19 Maggio 2024

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L’occupazione nella sanità pubblica

NELLA SANITÀ PUBBLICA 1/5 DEL PERSONALE STABILE DELLA PA     Al 31 dicembre 2018, sono occupati nella sanità pubblica circa 650 mila dipendenti a tempo indeterminato, un quinto del personale stabilmente assunto nella pubblica amministrazione.     DAL 2009 IN CALO I DIPENDENTI A TEMPO INDETERMINATO     A partire dal 2009 gli occupati a tempo indeterminato si sono progressivamente ridotti. Nel 2018, se ne contano circa 44 mila in meno (da 694 mila a 650 mila).     TRA I MEDICI 1/4 DELLE CESSAZIONI COMPENSATO DA LAVORO FLESSIBILE   La contrazione del personale stabile è stata del 5,4% tra i medici (inclusi odontoiatri e veterinari). Solo un quarto delle cessazioni è stato compensato dalla crescita del lavoro flessibile (+26%).  
DONNE PIÙ GIOVANI DEGLI UOMINI TRA GLI OCCUPATI STABILI   L’età media dei dipendenti a tempo indeterminato del Servizio Sanitario Nazionale è pari a 52,3 anni per gli uomini e a 49,9 anni per le donne.     OVER 60 QUASI 4 MEDICI SU DIECI       I dirigenti – medici e non – sono quelli più anziani soprattutto tra gli uomini: il 60,4% dei dirigenti medici ha più di 55 anni e il 38% supera i 60.     CIRCA 83 MILA EURO ANNUI LA RETRIBUZIONE MEDIA DEI MEDICI   La retribuzione lorda annua media pro capite nel comparto della sanità risulta di quasi 83 mila euro per i medici, di 73 mila euro per i dirigenti non medici e di 31 mila euro per il personale non dirigente.  

L’occupazione nella sanità pubblica colpita dai piani di rientro della spesa     

Al 31 dicembre 2018, risultano occupati nella sanità pubblica[1] circa 692 mila dipendenti, di cui 650 mila a tempo indeterminato, ossia circa un quinto del personale stabilmente assunto nella pubblica amministrazione[2] (Figura 1).

Dal 2009 si è registrata una progressiva riduzione degli occupati a tempo indeterminato per effetto delle politiche di contenimento della spesa per il personale nel settore pubblico e, soprattutto, dell’applicazione in alcune regioni dei piani di rientro della spesa sanitaria[3].

Tra il 2009 e il 2018, la diminuzione complessiva è stata di circa 44mila unità (-6,4%). Tale riduzione è stata solo parzialmente compensata dall’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione – che, trattenendo i lavoratori più anziani, ha velocizzato il processo di invecchiamento del personale – e dalla crescita del ricorso al lavoro flessibile (a tempo determinato e in somministrazione).

Nel 2018, gli occupati con forme di lavoro flessibile sono circa 42mila, contro i 38 mila del 2009 e i 31 mila del 2013.

FIGURA 1. PERSONALE STABILE E FLESSIBILE (a) TRA I DIPENDENTI DELLA SANITÀ. Valori assoluti. Anno 2018.

Fonte: Elaborazione Istat su dati su RGS-IGOP

(a) Personale a tempo determinato e interinali.

La diminuzione più marcata di personale stabile (-13,5%) ha riguardato i dirigenti non medici (con ruoli tecnici, amministrativi o professionali, inclusi i sanitari non medici[4]). Il maggior ricorso a forme di lavoro flessibile (+64%), infatti, è riuscito a compensare solo un quarto delle cessazioni.

Tra i medici (inclusi odontoiatri e veterinari) la contrazione del personale stabile è stata del 5,4%; anche in questo caso solo un quarto delle cessazioni è stato controbilanciato dall’incremento del lavoro flessibile (+26%).

Tra il personale non dirigente (che include amministrativi, sanitari, professionali e tecnici) si è registrata una diminuzione, pari a 34.600 unità (-6,3%) che ha portato il numero di dipendenti a tempo indeterminato a circa 518 mila dai 553 mila del 2009. Il ricorso a personale flessibile (+5,3%), per il 20% rappresentato da prestazioni in somministrazione, ha solo minimamente compensato la riduzione di personale stabile.

