
Fuori dal 23 maggio “Gentlemanager” di Retrophil. C’era una volta un funk sornione, quello di Felini e contenti, che ti faceva muovere le spalle mentre pensavi “sì, cavolo, è proprio così”. Ora c’è Gentlemanager, che abbandona il velluto funky per infilarsi una giacca più slim, dal taglio aziendale, ma sempre con quel sorriso ironico cucito dentro le cuciture. Retrophil cambia pelle ma non sguardo: sempre attento, sempre affilato.

Retrophil – Gentlemanager
Questa volta non siamo tra divani e pigrizie feline, ma in un open space pieno di KPI, briefing e “ci sentiamo a Q3”. La frase “di te posso prendermi cura a patto che si fattura” è una perla amara, il biglietto da visita di una società in cui l’empatia si inserisce in tabella Excel. Eppure, lo ascolti con leggerezza, ti ritrovi a ballare in cucina con la tazza del caffè mentre pensi a quante volte anche tu hai confuso la gentilezza con la customer care.
Il bello di Retrophil è che riesce a fare tutto questo senza mai essere pesante. Ti strappa un sorriso, ma poi ti rimane in testa quella sensazione strana, tipo quando qualcuno ti fa una battuta su una tua debolezza e tu ridi, ma ci pensi anche un po’. È questo il suo superpotere: dire cose vere, ma farle passare con un beat che ti mette di buonumore.
In un panorama musicale dove tutti vogliono suonare cool, Retrophil è uno dei pochi che osa sembrare umano. E in un mondo pieno di Gentlemanager, forse abbiamo davvero bisogno di artisti come lui.
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