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Davanti a una raccolta di racconti di Piero della Porta si sta come di fronte a un Calendario dell’Avvento: presi dalla curiosità di andare a scoprire un poco alla volta cosa c’è dietro quelle tante finestrelle che nascondono storie, luoghi e figure (umane ma non sempre) così diversi tra loro ma ogni volta e ognuno a suo modo intriganti, coinvolgenti, stupefacenti. Ogni racconto è un piccolo microcosmo descritto con una raffinatezza di dettagli che ci fa sentire totalmente immersi nella pagina, calati nella stessa scena in cui si muovono i suoi personaggi. Non importa se siamo in uno spazio esterno, sprofondati nella natura, oppure all’interno di un locale talvolta persino un po’ troppo affollato: come uno scenografo sapiente Piero ci introduce ai luoghi dell’azione e come un elegante anfitrione ci accoglie con grazia per poi stupirci con l’arguzia e la densità delle sue storie, in cui niente è dato per scontato. E il lettore, che si era già adagiato comodamente tra le pagine, si ritrova all’improvviso a ridere, talvolta a commuoversi, sempre a pensare.
PIERO DELLA PORTA, medico, è nato a Torino nel 1955. Ha conseguito diversi piazzamenti a concorsi letterari, venendo inserito nell’antologia del premio Parole di Carta (Marsilio), risultando primo finalista al Premio Mario Soldati e vincendo il Premio Carlo Levi due volte. Ha pubblicato: Ma la fuga è inutile (Genesi Editori 1998) e Black and blues (Neos 2011).
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