Età media dei dipendenti sopra i 50 anni

Le politiche di innalzamento dell’età pensionabile insieme all’applicazione di normative volte al contenimento delle assunzioni[5] hanno portato a un innalzamento dell’età media dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, pari a 50,7 anni. L’età media degli uomini è più alta di quella delle donne, 52,3 anni contro 49,9 (Figura 2).

Il 57,6% del totale dei dipendenti nella sanità è ultracinquantenne (63,9% degli uomini e 54,5% delle donne). La fascia di età con più dipendenti è quella 55-59 anni per gli uomini e 50-54 per le donne.

FIGURA 2. DISTRIBUZIONE PERCENTUALE PER ETÀ E GENERE DEI DIPENDENTI DELLA SANITÀ. Anno 2018

Fonte: Elaborazione Istat su dati su RGS-IGOP 

(a) L’analisi riguarda solo il “personale stabile”. Sono esclusi “altro personale” e lavoratori flessibili.

I dirigenti – medici e non – sono quelli più anziani (anche per effetto di una carriera lavorativa necessariamente più lunga), soprattutto se uomini. Tra i dirigenti medici ha più di 55 anni il 60,4% degli uomini mentre quasi quattro su dieci superano i 60. La situazione anagrafica è diversa per le donne: solo il 36% ha più di 55 anni e circa la metà ha un’età compresa tra 40 e 55 anni.

Tra i dirigenti non medici, gli ultracinquantacinquenni sono il 62,4% e gli ultrasessantenni il 36,7%; le donne, che in meno di un terzo dei casi superano i 60 anni, nel 15% sono under 40 (contro meno del 10% tra gli uomini).

Più giovane, in media, il personale non dirigente: in quasi un quarto dei casi ha meno di 45 anni (23,9% gli uomini; 25,5% le donne) mentre supera i 60 anni di età solo una su dieci tra le donne e uno su cinque tra gli uomini.

Forti differenze delle retribuzioni dei dirigenti rispetto agli altri comparti

Nel comparto della sanità la retribuzione lorda pro capite ammonta a quasi 83 mila euro l’anno per i medici, a 73 mila euro per i dirigenti non medici e a 31 mila euro per il personale non dirigente[6] (Prospetti 1 e 2).

Le retribuzioni medie dei dirigenti del comparto sanità risultano in linea con quelle osservate per i dirigenti dei Corpi di Polizia e delle Forze Armate, per i dirigenti scolastici e i dirigenti delle professionalità sanitarie dei ministeri; sono invece sensibilmente più basse di quelle dei dirigenti degli Enti pubblici non economici (158 mila euro), della Presidenza del Consiglio dei Ministri (150 mila), delle Agenzie fiscali (137 mila), del personale di Magistratura (137 mila euro) e degli Enti di ricerca (116 mila).

PROSPETTO 1. RETRIBUZIONE LORDA MEDIA ANNUA (a) DEI DIRIGENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. COMPARTI PRINCIPALI. Anno 2018

Fonte: Elaborazioni Istat su dati RGS – IGOP.                             

(a) Le retribuzioni medie sono calcolate per il solo personale a tempo indeterminato. I valori comprendono gli arretrati ad eccezione di quelli derivanti dai rinnovi contrattuali, dalle progressioni economiche, dall’applicazioni di sentenze e dalle ricostruzioni di carriera.

(b) La retribuzione include l’indennità di esclusività di rapporto stimata sui valori del 2017.                                                                                     

(c) Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia penitenziaria (ufficiali generali e ufficiali superiori).

(d) Aeronautica, Esercito, Marina Militare e Capitaneria di Porto (ufficiali generali e ufficiali superiori).

[1] I dati utilizzati nelle elaborazioni sono relativi al Conto Annuale MEF-RGS – https://www.contoannuale.mef.gov.it/ – e Archivio Conto Annuale Ministero dell’economia e delle finanze – Ragioneria generale dello stato.

