«In questa sospensione angosciosa, una sola cosa sembra chiara. L’evento ha fatto più vittime di quanto dicano le statistiche. Tutti, infatti, ne soffriamo, tutti ne siamo vittime. Ma subito capiamo una seconda cosa. Ci troviamo di fronte a una contraddizione. Da un lato, quell’evento ci sorprende, azzanna la nostra mente come una sconvolgente novità. Dall’altro, man mano che riflettiamo, ci sembra di confrontarci con una rivelazione: di “scoprire” qualcosa che già esisteva».
Da Politica della bellezza, James Hillman
«Non riconoscendo la realtà dell’anima mundi e il riflesso che ha sulla nostra anima personale, prendiamo ogni sofferenza su di noi – mea culpa – e restiamo inconsapevoli della sofferenza dell’anima del mondo, di come siano torturate le sue strutture, di come essa sia esiliata in una nichilistica natura selvaggia, e di come aneli a tornare a una cosmologia che dia il primo posto alla bellezza».
Da Vivere alla periferia di se stessi e del mondo, intervento di Carla Stroppa al convegno Arpa “Disagio dell’individuo, disagio della società”
«Christopher Bollas che è una figura di spicco tra i teorici della psicoanalisi contemporanea, nel suo recente libro L’età dello smarrimento, tesse un’appassionata e patita analisi storica della modernità e sottolinea, tra l’altro, che “Sebbene un americano su sei assuma farmaci contro la depressione e l’ansia, continuiamo a considerare questi fenomeni puramente individuali, siamo restii a riconoscere la possibilità che ciò di cui soffriamo sia un disturbo della collettività”. Lo è invece e occorre rendersene conto. A quale mondo stiamo tentando di adattarci per non sentirci troppo soli, periferici, devianti? A quale prezzo di alienazione dal nucleo autentico di noi stessi assecondiamo il trend dominante della contemporaneità? A quale rischio di non esserci o, per dirlo con De Martino che si è occupato di stati alterati di coscienza, a quale rischio di crollo della presenza e di ritorno dell’Io frastornato alla sfera psicoide teorizzata da Jung e ai conseguenti arcaismi dell’inconscio collettivo? (…) Dice ancora Bollas: “Non è tanto lo shock del cambiamento in sé o lo shock del futuro, a rivelarsi traumatizzante: lo è, piuttosto, la complessità sconvolgente della materia oscura. Come i fenomeni della meccanica quantistica, che governano i circuiti all’interno dei nostri computer, la materia oscura dell’universo è invisibile, ma, come la gravità, è il collante che tiene assieme il tutto. E c’è una forma di materia oscura che sta manovrando il nostro mondo”».
Da Hic et Nunc, Maria Gabriella Brioschi e Laura Battistini Carera
«La solitudine nel suo permetterci di restare nel presente riunisce in noi il nostro passato per proiettarci nel futuro. La solitudine diventa, quindi, quel cerchio magico in cui tutte le esperienze della vita acquistano un senso unitario. Allora sarà un grande bene per ognuno di noi se non fuggiremo dalla solitudine con futili e vari mezzi, ma se cercheremo di penetrarla e di lasciarla vibrare in noi».
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