9 Luglio 2025

Zarabazà

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Don Giuseppe Fusari alla inaugurazione romana di “Io sono Tu sei” di Bevilacqua e Fedele

Quella di Don Giuseppe Fusari, bresciano, classe 1966, è una voce autorevole. Anche nel web: il suo account IG conta ben 61.00 followers.

Dopo gli studi teologici e l’ordinazione presbiterale, si è laureato in Lettere Moderne ed ha frequentato la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte. Ha anche conseguito il dottorato in Storia moderna. Docente di Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica, ed è stato anche Direttore del Museo Diocesano di Brescia. Ha al suo attivo diversi volumi e articoli di storia e storia dell’arte, apparsi sia in volume che in rivista. Si è anche dedicato all’attività artistica realizzando dipinti su tavola, dipinti murali e vetrate per edifici religiosi del bresciano e del mantovano. Oggi si dedica soprattutto all’incisione, sperimentando diverse tecniche consone con la sua intenzione espressiva.

Sarà uno dei protagonisti del prossimo vernissage romano alla Galleria La Pigna di Roma, in via della Pigna 13a, all’interno di Palazzo Maffei Marescotti, che dagli Anni 60 è sede UCAI – Unione Cattolica Artisti Italiani. Si tratta dell’opening della  exhibition “Io sono Tu sei” di Cinzia Bevilacqua e Ferdinando Fedele, per i quali ha scritto anche un testo critico. Alle ore 17.30 del 18 luglio, infatti, accompagnati dalle note della pianista Daniela Reboldi, con introduzione da parte della Dott.ssa Valentina Pedrali – che interverrà a più riprese insieme al curatore Prof. Claudio Strinati –  il noto prete, anche apprezzato scrittore e storico dell’arte, interverrà per esprimere il suo punto di vista su questa attesissima esposizione dell’Urbe.  Lo incontriamo a pochi giorni dall’appuntamento.

Don Giuseppe Fusari

Don Fusari, lei che ha una profonda conoscenza sia della teologia che dell’arte, come ritiene che l’esposizione “Io sono Tu sei” riesca a far dialogare la dimensione spirituale con l’espressione artistica contemporanea di Bevilacqua e Fedele? Ci sono elementi specifici nelle opere che, a suo avviso, incarnano questo dialogo?”

Credo che la riflessione artistica, e con essa il risultato artistico, portino con sé naturalmente il bisogno di un rapporto: l’arte contemporanea ha intuito da subito che il cuore del problema dell’arte non era più la rappresentazione, ma l’espressione. E con essa la risposta che a tale proposta è sottesa. Una mostra come “Io sono Tu sei” mette in evidenza, fin dal titolo, la prospettiva del rapporto io-tu che oggi non si risolve più a senso unico, ma si moltiplica attraverso i molti sé che l’individuo produce per narrarsi e talvolta per mascherarsi. Con due linguaggi che a mio parere si integrano, gli artisti mettono sul piatto la domanda se e come questo nuovo rapporto col sé possa declinarsi con l’altro, e quanto di questo sia davvero disvelamento dell’interiorità, del fatto spirituale. La mostra cerca indizi, prove a carico, depistaggi entro i quali l’esteriore tenta di esprimere ancora un riflesso della propria interiorità.

Considerando il suo ruolo di storico dell’arte, quali parallelismi o rotture individua tra le tematiche affrontate in questa mostra e le correnti artistiche che hanno, nel corso della storia, esplorato l’identità e la relazione interpersonale, soprattutto dal punto di vista filosofico o teologico?

La mostra parte da un tema classico: l’immagine come mezzo di conoscenza e di autoconoscenza. La cultura greca, col mito di Narciso, ha messo in guardia non tanto sulla volontà di piacere (e di apparire), bensì sulla volontà di possedersi. Sembra un particolare da poco e tuttavia è, a mio avviso, la radice di originalità di questa esposizione: non ci si ferma, come è accaduto spesso, sul rapporto con l’immagine, ma sul possesso dell’immagine e sulla manipolazione della stessa, che diventa manipolazione dell’anima. L’uomo ha sempre cercato di possedersi e, prima nel ritratto, poi nella fotografia, ha tentato di possedere il tempo, superando con l’opera d’arte il tempo biologico. L’intento nuovo oggi, e bene lo indaga la mostra, non è più quello di sopravviversi, ma quello di ricostruirsi. È un mito di Narciso al contrario: è il riflesso (il medium) che conta, non chi si specchia. E tutto è affidato alla corrente dei social e alla velocità delle immagini.

Don Fusari, da scrittore, in che modo valuta il potere narrativo di un’esposizione artistica come “Io sono Tu sei”? Ritiene che possa offrire una “narrazione’ visiva” capace di stimolare una riflessione profonda nel visitatore, forse anche più di un testo scritto?

Ne sono certo. Ci riflettevo scrivendo queste righe: tradurre in parole quanto appare, potrei dire, evidente nelle opere esposte, è cosa non facile e, in alcuni casi, inutile. Il vantaggio di questa esposizione (e proprio per i diversi linguaggi che i due artisti mettono in scena) è quello di parlare

alla parte nascosta, al meccanismo che accende dentro di noi un atteggiamento o un’azione. La trasposizione artistica, nel “farsi” di Fedele e nel “mimetizzarsi” di Bevilacqua intercetta ed entra in interferenza con l’azione e il vissuto. E chi visiterà la mostra – se accetterà il gioco messo in atto dai due artisti – non avrà visto solo qualcosa, ma avrà potuto intuire lo spiraglio attraverso il quale ricostruire il rapporto con sé e con l’altro.

L’esposizione ad ingresso libero di “Io sono Tu sei” continuerà fino al giorno 31 luglio 2025, seguendo gli orari della galleria. E riprenderà dal primo settembre fino al giorno 8 settembre 2025.

Ulteriori info a info@gallerialapigna.net