26 Aprile 2024

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Gemini: così siamo cresciuti quest’anno, grazie a una donna

Gemini (Foto di Marian Moscaliuc)

Gemini (Foto di Marian Moscaliuc)

La band è uscita con un brano emozionante cantato con Le dolci note: È Natale finché vuoi

Chi li segue da tempo, sa che i Gemini sono una band pop rock di Anagni. In ogni loro canzone non mancano mai l’amore e il racconto dei sentimenti come soluzione alle difficoltà della vita.

Per questo, i Gemini rappresentano un vero e proprio esempio di produzione musicale con un significato che va oltre le semplici note di una canzone. I loro brani, infatti, sanno raccontare spaccati di vita quotidiana, carichi di speranza e di una grande certezza: il futuro potrà regalare momenti estremamente positivi.

Nel loro ultimo brano, È Natale finché vuoi, cantata con il coro Le dolci note dirette dal Maestro Bellomaria, rievocano l’importanza di certi valori che negli ultimi tempi sembrano essersi persi tra le distanze della guerra e della pandemia. Ce ne parla lo stesso leader, Antonio Sambalotti.

È Natale finché vuoi è una canzone che fa, innanzitutto, respirare il profumo di un bel progetto.

Per la prima volta è nato prima il progetto della canzone. Vedendo quanto stava accadendo in Ucraina, sconvolgendo il mondo, ci siamo chiesti come avremmo potuto coinvolgere l’animo di quei bambini che non hanno la fortuna di vivere il classico Natale con la pace della famiglia. Abbiamo pensato, quindi, di farlo con ciò che ci riesce meglio: cantare.

Un brano che vede anche collaborazioni internazionali.

Parlando con il cantante polacco, Andrea Lattari, abbiamo capito che questo progetto avrebbe potuto trovare vita sia qui in Italia che in Polonia. Così noi abbiamo coinvolto, grazie al Maestro Alessandro Bellomaria, che ci ha aiutati anche nella composizione del brano, il coro Le dolci note di Roma. Mentre Lattari ha interpretato una sua versione del brano accompagnato dal coro Wesołe Nutki, un coro di bambini polacchi ed ucraini che hanno cantato nella loro lingua.

Con Le dolci note si è creata una sintonia replicata anche dal vivo.

Sì, abbiamo cantato insieme in un paio di circostanze a dicembre, esibendoci anche nel concerto di Natale di Anagni lo scorso 22 dicembre. È bellissimo vedere l’emozione dei bambini nel cantare, uniti per una causa che rende ancor più prezioso il pezzo.

Per tanti anni avete suonato in tre (tu, tuo fratello Andrea e vostro cugino Marco), ora siete in cinque con un gruppo ormai consolidato.

Sì, eravamo formati da tempo e collaboravamo con musicisti turnisti: ci mancavano un bassista e un batterista. Quando è arrivato Lorenzo Stirpe, il bassista, era estate: lui, appena maggiorenne, fu buttato letteralmente sul palco dopo avergli fatto imparare una ventina di canzoni in una settimana. Non so come fece, un miracolo!

E il batterista come arrivò?

Era il 2019. Avevamo vinto a un concorso organizzato da Movimento Musica, con la nostra canzone La superficie. Andrea Miazzetto, che era in giuria, gestiva anche l’Alpha Music, scuola nonché luogo di prove. Da lì iniziammo a collaborare.

E così la band si è completata.

Sono fondamentali come musicisti, carismatici: hanno portato una ventata di determinazione che a volte ci mancava. E poi la cosa più bella è che si è creata una bella amicizia con entrambi. A questa età le amicizie sono ancora più belle, perché le si vivono con una maturità diversa: può capitare anche che non ci si senta per un paio di settimane, ma si va oltre la superficialità.

La tua passione extramusicale?

Il calcio. Tifo per la Juventus e alleno anche una squadra di calcio femminile, il Frassati Anagni. Questo sport sta prendendo piede sempre di più anche tra le donne e credo sia molto significativo di come cambiano le epoche e le mode che incentivano verso nuovi orizzonti. Un tempo c’era più scetticismo, oggi invece è bellissimo vedere l’entusiasmo delle ragazze nel giocare a calcio.

Non c’è più maschilismo dunque?

Credo che lo sviluppo del calcio femminile abbia permesso di far capire meglio cosa sia questo sport: fino a prima era visto come una disciplina di fisicità. È un’occasione per andare oltre tanti pregiudizi.

Nella musica ci sono forme di maschilismo?

È sempre stato un campo molto più equilibrato. In particolare dagli anni Settanta a oggi, ci sono stati diversi artisti sia maschili che femminili che hanno fatto la storia della musica. Ma anche prima: non dimentichiamo che la prima a vincere Sanremo fu una donna (Nilla Pizzi, ndr). Anche nei concorsi a cui abbiamo partecipato, finora, abbiamo incontrato sempre più donne che uomini.

E allora se siete passati da tre a cinque, potreste diventare in sei con una donna?

Ti dirò di più: noi abbiamo già una manager donna, Serena! Se siamo cresciuti tanto nell’ultimo anno è molto merito suo. Io lascerei decidere tutto a loro: le ragazze apprendono ogni dettaglio di quello che si dice, mettendo in campo più attenzione e precisione. Si applicano meglio: ammettiamolo, non conoscono il disordine che abbiamo noi uomini!

In una canzone se non ricordo male avete esaltato proprio il mondo femminile…

Si tratta di Sentirsi in Paradiso, del 2016: in effetti è una canzone di amore che nasce anzitutto come una dedica alla donna e alla sua femminilità, da esaltare in tutto quello che è. Insomma, può essere Natale tutto l’anno, ma anche l’8 marzo non deve durare solo un giorno!