in recital in tutto il Nord America, Europa e Asia. Le sue apparizioni con l’orchestra includono regolarmente i Berliner Philharmoniker, la Boston Symphony, la Chicago Symphony, la Israel Philharmonic, la Los Angeles Philharmonic, la New York Philharmonic, l’Orchestre de Paris e la San Francisco Symphony, oltre a residenze pluriennali con le orchestre di Montreal, Stoccarda e Singapore. Con l’orchestra, Gil Shaham continua la sua esplorazione dei “Concerti per violino degli anni ’30”, includendo le opere di Barber, Bartok, Berg, Korngold, Prokofiev e molti altri. Gil Shaham ha all’attivo più di due dozzine di concerti e CD solistici che gli sono valsi diversi Grammy, un Grand Prix du Disque, Diapason d’Or e Gramophone Editor’s Choice. Molte di queste registrazioni appaiono su Canary Classics, l’etichetta da lui fondata nel 2004. I suoi CD includono Concerti per violino degli anni ’30, Virtuoso Violin Works, Concerto per violino di Elgar, Hebrew Melodies, The Butterfly Lovers e molti altri. La sua ultima registrazione della serie 1930s Violin Concertos Vol. 2, che include il Concerto per violino di Prokofiev e il Concerto per violino n. 2 di Bartok, è stata nominata per un Grammy Award. Nel 2020 pubblicherà una nuova registrazione dei Concerti di Beethoven e Brahms con The Knights. Gil Shaham è nato a Champaign-Urbana, Illinois, nel 1971. Si è trasferito con i genitori in Israele, dove ha iniziato gli studi di violino con Samuel Bernstein della Rubin Academy of Music all’età di 7 anni, ricevendo borse di studio annuali dalla Fondazione Culturale America-Israele. Nel 1981 ha debuttato con la Sinfonica di Gerusalemme e la Filarmonica di Israele e l’anno successivo ha vinto il primo premio al Concorso Claremont di Israele. Ha poi ottenuto una borsa di studio alla Juilliard e ha studiato anche alla Columbia University. Nel 1990 Gil Shaham ha ottenuto un Avery Fisher Career Grant e nel 2008 ha ricevuto l’ambito Avery Fisher Prize. Nel 2012 è stato nominato “Strumentista dell’anno” da Musical America. Suona lo Stradivari “Contessa Polignac” del 1699 e si esibisce su un violino Antonio Stradivari, Cremona c1719, con l’assistenza di Rare Violins In Consortium, Artists and Benefactors Collaborative. Vive a New York City con la moglie, la violinista Adele Anthony, e i loro tre figli.
L’Appassionata
L’Appassionata nasce nel 2019 attorno alle attività della Gaspari Foundation come gruppo di giovani eccellenze dedito all’approfondimento del repertorio per orchestra da camera. Tra i suoi componenti si annoverano alcuni tra i migliori giovani professionisti della musica in Italia, che si sono perfezionati nelle più importanti istituzioni musicale di tutta Europa e hanno già maturato esperienza concertistica nelle più importanti orchestre italiane tra cui l’Orchestra Sinfonia Nazionale della RAI, l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna. L’Appassionata ha già al suo attivo concerti e tour in Germania, Svizzera, Francia e Corea del Sud e in alcune tra le maggiori sedi italiane tra cui la Sala Verdi di Milano, la Scuola Grande di San Rocco e il Teatro La Fenice di Venezia, l’Accademia Filarmonica di Verona, il Teatro Bibiena di Mantova, il Teatro Olimpico di Vicenza per importanti Festival tra cui le Serate Musicali di Milano, Emilia-Romagna Festival, Società dei Concerti di Parma, Festival di Portogruaro, Festival Galuppi di Venezia, MantovaMusica collaborando con personalità e solisti di fama internazionale tra cui Gil Shaham, Emmanuel Pahud, Leonora Armellini, Laura Marzadori, Anna Tifu, Enrico Dindo, Giuseppe Gibboni, Elio, Andrea Battistoni. L’Appassionata inoltre è protagonista di due progetti discografici pubblicati nel 2021 – una monografia su Antonio Vivaldi edita in prima assoluta da SONY Classical col flautista Tommaso Benciolini e una monografia su Johann Sebastian Bach col violinista Jaroslaw Nadrzycki edito da Hänssler Classics – entrambi accolti con grande successo di pubblico e critica e trasmessi da emittenti quali Rai Radio 3, BBC Radio, Radio Classica, Radio24, Venice Classic Radio, Sky Classica HD. Nel 2023 L’Appassionata ha debuttato negli Stati Uniti, registrando il “tutto esaurito” alla Carnegie Hall di New York. Nel 2024 il gruppo è stato invitato ad esibirsi nella sala grande della Tonhalle di Zurigo ricevendo unanime consenso di pubblico e critica, e nello stesso anno è stato scelta per esibirsi in occasione della visita di Sua Santità Papa Francesco a Verona.
