
Voce alle Idee – Speciale Cultura, Ambiente ed Economia: Le Occasioni Mancate di Caltanissetta
In questa puntata intensa e appassionata del format Voce alle Idee, condotto da Angelo Baglio, i riflettori si accendono su un tema cruciale per il futuro culturale, ambientale ed economico della Sicilia: la valorizzazione (o meglio, la mancata valorizzazione) delle riserve naturali, dei musei e del patrimonio culturale di Caltanissetta e del suo territorio.
Gli ospiti della puntata sono Amedeo Falci, ingegnere e ambientalista, e Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra. Con i loro interventi precisi, accorati e documentati, accompagnano il pubblico in un viaggio tra le potenzialità e le contraddizioni del sistema di tutela e promozione dei beni culturali e ambientali.
Si parte dalla Riserva di Monte Capodarso e Valle dell’Imera – un luogo meraviglioso, accessibile e con personale disponibile, ma poco conosciuto e scarsamente pubblicizzato – per estendere poi il discorso alla Riserva del Biviere di Gela, una delle meglio gestite della Sicilia, ma anch’essa priva del richiamo che meriterebbe.
La puntata ricostruisce le origini legislative delle riserve naturali, dalla Legge 81 degli anni ’80 a oggi, denunciando l’assenza di aggiornamenti e investimenti nel tempo. Si sottolinea come, in molti casi, le riserve esistano solo per garantire i posti di lavoro, senza una vera pianificazione regionale né un progetto di fruizione e comunicazione. Il paradosso è lampante: “se un tesoro non si vede, è come se non esistesse”, osserva Falci.

Un territorio al centro dell’Isola, ricchissimo di storia, biodiversità, tradizioni, ma troppo spesso trattato come periferia invisibile. A guidarci in questo viaggio tra contraddizioni, bellezza e opportunità perdute sono interventi documentati, appassionati, profondamente civili, che mettono a nudo una realtà fatta di abbandoni istituzionali e di sforzi isolati, spesso lasciati soli.

Tutto parte da un luogo simbolico: la Riserva naturale orientata di Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale, una delle aree più belle e suggestive della Sicilia interna. Si trova a pochi minuti dal centro abitato di Caltanissetta, ma è quasi invisibile al grande pubblico. Perché?
Cartellonistica assente, nessuna promozione turistica, zero comunicazione istituzionale. Eppure, chi la visita scopre un angolo di paradiso: sentieri curati, personale gentile e competente, panorami mozzafiato. Un modello di gestione positiva, incastrato però in una struttura di sistema immobile.
Riserve naturali: nate per tutelare, oggi paralizzate
La riflessione si allarga presto al quadro normativo. Le riserve naturali siciliane nascono con la Legge Regionale 14/1988 (e prima ancora la L.R. 81/1980), che istituì un sistema avanzato di tutela ambientale. Ma da allora nessuna vera riforma, nessun piano strategico. Un impianto normativo datato, figlio di un’epoca diversa, rimasto congelato nel tempo.
Oggi, molte riserve esistono solo sulla carta, o sopravvivono per garantire qualche posto di lavoro senza una missione precisa. Non ci sono piani di fruizione, né campagne di promozione, né sinergie con il mondo della scuola, dell’università o del turismo sostenibile.

La Regione Siciliana, in questa vicenda, appare come un commissario assente, incapace di immaginare modelli virtuosi di gestione integrata, come avviene altrove in Italia.
Il paradosso Biviere di Gela: la riserva meglio gestita… ma da valorizzare
Un esempio emblematico: la Riserva del Biviere di Gela, considerata tra le meglio gestite dell’Isola. Un modello in termini di monitoraggio faunistico, educazione ambientale, cura del territorio. Ma chi la conosce fuori dai circuiti specialistici?
Nonostante il grande lavoro degli operatori, manca la regia, la connessione con gli altri soggetti del territorio. Il risultato è un isolamento dannoso, dove anche l’eccellenza rischia di spegnersi nel silenzio.