[2] I dati sull’occupazione sono relativi ai dipendenti presenti al 31 dicembre per il personale stabile e a una quantificazione anni/uomo per la componente flessibile.

[3] Tra gli interventi previsti nei piani di rientro vi sono le misure di contenimento del costo del personale e la rideterminazione dei fondi di contrattazione e dotazioni organiche. Le regioni interessate dai Piani di rientro nel periodo 2009-2018 sono Lazio, Campania, Molise, Abruzzo, Sicilia, Puglia, Piemonte e Calabria (per dettagli si veda www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Spesa-soci/Attivit-monitoraggio-RGS/2019/IMDSS-RS2019.pdf).

[4]Farmacisti, biologi, chimici, psicologi, fisici e dirigenti delle professioni sanitarie.

[5] L’analisi per età riguarda il solo aggregato “personale stabile”.

[6] Le retribuzioni medie sono calcolate per il solo personale a tempo indeterminato rapportando il monte salari alle mensilità corrisposte; per alcuni aggregati sono ottenute come media pesata con la consistenza occupazionale al 31 dicembre. La retribuzione comprende anche gli arretrati, ad eccezione di quelli derivanti dai rinnovi contrattuali, dalle progressioni economiche, dall’applicazioni di sentenze e dalle ricostruzioni di carriera.

sanità pubblica

NELLA SANITÀ PUBBLICA 1/5 DEL PERSONALE STABILE DELLA PA     Al 31 dicembre 2018, sono occupati nella sanità pubblica circa 650 mila dipendenti a tempo indeterminato, un quinto del personale stabilmente assunto nella pubblica amministrazione.     DAL 2009 IN CALO I DIPENDENTI A TEMPO INDETERMINATO     A partire dal 2009 gli occupati a tempo indeterminato si sono progressivamente ridotti. Nel 2018, se ne contano circa 44 mila in meno (da 694 mila a 650 mila).     TRA I MEDICI 1/4 DELLE CESSAZIONI COMPENSATO DA LAVORO FLESSIBILE   La contrazione del personale stabile è stata del 5,4% tra i medici (inclusi odontoiatri e veterinari). Solo un quarto delle cessazioni è stato compensato dalla crescita del lavoro flessibile (+26%).  
DONNE PIÙ GIOVANI DEGLI UOMINI TRA GLI OCCUPATI STABILI   L’età media dei dipendenti a tempo indeterminato del Servizio Sanitario Nazionale è pari a 52,3 anni per gli uomini e a 49,9 anni per le donne.     OVER 60 QUASI 4 MEDICI SU DIECI       I dirigenti – medici e non – sono quelli più anziani soprattutto tra gli uomini: il 60,4% dei dirigenti medici ha più di 55 anni e il 38% supera i 60.     CIRCA 83 MILA EURO ANNUI LA RETRIBUZIONE MEDIA DEI MEDICI   La retribuzione lorda annua media pro capite nel comparto della sanità risulta di quasi 83 mila euro per i medici, di 73 mila euro per i dirigenti non medici e di 31 mila euro per il personale non dirigente.  

L’occupazione nella sanità pubblica colpita dai piani di rientro della spesa     

Al 31 dicembre 2018, risultano occupati nella sanità pubblica[1] circa 692 mila dipendenti, di cui 650 mila a tempo indeterminato, ossia circa un quinto del personale stabilmente assunto nella pubblica amministrazione[2] (Figura 1).

Dal 2009 si è registrata una progressiva riduzione degli occupati a tempo indeterminato per effetto delle politiche di contenimento della spesa per il personale nel settore pubblico e, soprattutto, dell’applicazione in alcune regioni dei piani di rientro della spesa sanitaria[3].

Tra il 2009 e il 2018, la diminuzione complessiva è stata di circa 44mila unità (-6,4%). Tale riduzione è stata solo parzialmente compensata dall’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione – che, trattenendo i lavoratori più anziani, ha velocizzato il processo di invecchiamento del personale – e dalla crescita del ricorso al lavoro flessibile (a tempo determinato e in somministrazione).