Giovanni Sollima
Giovanni Sollima è un violoncellista di fama internazionale e il compositore italiano più eseguito nel mondo. Collabora con artisti del calibro di Riccardo Muti, Yo-Yo Ma, Ivan Fischer, Viktoria Mullova, Ruggero Raimondi, Mario Brunello, Kathryn Stott, Giuseppe Andaloro, Toni Florio, Yuri Bashmet, Katia e Marielle Labeque, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone, Patti Smith, Stefano Bollani, Paolo Fresu e Antonio Albanese e con orchestre tra cui la Chicago Symphony Orchestra, Liverpool Philharmonic, la Royal Concertgebouw Orchestra, i Moscow Soloists, la Berlin Konzerthausorchester, la Australian Chamber Orchestra, Il Giardino Armonico, la Cappella Neapolitana, l’Accademia Bizantina, la Holland Baroque Society e la Budapest Festival Orchestra.
Per il cinema, il teatro, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musica per Peter Greenaway, John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Peter Stein, Lasse Gjertsen, Anatolij Vasiliev, Karole Armitage e Carolyn Carlson.
Si è esibito in alcune delle più importanti sale in tutto il mondo, tra cui la Alice Tully Hall, la Knitting Factory, la Carnegie Hall (New York), la Wigmore Hall, la Queen Elizabeth Hall (Londra), la Salle Gaveau (Parigi), il Teatro alla Scala (Milano), l’Opera House (Sidney) e la Suntory Hall (Tokyo). Dal 2010 Sollima insegna presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove è stato insignito del titolo di Accademico.
Nel 2012 ha fondato, insieme a Enrico Melozzi, i 100 Cellos. Nel 2015 ha creato a Milano il “logo sonoro” di Expo e inaugurato il nuovo spazio museale della Pieta Rondanini di Michelangelo. Nel campo della composizione esplora generi diversi avvalendosi di strumenti antichi, orientali, elettrici e di sua invenzione, suonando nel Deserto del Sahara, sott’acqua, o con un violoncello di ghiaccio. La sua attività discografica inizia nel 1998 con Aquilarco, un CD prodotto da Philip Glass per la Point Music, che è stato seguito da altri dodici album pubblicati da Sony, Egea e Decca.
Ha riportato alla luce le musiche di Giovanni Battista Costanzi, compositore del XVIII secolo, del quale ha registrato le Sonate e le Sinfonie per violoncello e basso continuo, pubblicate da Glossa. Nell’ottobre 2018 ha ricevuto l’Anner Bijlsma Award alla Cello Biennale di Amsterdam. Nel 2020 hanno debuttato le sue due ultime opere, Il Libro della Giungla e Acqua Profonda. Nel 2021 e uscito il film documentario N-Ice Cello sul suggestivo viaggio del violoncello di ghiaccio costruito da Tim Linhart.
Giovanni Sollima suona un violoncello Francesco Ruggieri costruito a Cremona nel 1679.
