14 Luglio 2025

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Intervista al cantautore e scrittore Napodano

Napodano

Napodano

Difficile incasellare Napodano. Cantautore, autore, performer, “ratto” per scelta e per dichiarazione. Dopo Storie di una sera… con poca gente, il suo nuovo disco che alterna rabbia lucida e carezze malinconiche, è arrivato Memorie di un Ratto, il suo esordio letterario: un libro spiazzante e intimo, dove frammenti autobiografici e invettive sociali si intrecciano senza filtro. In questa intervista, Napodano non si risparmia e lo fa con il suo stile caustico, ironico e insieme vulnerabile.


In “Memorie di un ratto”, il tuo esordio letterario, parli spesso della noia come motore di pensiero. È un tema che ritorna più volte, quasi come un personaggio. Ti annoi ancora oggi o hai fatto pace con quel vuoto creativo?

Non faccio pace con nessuno, o almeno difficilmente lo faccio. Poi con la noia non ci ho mai litigato quindi non devo farci pace, anzi, lei spesso mette il brio nella mia vita, sconvolge le costanti e crea variabili, mi tiene giovane, con la pelle fresca e senza rughe!

In Ciccio sa volare racconti il bullismo e la solitudine infantile con uno sguardo tenero ma anche spietato. Quanto c’è di autobiografico in quel brano e quanto è frutto dell’osservazione?

Mettiamola così, se tanti libri sono scritti in prima persona e molti altri in terza persona, il mio l’ho scritto in prima e seconda persona plurale! Si parla di me e di voi, di tutti noi in vari momenti della vita, ma non quella patinata da vip(s), bensì di quella di tutti noi ‘fantozzini’ che abitiamo il lato luminoso di questo mondo, quelli medi, insomma. In molti casi io sono stato seppur in tempi e modalità differenti, sia vittima che carnefice. Ma non lo siamo stati un po’ tutti?

Napodano - Memorie di un ratto
Napodano – Memorie di un ratto

“Essere ratto è meglio che essere schiavo”, scrivi nella canzone che dà origine al libro. È una provocazione o una vera dichiarazione politica?

Dichiarazione di guerra contro la “massificazione” del pensiero, contro il perbenismo e il buonismo di questa epoca buia, contro la retta linea di pensiero sociale che ci guida verso una mercificazione della vita. Mi spiace, io faccio quello che voglio quando lo voglio, scendo difficilmente a compromessi anche se questo mi è costato estremamente caro. La mia tristezza è generata proprio da questa scelta consapevole: se tutto quello che ho è merito mio, tutto quello che ho perso è a causa mia. Io ho creato e distrutto un essere umano dall’interno.

Hai scritto cose molto intime, anche scomode, con una lingua diretta, quasi cruda. Ti sei mai fermato un attimo prima di pubblicare qualcosa, pensando: “forse sto dicendo troppo”?

Troppo riguardo cosa? Me stesso? A chi gliene importa? Alcuni aspetti della società, del costume, della politica, della religione e dell’idiozia umana stanno distruggendo il nostro mondo, il nostro presente e purtroppo anche il futuro. Tanta gente a cui abbiamo dato il permesso di parlare pubblicamente rappresentando istituzioni nazionali e internazionali dicono cose che si dovrebbero davvero vergognare e seppellirsi sotto un lago di catrame. Io non sono nessuno, sono solamente un ratto che ogni tanto mette la testa fuori dalla fogna con l’orgoglio di essere se stesso. Mi sono candidato Papa due volte e non hanno preso in considerazione la mia candidatura; volevo diventare Presidente del Consiglio ma non sono residente in Italia; volevo guidare un sindacato ma mia madre mi ha detto che non vuole portarmi i fiori al cimitero. Allora vedete che ve la cercate??? 

Parliamo ora del tuo nuovo disco “Storie di una sera… con poca gente”. Ascoltandolo troviamo brani come Di martedì che sembrano pieni di rabbia lucida, e altri come Ciao o Il filo dell’aquilone che sembrano carezze. Come tieni insieme queste due anime?

Si chiama bipolarità; una volta ho provato a controllarla con le droghe, legali oppure no, però non ha mai funzionato. Al massimo scrivevo più lentamente. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine e si va avanti dignitosamente bene. Immagina se una parte di me fosse stata terrapiattista, complottista o amante della trap… là sarebbe stato un dramma.

Niente di speciale è una canzone che dice tanto sul nostro tempo, senza alzare la voce. La bellezza, oggi, ha bisogno di essere sussurrata?

Ha piuttosto bisogno di essere condivisa, riscoperta, regalata, divulgata con ferma educazione. Crescendo cuccioli di umani con la fretta, le urla, la mania del successo, la voglia di essere soltanto ricchi di soldi, il desiderio di essere dei volti famosi, di poter insultare, gridare, mortificare e infine uccidere creando come conseguenza al massimo qualche post su Instagram, è là che dai il colpo di grazia al futuro.

Il titolo sembra quasi una dichiarazione d’intenti: Storie di una sera… con poca gente. È più facile dire la verità quando il pubblico è piccolo?

No, è facile uguale, soltanto che tanta gente non viene ad ascoltare me perché per diverse cause, io sono fuori dal mercato, tutto qua.