Nel 2018, gli occupati con forme di lavoro flessibile sono circa 42mila, contro i 38 mila del 2009 e i 31 mila del 2013.

FIGURA 1. PERSONALE STABILE E FLESSIBILE (a) TRA I DIPENDENTI DELLA SANITÀ. Valori assoluti. Anno 2018.

Fonte: Elaborazione Istat su dati su RGS-IGOP

(a) Personale a tempo determinato e interinali.

La diminuzione più marcata di personale stabile (-13,5%) ha riguardato i dirigenti non medici (con ruoli tecnici, amministrativi o professionali, inclusi i sanitari non medici[4]). Il maggior ricorso a forme di lavoro flessibile (+64%), infatti, è riuscito a compensare solo un quarto delle cessazioni.

Tra i medici (inclusi odontoiatri e veterinari) la contrazione del personale stabile è stata del 5,4%; anche in questo caso solo un quarto delle cessazioni è stato controbilanciato dall’incremento del lavoro flessibile (+26%).

Tra il personale non dirigente (che include amministrativi, sanitari, professionali e tecnici) si è registrata una diminuzione, pari a 34.600 unità (-6,3%) che ha portato il numero di dipendenti a tempo indeterminato a circa 518 mila dai 553 mila del 2009. Il ricorso a personale flessibile (+5,3%), per il 20% rappresentato da prestazioni in somministrazione, ha solo minimamente compensato la riduzione di personale stabile.

Età media dei dipendenti sopra i 50 anni

Le politiche di innalzamento dell’età pensionabile insieme all’applicazione di normative volte al contenimento delle assunzioni[5] hanno portato a un innalzamento dell’età media dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, pari a 50,7 anni. L’età media degli uomini è più alta di quella delle donne, 52,3 anni contro 49,9 (Figura 2).

Il 57,6% del totale dei dipendenti nella sanità è ultracinquantenne (63,9% degli uomini e 54,5% delle donne). La fascia di età con più dipendenti è quella 55-59 anni per gli uomini e 50-54 per le donne.

FIGURA 2. DISTRIBUZIONE PERCENTUALE PER ETÀ E GENERE DEI DIPENDENTI DELLA SANITÀ. Anno 2018

Fonte: Elaborazione Istat su dati su RGS-IGOP 

(a) L’analisi riguarda solo il “personale stabile”. Sono esclusi “altro personale” e lavoratori flessibili.

I dirigenti – medici e non – sono quelli più anziani (anche per effetto di una carriera lavorativa necessariamente più lunga), soprattutto se uomini. Tra i dirigenti medici ha più di 55 anni il 60,4% degli uomini mentre quasi quattro su dieci superano i 60. La situazione anagrafica è diversa per le donne: solo il 36% ha più di 55 anni e circa la metà ha un’età compresa tra 40 e 55 anni.

Tra i dirigenti non medici, gli ultracinquantacinquenni sono il 62,4% e gli ultrasessantenni il 36,7%; le donne, che in meno di un terzo dei casi superano i 60 anni, nel 15% sono under 40 (contro meno del 10% tra gli uomini).

Più giovane, in media, il personale non dirigente: in quasi un quarto dei casi ha meno di 45 anni (23,9% gli uomini; 25,5% le donne) mentre supera i 60 anni di età solo una su dieci tra le donne e uno su cinque tra gli uomini.

Forti differenze delle retribuzioni dei dirigenti rispetto agli altri comparti

Nel comparto della sanità la retribuzione lorda pro capite ammonta a quasi 83 mila euro l’anno per i medici, a 73 mila euro per i dirigenti non medici e a 31 mila euro per il personale non dirigente[6] (Prospetti 1 e 2).

Le retribuzioni medie dei dirigenti del comparto sanità risultano in linea con quelle osservate per i dirigenti dei Corpi di Polizia e delle Forze Armate, per i dirigenti scolastici e i dirigenti delle professionalità sanitarie dei ministeri; sono invece sensibilmente più basse di quelle dei dirigenti degli Enti pubblici non economici (158 mila euro), della Presidenza del Consiglio dei Ministri (150 mila), delle Agenzie fiscali (137 mila), del personale di Magistratura (137 mila euro) e degli Enti di ricerca (116 mila).