Paolo Fresu, biografia alternativa
La banda del paese e i maggiori premi internazionali, la campagna sarda e i dischi, la scoperta del jazz e le mille collaborazioni, l’amore per le piccole cose e Parigi. Esiste davvero poca gente capace di mettere insieme un tale abbecedario di elementi e trasformarlo in un’incredibile e veloce crescita stilistica. Paolo Fresu ci è riuscito proprio in un paese come l’Italia dove – per troppo tempo – la cultura jazz era conosciuta quanto Shakespeare o le tele di Matisse, dove Louis Armstrong è stato poco più che fenomeno da baraccone d’insane vetrine sanremesi e Miles Davis scoperto “nero” e bravo ben dopo gli anni di massima creatività. La “magia” sta nell’immensa naturalezza di un uomo che, come pochi altri, è riuscito a trasportare il più profondo significato della sua appunto magica terra nella più preziosa e libera delle arti. A questo punto della sua fortunata e lunga carriera, non serve più enumerare incisioni, premi ed esperienze varie che l’hanno imposto a livello internazionale e che fanno ecumenicamente amare la sua musica: dentro al suono della sua tromba c’è la linfa che ha dato lustro alla nouvelle vague del jazz europeo, la profondità di un pensiero non solo musicale, la generosità che lo vuole nel posto giusto al momento giusto ma, soprattutto, l’inesauribile passione che lo sorregge da sempre. Il presente di Paolo è – come al solito – turbinoso, degno dell’artista onnivoro e creativo che tutti riconoscono in lui. Oggi (a parte un affascinante lato letterario che è sfociato nella pubblicazione di alcuni lavori editoriali e l’importante consegna delle Laurea Honoris Causa dell’Università la Bicocca di Milano e della nobile Berklee School of Music newyorkese) e fatto del suo storico quintetto alla boa dei quattro decenni di stima reciproca, ma anche quello del quartetto “Devil” unito da vent’anni oppure del suo nuovo trio con due realtà del jazz contemporaneo quali Dino Rubino
e Marco Bardoscia oppure infine del sorprendente “Heroes”, omaggio a David Bowie ove collabora con gli affermati nomi di Petra Magoni e Christian Meyer e con alcuni della più in vista new wave jazz italiana quali Francesco Diodati, Francesco Ponticelli e Filippo Vignato. Non sono da dimenticare importanti collaborazioni internazionali quali il fortunato sodalizio in duo con Uri Caine, o i grandi nomi di Carla Bley, Steve Swallow o Ralph Towner che ha fatto da ponte all’ingresso del nome di Paolo nell’entourage della celebrata e nobile etichetta ECM, per la quale sono stati pubblicati altri notevoli lavori discografici. Il suo presente più attuale lo vede attivo, in ottica più esterofila, in trio con Richard Galliano e il pianista svedese Jan Lundgren (“Mare Nostrum”) e in diverse nuove avventure con importanti nomi dell’entourage jazzistico contemporaneo quali, fra i tanti, Omar Sosa, Jaques Morelenbaum, Trilok Gurtu, Lars Danielsson, Eivind Aarset o Arild Andersen. Interessanti sono poi i progetti con alcuni grandi nomi del mondo letterario e teatrale italiano (Mariangela Gualtieri, Ascanio Celestini, Lella Costa, Stefano Benni, Alessandro Bergonzoni, Giuseppe Battiston), la frequentazione del mondo teatrale stesso quale primo interprete grazie ai lavori prodotti dal Teatro Stabile di Bolzano fra i quali il successo delle piece “Tempo di Chet”, “Tango Macondo” e “Kind of Miles” oltre, infine, a una nuova serie di piccole ma importanti collaborazioni con la musica “intelligente” delle frange popolari italiane oppure dell’elettronica. Musica per il Cinema e “progetti speciali” come il suo straordinario “a solo” teatrale chiudono il cerchio insieme alla piccola grande e folle avventura che l’ha portato a festeggiare nel 2011 i suoi 50 anni con 50 concerti, in 50 giorni consecutivi, con 50 formazioni e progetti diversi di giorno in giorno in 50 capolavori paesaggistici della sua Sardegna. Non da meno anche il bel progetto
dedicato invece al suo importante 60° compleanno, complice la Bologna che è ormai divenuta, al pari di Parigi, uno dei suoi luoghi di riferimento. Manca all’appello anche l’importante serie di progetti dedicata a diversi aspetti del mondo “classico” tout-court che, grazie a lavori ad hoc, sta riservando belle sorprese con musicisti capaci di “guardare avanti” oppure, infine, il bellissimo nuovo lavoro di promozione che Paolo sta portando avanti nei confronti di molti giovani leoni dell’entourage jazzistico contemporaneo attraverso le possibilità offerte loro grazie alla sua nuova etichetta Tǔk Music costruita per guardare al futuro e ormai diventata una realtà di riferimento anche a livello internazionale.
