
Per la sua speciale topografia fin dai tempi antichi Venezia ebbe il suo bel da fare ad occuparsi della sua illuminazione stradale. All’epoca in ogni angolo dove le calli erano più strette e curve era sospesa una lampada che veniva accesa di notte. In molti casi perché non sembrasse che il lume fosse acceso inoperoso, alla parete dietro la lampada veniva posta un’immagine della Beata Vergine così che il lume fosse acceso tanto per la Beata Vergine, quanto per i passanti.
Nacquero così i primi altarini o capiteli molto comuni a quel tempo a Venezia, che illuminavano le strade con quei fanaletti chiamati cesendeli o cesendoli perché emanavano un chiarore tenue.
L’olio che serviva per alimentare la fiamma dei cesendeli era pagato in parte dai Provvidotori al Sal (specialmente per quelli accesi nella contrada di Rialto e dintorni), mentre gli altri venivano forniti d’olio dalle volontarie donazioni delle persone del luogo.

In quel tempo era usanza che i patrizi quando uscivano di notte, erano accompagnati da un servo che portava una fiaccola e che veniva chiamato dalla gente “el codega”, poiché, stando dietro, veniva ad essere quasi una specie di coda del proprio padrone.
Nei primi anni del Settecento anche nei pressi delle porte dei teatri dei casini e dei caffè, vi erano sempre alcuni “furlani” (persone friulane che vivevano Venezia e che facevano umili mestieri) con delle lampade accese ad aspettare, ed illuminare la strada per i clienti.
Fu solo il 23 maggio del 1732 che venne decretata dal Senato l’illuminazione intera della città con l’obbligo a tutti di contribuire, eccetto i poveri.
Nel 1734 quando Goldoni ritornò a Venezia, dopo una assenza di quasi cinque anni, rimase stupito dell’illuminazione della sua città, illuminata da 1964 fanali, tanto da scrivere:
“Venezia di notte nel 1734 era unica nel suo genere; i suoi fanali ad olio formavano, una decorazione utile e piacevole ed alla luce dei fanali si univa quella delle botteghe che stavano aperte in ogni tempo fino alle dieci di sera, ed una gran parte fino a mezzanotte ed altre non si chiudevano mai. Dal Ponte di Rialto a Piazza San Marco la città era animata di notte come fosse di giorno; i caffè sempre aperti erano pieni di gente allegra, piacevole, cortese; si cantava per le piazze, per le calli per i canali; erano famosi i suoi carneval, i suoi teatri, i suoi balli.”
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