PROSPETTO 1. RETRIBUZIONE LORDA MEDIA ANNUA (a) DEI DIRIGENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. COMPARTI PRINCIPALI. Anno 2018

Fonte: Elaborazioni Istat su dati RGS – IGOP.                             

(a) Le retribuzioni medie sono calcolate per il solo personale a tempo indeterminato. I valori comprendono gli arretrati ad eccezione di quelli derivanti dai rinnovi contrattuali, dalle progressioni economiche, dall’applicazioni di sentenze e dalle ricostruzioni di carriera.

(b) La retribuzione include l’indennità di esclusività di rapporto stimata sui valori del 2017.                                                                                     

(c) Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia penitenziaria (ufficiali generali e ufficiali superiori).

(d) Aeronautica, Esercito, Marina Militare e Capitaneria di Porto (ufficiali generali e ufficiali superiori).


[1] I dati utilizzati nelle elaborazioni sono relativi al Conto Annuale MEF-RGS – https://www.contoannuale.mef.gov.it/ – e Archivio Conto Annuale Ministero dell’economia e delle finanze – Ragioneria generale dello stato.

[2] I dati sull’occupazione sono relativi ai dipendenti presenti al 31 dicembre per il personale stabile e a una quantificazione anni/uomo per la componente flessibile.

[3] Tra gli interventi previsti nei piani di rientro vi sono le misure di contenimento del costo del personale e la rideterminazione dei fondi di contrattazione e dotazioni organiche. Le regioni interessate dai Piani di rientro nel periodo 2009-2018 sono Lazio, Campania, Molise, Abruzzo, Sicilia, Puglia, Piemonte e Calabria .

[4]Farmacisti, biologi, chimici, psicologi, fisici e dirigenti delle professioni sanitarie.

[5] L’analisi per età riguarda il solo aggregato “personale stabile”.

[6] Le retribuzioni medie sono calcolate per il solo personale a tempo indeterminato rapportando il monte salari alle mensilità corrisposte; per alcuni aggregati sono ottenute come media pesata con la consistenza occupazionale al 31 dicembre. La retribuzione comprende anche gli arretrati, ad eccezione di quelli derivanti dai rinnovi contrattuali, dalle progressioni economiche, dall’applicazioni di sentenze e dalle ricostruzioni di carriera.

Per i non dirigenti busta paga in linea con il resto della PA

La retribuzione del personale non dirigente presenta una variabilità più contenuta rispetto agli altri comparti. Il personale strettamente sanitario percepisce, in media, oltre 33 mila euro, circa 10 mila euro in più di quello amministrativo, tecnico, ausiliario della scuola (23 mila euro) e circa 23 mila euro in meno del personale non dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri (56 mila euro).

PROSPETTO 2. RETRIBUZIONE LORDA MEDIA ANNUA (a) DEL PERSONALE NON DIRIGENTE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. COMPARTI PRINCIPALI. Anno 2018

Fonte: Elaborazioni Istat su dati RGS – IGOP.

(a) Le retribuzioni medie sono calcolate per il solo personale a tempo indeterminato. I valori comprendono gli arretrati ad eccezione di quelli derivanti dai rinnovi contrattuali, dalle progressioni economiche, dall’applicazioni di sentenze e dalle ricostruzioni di carriera.

(b) Insegnanti, insegnanti di religione e insegnanti di sostegno.

(c) Escluse alte specializzazioni in dotazione organica.

(d) Sono esclusi i professionisti: medici (97.458 euro annui) e non medici (128.437 euro annui).

(e) Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia penitenziaria (ufficiali inferiori e sottufficiali).

(f) Aeronautica, Esercito, Marina Militare e Capitaneria di Porto (ufficiali inferiori e sottufficiali).

(g) Personale direttivo e personale non dirigente e non direttivo.