PARMA DANZA APPROFONDIMENTI
Jean-Christophe Maillot
Rosella Hightower amava dire del suo allievo Jean-Christophe Maillot che la sua vita non era altro che una unione degli opposti. Effettivamente, nell’attuale coreografo e direttore dei Ballets de Monte-Carlo la danza si combina con il teatro, fa le sue evoluzioni circondata dalle arti plastiche, si nutre delle partiture più varie ed esplora diverse forme di letteratura. Il suo repertorio attinge al mondo delle arti in senso ampio e ciascun balletto è un taccuino di schizzi che alimenta l’opera successiva. Jean-Christophe Maillot ha così creato nell’arco di trent’anni un insieme di sessanta opere, passando dai grandi balletti narrativi a forme più brevi, le cui molteplici connessioni rispecchiano un’opera che si caratterizza per la durata e la varietà. Né classico né contemporaneo e nemmeno a metà strada fra i due generi, Jean-Christophe Maillot rifiuta di appartenere a uno stile definito, e concepisce la danza come un dialogo nel quale la tradizione sulle punte e l’avanguardia cessano di escludersi.
Les Ballets de Monte-Carlo
La Compagnie des Ballets de Monte-Carlo nasce nel 1985, per volontà di S.A.R. la Principessa di Hannover, che desidera proseguire la tradizione coreutica monegasca. La nuova Compagnia è diretta da Ghislaine Thesmar e Pierre Lacotte, poi da Jean-Yves Esquerre. Nel 1993 S.A.R. la Principessa di Hannover nomina alla guida dei Ballets de Monte-Carlo Jean-Christophe Maillot. Forte di un’esperienza acquisita presso Rosella Hightower e John Neumeier, e coreografo e direttore del Centre Choréographique National di Tours, Jean-Christophe Maillot imprime una svolta alla compagnia, per la quale crea più di trenta balletti, di cui molti entreranno nel repertorio delle grandi compagnie internazionali Vers un pays sage (1995), Romeo e Giulietta (1996), Cenerentola (1999), La Belle (2001), Le Songe (2005), Altro Canto (2006), Faust (2007), Lac (2011), Chore (2013), Casse-Noisette Compagnie (2013).
Leo Mujić
Leo Mujić, coreografo, pedagogo e ballerino croato, si è formato presso l’Ecole-Atelier Rudra Bejart di Losanna dopo essersi diplomato alla scuola di balletto di Belgrado. Conosciuto per il suo stile contemporaneo che fonde balletto moderno e classico, ha collaborato con istituzioni come la Zurich Dance Academy, il Berlin State Ballet e l’Accademia Ungherese di Danza. Tra le sue opere più note figurano Scheherazade and Her Tales per il Balletto Nazionale Lettone, assoli per Aurelie Dupont dell’Opera di Parigi e David Hallberg dell’American Ballet Theatre.
Mujić ha anche coreografato per festival internazionali come Jacob’s Pillow nel
Massachusetts e creato Crown in a Dream, ispirato a Rainer Maria Rilke. A Tokyo, ha collaborato con gli studenti del Nuovo Teatro Nazionale e messo in scena Morte e la Fanciulla per il City Ballet. I suoi contributi al balletto croato includono opere per il Teatro Nazionale Croato di Fiume, come la premiata Scheherazade (2015) e Sogno di una notte di mezza estate (2016). Collaborando con Valentin Turcu, ha coreografato Le relazioni pericolose per il Festival Estivo di Dubrovnik e Romeo e Giulietta per il Balletto Nazionale Lettone e il Teatro dell’Opera di Metz. Mujić ha ricevuto il Premio Teatrale Croato per la Miglior Coreografia per Anna Karenina (2014) e Le Signore Glembay (2017).
L’ensemble di Balletto del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume, fondato nel 1946, nacque concentrandosi su spettacoli classici sotto la guida di Olga Orlova. Durante la sua direzione, debuttarono opere come La fontana di Bachčisaraj nel 1952 e altre come Coppélia e Les Sylphides. Successivi direttori, tra cui Maks Kirbos e Đuro Herceg, ampliarono il repertorio con opere internazionali e croate come Scheherazade, Romeo e Giulietta e Il cuore di Licitar. Solisti di rilievo come Vera Vasiljević e collaborazioni con coreografi come Norman Dixon elevarono la reputazione dell’ensemble a meta del XX secolo. Divenuto indipendente nel 1990, il Balletto ha abbracciato stili sia classici sia contemporanei. Produzioni come Giselle, Lo Schiaccianoci e La sagra della primavera hanno messo in mostra la sua versatilità, mentre direttori come Ronald Savković hanno introdotto coreografie innovative. Nonostante le dimensioni ridotte, l’ensemble ha guadagnato fama internazionale, esibendosi in festival e teatri prestigiosi. Opere recenti come Odissea e Romeo e Giulietta riflettono il suo impegno a fondere l’eredita con la creatività moderna. Nel gennaio 2025, Paolo Mangiola e stato nominato direttore artistico. Conosciuto per il suo approccio innovativo, Mangiola mira ad ampliare il repertorio con opere contemporanee all’avanguardia, pur mantenendo le radici classiche dell’ensemble.
