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“Foglio di Bambù” è una canzone che non alza la voce, ma si fa sentire forte. Giuseppe D’Alonzo torna con un brano che è più una confessione sussurrata che una dichiarazione, e proprio per questo colpisce dritto al cuore. Niente elettronica, niente fronzoli: solo strumenti veri, suoni caldi, un arrangiamento essenziale che lascia spazio alle parole, ai silenzi, alla verità.

Foglio di Bambù – Giuseppe D’Alonzo
Quello che D’Alonzo racconta non è solo l’arrivo di un figlio, ma lo smottamento emotivo che questo evento può generare in una coppia. E lo fa da un punto di vista raro, spesso messo da parte: quello del padre, che non è eroe, non è guida, ma uomo. Un uomo che si sente ancora bambino, che non sa bene come si fa, che vacilla nel momento in cui tutto intorno a lui cambia.
C’è una tenerezza profonda nel modo in cui la voce si appoggia sulla melodia, come se anche il canto fosse incerto, timido, in punta di piedi. “Foglio di Bambù” è questo: la delicatezza di un sentimento che non ha ancora trovato le parole giuste, ma che prova comunque a farsi comprendere. È la fragilità di chi ama e, proprio per questo, ha paura di non essere abbastanza.
Giuseppe D’Alonzo non cerca colpi di scena o frasi ad effetto. Preferisce la semplicità, la verità di chi prova a raccontare se stesso senza maschere. E ci riesce. Ci riesce benissimo. Perché “Foglio di Bambù” non è solo una canzone: è una carezza data con mani tremanti, ma autentiche.
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