Glossario

Personale stabile: personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, comprensivo dei Dirigenti a tempo determinato in quanto ricoprono un posto di lavoro non propriamente riconducibile ad esigenze temporanee dell’Amministrazione. Il numero del personale stabile è rilevato al 31 dicembre dell’anno di rilevazione.

Personale flessibile: rientrano in questa categoria i lavoratori con contratto a tempo determinato, i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità (LSU/LPU), i lavoratori con contratto di formazione e lavoro e con contratto di somministrazione di lavoro (ex interinali). L’unità di misura è costituita dalle “unità annue” impiegate nell’anno di riferimento, ottenute sommando i mesi lavorati da coloro che prestano attività lavorativa a termine e dividendo il totale per i 12 mesi dell’anno.

Dirigenti medici: rientrano in questa categoria i medici, veterinari ed odontoiatri.

Dirigenti non medici: rientrano in questa categoria i dirigenti dei ruolo professionale, tecnico ed amministrativo e sanitario (biologi, fisici, chimici, psicologi e farmacisti).

Personale non dirigente: rientrano in questa categoria il personale non dirigente del ruolo amministrativo, professionale, tecnico e sanitario (personale con funzioni riabilitative, personale infermieristico, personale tecnico sanitario, personale con funzione di vigilanza e ispezione).

Retribuzione annua lorda: la retribuzione lorda comprende le seguenti voci di spesa: stipendio, indennità integrativa speciale, tredicesima mensilità, straordinario, indennità fisse e accessorie. Sono escluse: indennità per servizio all’estero spettanti al personale amministrativo del Ministero degli esteri, del personale della Scuola, delle Forze armate e dei Corpi di polizia; l’indennità prevista in favore del personale universitario che presta servizio presso le strutture sanitarie (la cosiddetta indennità “De Maria”) i; il trattamento accessorio corrisposto direttamente dall’Amministrazione utilizzatrice al personale in posizione di comando/distacco; l’indennità rettorale, l’indennità ex art. 42, comma 5, d.lgs. 151/2001, lo straordinario personale militare in servizio presso la PCM. I valori comprendono gli arretrati ad eccezione di quelli derivanti dai rinnovi contrattuali, dalle progressioni economiche, dall’applicazioni di sentenze e dalle ricostruzioni di carriera. Le retribuzioni sono rilevate secondo un criterio di cassa – spese di personale sostenute in termini di pagamenti effettuati nell’anno di riferimento – mentre per il comparto Sanità è adottato il criterio della competenza economica.

Nota metodologica

L’analisi presentata si basa sui dati della rilevazione annuale del Conto Annuale 2018 prevista dal titolo V del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165 e condotta dalla Ragioneria Generale dello Staro (RGS). La rilevazione che riguarda principalmente la consistenza del personale e le relative spese sostenute dalle Amministrazioni pubbliche, fa parte dei flussi informativi del Sistema Statistico Nazionale (SISTAN) ed è censuaria. Sono chiamati a parteciparvi, infatti, tutti gli enti dell’aggregato “Pubblica amministrazione” destinatari delle disposizioni recate dal d.lgs. n.165/2001; dal 2013 rientrano nella rilevazione anche gli enti della lista S13 dell’Istat.

Per approfondimenti:

  • Circolare 16 maggio 2019, n.15 – Istruzioni per l’acquisizione nel sistema informativo SICO dei dati di organico e di spesa del personale dipendente dalle pubbliche amministrazioni per l’anno 2018 (conto annuale).

Le fonti

– Conto Annuale MEF-RGS – https://www.contoannuale.mef.gov.it/

– Archivio Conto Annuale – Ministero dell’economia e delle finanze – Ragioneria generale dello stato

– Commento ai principali dati del Conto Annuale del periodo 2009-2018 –https://www.contoannuale.mef.gov.it/ext/Documents/ANALISI%20E%20COMMENTI%202009-2018.pdf

– Focus specifici: Servizio Sanitario Nazionale – https://www.contoannuale.mef.gov.it/documentale.