Marcos Morau
Recentemente nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura francese e selezionato come miglior coreografo dell’anno scorso dalla rivista tedesca TANZ, la carriera di Marcos Morau (Valencia 1982) continua a crescere come creatore e regista di scena. Formatosi tra Barcellona e New York, in fotografia, coreografia, teoria teatrale e drammaturgia, Morau costruisce mondi immaginari e paesaggi dove immagine, testo, movimento, musica e spazio costituiscono un universo unico che si nutre costantemente di cinema, fotografia e letteratura. Dal 2004, ha diretto La Veronal, una compagnia presente nei principali teatri e festival in più di trenta paesi: dal Théâtre National de Chaillot a Parigi, alla Biennale di Venezia, al Festival d’Avignone, al Tanz Im August a Berlino, al Festival RomaEuropa, al SIDance Festival di Seoul, al Sadler’s Wells di Londra, al Danse Danse Montreal, ad Oriente Occidente, tra molti altri. Oltre al suo lavoro con La Veronal, è artista ospite internazionale in diverse compagnie e teatri dove sviluppa nuove creazioni, sempre a metà tra arti performative e danza: Nederlands Dans Theater, Lyon Opera Ballet, Les Grands Ballets Canadiens, Royal Danish Ballet o The Royal Ballet of Flanders, tra gli altri. Essendo il più giovane creatore ad ottenere il Premio Nazionale di Danza, il riconoscimento più alto in Spagna, il futuro di Morau e La Veronal ricerca nuovi formati e linguaggi dove opera, danza e teatro dialogano più stretti che mai, cercando nuovi modi di esprimere e comunicare nel nostro tempo presente, sempre turbolento e in continua evoluzione. Dalla stagione 2023/2024, è artista associato allo Staatsballett Berlin.
CCN/Aterballetto
Nato intorno alla storica compagnia Aterballetto, fondata nel 1977 per poi diventare nel 2003 Fondazione Nazionale della Danza (soci fondatori la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Reggio Emilia), il CCN/Aterballetto è il primo Centro Coreografico Nazionale istituito in Italia nel 2022 per riconoscimento del Ministero della Cultura. È un luogo di creatività, ospitalità, progettualità a 360° intorno alla danza contemporanea e la sua connessione con altre arti. Situato nel nord Italia, a Reggio Emilia, il Centro Coreografico Nazionale ha il suo quartier generale nella Fonderia, spazio industriale dei primi del Novecento dove un tempo venivano fusi i metalli, oggi riqualificato in crogiolo creativo, dotato di cinque grandi sale polivalenti, sartorie, sale riunioni e uffici. Nel promuovere la cultura di danza, il CCN/Aterballetto stimola la connessione dell’arte coreutica con gli altri ambiti della società contemporanea, considerando la danza come occasione di crescita personale e sociale e offrendo al pubblico esperienze uniche. La compagnia Aterballetto è oggi composta da sedici danzatori impegnati per intere stagioni, che lavorano principalmente a nuove produzioni di coreografi di fama internazionale (Johan Inger, Angelin Preljocaj, Marcos Morau, Philippe Kratz, Francesca Lattuada, Iratxe Ansa e Igor Bacovich, Eyal Dadon, Diego Tortelli) e alla riproposizione di un selezionato repertorio d’autore (Jiří Kylián, Ohad Naharin, William Forsythe, Hofesh Shechter, Crystal Pite). Il CCN/Aterballetto è inoltre vocato ad uno sviluppo artistico innovativo e di ampie vedute. Attraverso progetti con corpi che non seguono norme di età, genere e abilità, il Centro Coreografico Nazionale apre la strada ad una danza accessibile e raffinata, che pone interrogativi e individua nuovi canoni di virtuosismo e bellezza, attraverso lavori affidati e curati da coreografi riconosciuti a livello mondiale (Rachid Ouramdane). Oggi il CCN/Aterballetto è una realtà votata alla pluralità di stili e alla ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie digitali, cosmopolita, curiosa, dinamica. Le sue produzioni sono apprezzate nei più importanti teatri e festival italiani e nel mondo.
