
Ci sono dischi che sembrano fatti per raccontarti esattamente quello che stai vivendo, anche se non li hai mai sentiti prima. “Believe” di YKO è uno di quei rari incontri musicali che non chiedono attenzione, ma la meritano tutta. È un album che non urla, ma sussurra forte, fino a entrare nel profondo.

Believe – YKO
La title track, “Believe”, è il cuore pulsante di tutto. Una canzone che inizia piano, con un’intimità quasi fragile, e poi cresce, si espande, diventa un abbraccio universale. È una chiamata, un invito a non smettere di crederci – in noi stessi, negli altri, in qualcosa di più grande. La voce di YKO si fa solenne, profonda, quasi spirituale, accompagnata da archi che sembrano amplificare il respiro dell’anima. È una traccia che non solo apre il disco: gli dà senso.
Accanto a questo manifesto emotivo, ci sono ballad che si muovono su corde sottili, come “Mama”, “I Will” e “Amen”.
In “Mama”, YKO dà voce a un bambino che osserva il mondo con occhi pieni di paura e speranza: è un canto dolceamaro sulla guerra, sull’innocenza spezzata, e su quanto l’amore materno possa essere l’ultima difesa contro il dolore.
“I Will” è forse la più intima: una promessa sussurrata, che sembra scritta di notte, in silenzio, quando tutti dormono tranne i pensieri.
E poi “Amen”, un vero atto d’amore verso la musica stessa, quella compagna invisibile ma fedele, che c’è sempre, quando il mondo tace. È semplice e profonda, come una preghiera laica – e forse lo è davvero.
Ma “Believe” non è solo introspezione. C’è una parte viva, che cammina scalza nei campi e guarda il cielo: quella country-folk che vibra in “Road Too Far”, “Drop in the Bowl” e “Rockin’ on the Reel”. Qui si sente la voglia di muoversi, di partire, di cercare qualcosa – o qualcuno – lungo la strada. YKO riesce a far convivere radici e leggerezza, malinconia e sorriso, come se ogni passo fosse un modo per ritrovarsi.
Poi ci sono quei brani che stanno in mezzo, che mischiano luce e ombra, suono e pensiero. “Be Like the Sun” è uno di questi: un’esortazione dolce ma potente a brillare, anche quando tutto spinge verso il buio. Non è solo un messaggio positivo: è un atto di resistenza.
“Gloria”, invece, racconta la lotta per sentirsi visti, riconosciuti, in un mondo che spesso ti guarda solo se fai rumore. E YKO, con garbo e lucidità, smonta questo bisogno di apparire, proponendo una nuova gloria: quella di essere sé stessi.
In definitiva, “Believe” non è un disco che cerca l’approvazione. È un disco che cerca un contatto.
E quando lo trovi, ti rendi conto che YKO non ti sta solo raccontando qualcosa: sta raccontando anche te.
Un esordio maturo, poetico e necessario. Di quelli che non passano, restano.
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