Palmintelli: un parco archeologico dimenticato nel cuore della città
Il focus si sposta poi su un altro luogo-simbolo: il Parco Archeologico Palmintelli, situato nel centro urbano di Caltanissetta, tra il campo sportivo e il tribunale. Un’area di valore archeologico e scientifico rilevante, completamente inaccessibile. Nessun progetto di apertura al pubblico, nessuna attività didattica o culturale.
Una città che ha un parco archeologico dentro le sue mura e lo lascia morire nell’oblio. Ma perché? Mancanza di volontà? Paura di responsabilità? O forse, più banalmente, assenza di visione?
Eppure, servirebbe poco: un regolamento, una concessione d’uso, un piano culturale partecipato. E quel sito potrebbe diventare un centro vivo di cultura, ricerca, turismo scolastico. Un motore anche economico.

I musei di Caltanissetta: tanti, preziosi… invisibili
Caltanissetta vanta una densità museale sorprendente: oltre dieci musei, molti dei quali unici nel loro genere. Ma quanti nisseni li conoscono davvero? Quanti studenti li hanno visitati?
- Il Museo Archeologico Regionale, con reperti di straordinario valore, spesso sottovalutati.
- Il Museo delle Vare, simbolo della Settimana Santa, talvolta chiuso, senza orari certi.
- Il Museo Mineralogico, con collezioni che potrebbero attrarre appassionati da tutto il paese.
- Il Museo delle Zolfare, preziosa testimonianza di un’epoca industriale e sociale.
- Il Museo della Stampa – Tipografia Storica, attualmente a rischio per lo spostamento dei materiali a causa dei lavori al Conservatorio Bellini.
Tutte queste realtà vivono ai margini della comunicazione, senza guide stabili, né progettualità condivisa. Eppure, rappresentano un capitale culturale enorme, capace di attivare circuiti turistici, formazione professionale, scambi scolastici e accademici.
Marianopoli: l’esempio che smentisce ogni alibi
Ma non mancano le buone pratiche. Il caso di Marianopoli – piccolo comune del nisseno – è illuminante. Grazie all’impegno di un assessore, alla collaborazione con scuole e volontari, il Museo della Civiltà Contadina ha superato i 40.000 visitatori nel primo anno.
Un successo ottenuto senza fondi straordinari, ma con passione, rete e comunicazione. Un modello replicabile, se solo ci fosse la volontà politica di farlo.

Il metodo Musk a Sigonella: una provocazione utile
Tra le riflessioni più forti della puntata, emerge una provocazione: il cosiddetto “modello Elon Musk” adottato (in parte) nella base militare di Sigonella, dove ogni lavoratore è chiamato a giustificare settimanalmente il proprio contributo.
Un approccio manageriale drastico, certo. Ma utile per riflettere sul paradosso opposto: in Sicilia, nessun ente pubblico culturale o ambientale è chiamato a rendicontare realmente il proprio impatto. Nessuna valutazione sul numero di visitatori, sugli obiettivi raggiunti, sull’utilizzo dei fondi pubblici.
E così, il patrimonio culturale e ambientale resta invisibile, improduttivo, abbandonato.
Un appello alla responsabilità condivisa
La puntata si conclude con un appello corale: istituzioni, cittadini, scuole, università, associazioni, sono chiamati a uscire dall’indifferenza. A prendersi cura di ciò che esiste, a rianimarlo, a renderlo visibile e vivo.
Perché non può esistere tutela senza fruizione, cultura senza partecipazione, memoria senza narrazione.
Voce alle Idee si conferma così un format coraggioso, un vero laboratorio di democrazia partecipata, dove le parole si trasformano in proposte, e le denunce in visioni. Questa puntata è un invito a tornare a credere nel patrimonio comune, nella bellezza dei luoghi e nella forza delle idee.

Altri articoli
140 studenti della Fondazione ITS Academy Greentech mappano il Forte di Fenestrelle e i suoi 1.350.000 metri quadrati di superficie
Nasce la DMO “Le Vie del Rosmarino”
Euphemia cresce a doppia cifra: +16% nei primi 5 mesi del 2025