Edward Clugg
È coreografo sloveno e direttore artistico del Balletto del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor. Nato a Beius, in Romania, si è diplomato alla Scuola Nazionale di Balletto di Cluj-Napoca nel 1991 e nello stesso anno ha ricevuto il primo incarico al Teatro Nazionale Sloveno di Maribor. Scopre presto la sua vocazione per la coreografia e, dopo diverse produzioni di successo, assume la direzione del Balletto di Maribor nel 2003. Nel 2005 crea lo spettacolo Radio & Juliet sulle note dei Radiohead, che gli procura un riconoscimento internazionale. La sua interpretazione de Le Sacre du Printemps di Igor Stravinsky nel 2012, insieme alla creazione del suo primo balletto completo Peer Gynt nel 2015, lo consacrano voce coreografica importante della sua generazione. Nel corso degli anni, Clug ha creato numerosi balletti più brevi, culminando in una nuova versione del celebre classico Lo Schiaccianoci (2022) per il Balletto di Stoccarda. Ha collaborato frequentemente con il Balletto di Zurigo, dove il suo balletto completo Faust ha debuttato nel 2018. Ha anche collaborato con successo con il Nederlands Dans Theater I e II. Per il Balletto Bolshoi, ha adattato il capolavoro di Michail Bulgakov Il Maestro e Margherita e, più recentemente, ha creato una versione di Coppélia per il Balletto di Basilea. Il suo lavoro gli è valso inviti da importanti compagnie, tra cui il Balletto di Stato di Vienna, Les Grands Ballets Canadiens di Montreal, il Balletto Nazionale Ceco di Praga, il Balletto Nazionale Croato di Zagabria e Fiume, il Balletto Nazionale di Bucarest, l’Aalto Ballet Essen, la Bitef Dance Company di Belgrado, il Balletto Nazionale di Kiev, il West Australian Ballet di Perth, il Balletto di Dortmund e il Balletto di Stato di Novosibirsk. Per i suoi contributi alle arti, Clug ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui l’Ordine d’Argento al Merito dello Stato di Slovenia e la Medaglia al Merito Culturale della Romania, entrambi nel 2022.
Balletto di Maribor
Il Balletto di Maribor, afferente al Teatro Nazionale, è la massima compagnia di balletto slovena, rinomata per la sua straordinaria fusione di spettacoli classici, neoclassici e contemporanei. L’impegno della compagnia verso un’estetica postmoderna ha contribuito in modo significativo alla sua crescita artistica, ponendo il Balletto di Maribor sulla più ampia scena europea e internazionale. La compagnia, guidata da Edward Clug, accoglie regolarmente ballerini e coreografi ospiti provenienti da tutto il mondo. Nel corso degli ultimi vent’anni, le innovative e altamente espressive performance di Clug hanno consolidato la reputazione del Balletto di Maribor come compagnia di balletto riconosciuta a livello internazionale, saldamente radicata nella tradizione e al tempo stesso in grado di spingersi oltre i confini della forma d’arte. Il Balletto di Maribor si è esibito presso i maggiori Festival teatrali internazionali, fra i quali: il Jacob’s Pillow Dance Festival negli Stati Uniti d’America, The Stars of the White Nights al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, il Festival of Firsts di Pittsburgh, l’Arts Festival di Singapore, il Biarritz Festival in Francia, il Dance Festival a Tel Aviv, il Sintra Festival in Portogallo, il Festival Des Arts de Saint–Sauveur in Canada, il Seoul International Dance Festival in Corea, il Festival Iberoamericano de Teatro de Bogotá (Colombia), il Dance Open a San Pietroburgo, il Festival Internacional Cervantino in Guanajuato (Messico) e l’Hong Kong Arts Festival in Cina.
Monica Casadei
Di origine ferrarese e laureata in Filosofia con una tesi su Platone e la danza, Monica Casadei, dopo una carriera agonistica in ginnastica ritmica, si dedica allo studio della danza classica e moderna, prima in Italia, poi al The Place di Londra, infine a Parigi dove si trasferisce sul finire degli anni ’80. Qui, decisivi nel suo percorso formativo e professionale i coreografi Pierre Doussaint e Isabelle Doubouloz e le contaminazioni derivate dalla pratica delle arti marziali. Frequenta a Parigi l’Académie des Arts Martiaux et Arts Contemporaines diretta dal maestro André Cognard Hanshi So shihan, consegue il grado di 3° dan di Aikido e il diploma di insegnamento di Aikishintaiso all’Académie Autonome d’Aikido Kobayashi Hirokazu. Nel 1994 fonda in Francia Compagnia Artemis Danza, con la quale si trasferisce in Italia nel 1997 e dal 1998 al 2007 è in residenza al Teatro Due-Teatro Stabile di Parma e Reggio Emilia. Dal 2014 al 2019 Artemis Danza è in residenza artistica presso il Teatro Comunale di Bologna. A oggi la Compagnia ha realizzato oltre cinquanta creazioni firmate da Monica Casadei, cui si affianca la produzione e promozione di opere di giovani autori, spesso sostenuti con programmi pluriennali, e numerose iniziative formative, nella duplice accezione di perfezionamento professionale per danzatori e avvicinamento ai codici della danza per il più vasto pubblico. Artemis Danza come associazione gode da 28 anni del sostegno continuativo di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna e Comune di Parma; per i numerosi progetti all’estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Regione Emilia- Romagna e Cultura d’Europa. A partire dal 2005 nasce “Artemis incontra culture altre” (AICA), un progetto di residenze artistiche e tournée della Compagnia che ha dato vita non solo a spettacoli, ma anche a laboratori, pubblicazioni, video, reportage e mostre fotografiche. Gli incontri e le masterclass offerti gratuitamente in tutti i paesi ospitanti rappresentano un momento fondamentale di incontro, di scambio e crescita, personale e professionale, assolvendo alla mission di improvement formativo e culturale oltre che artistico che caratterizza la compagnia. La coreografa Monica Casadei ha sviluppato negli anni diversi percorsi di ricerca creativa ispirati alla grande tradizione lirica e ai maestri della cultura italiana. L’esordio è il Progetto Verdi (2011-2013) in coproduzione con il Teatro Comunale di Ferrara e il Festival Verdi di Parma (Traviata), il Théâtre de Suresnes Jean Vilar di Parigi (Rigoletto) e il Teatro Comunale di Bologna (La Doppia Notte. Aida e Tristan), il quale, in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e Richard Wagner, commissiona lo spettacolo con l’Orchestra del Teatro dal vivo e le musiche di Verdi e Wagner appositamente elaborate dal Maestro Claudio Scannavini. Nel 2015 Monica Casadei si ispira all’universo poetico femminile di Giacomo Puccini per mettere in scena Tosca X che ha debuttato al Teatro Regio di Parma. Il 2016 ha visto una nuova commissione del Teatro Comunale di Bologna, Carmen K (chimera), che ha avuto un prestigioso debutto con le musiche dal vivo dell’Orchestra del teatro bolognese. Nel 2017 Monica Casadei realizza un progetto incentrato sulla follia femminile nell’opera di Gaetano Donizetti in collaborazione con la Fondazione Donizetti e il Festival Danza Estate di Bergamo mentre il 2018 vede il debutto al Teatro Rossini di Pesaro di un fortunatissimo Barbiere di Siviglia, protagonista di una lunga tournée italiana ed internazionale. Il 2019 è l’anno di Butterfly Colori Proibiti, che ha debuttato al Teatro Verdi di Pisa. Dal 2020 la coreografa si ispira al mondo del cinema, del circo e della letteratura (in particolare a Fellini, Dante e Pasolini) per la creazione di numerose produzioni tra cui Il Circo di Fellini, Felliniana, Circus, Dante Solo Inferno, Pasolini-Fuochi segreti. Nel triennio 22-24 tema centrale delle creazioni è la violenza di genere con le produzioni Corpi Violati#DJOperaNoir, Private Callas e Puccini’s Opera.Voci di donne, coprodotte dalla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. Nel 2025 ha debuttato Stabat Mater al Teatro Rossini di Pesaro, produzione selezionata per la NID Platform 2025.
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