
SCRIVERE D’OPERA“ELENA FORMICA”
VI EDIZIONE
Mia Novaretto del Liceo Classico “Gian Domenico Romagnosi” di Parma, Agata Scaglioni e Martina Rocca del Liceo Classico “Paciolo-D’Annunzio” di Fidenza sono le vincitrici del concorso di scrittura critica, realizzato dal Teatro Regio di Parma, in collaborazione con Gazzetta di Parma, con il patrocinio di Associazione Nazionale dei Critici Musicali e Associazione Nazionale dei Critici di Teatro.
Già annunciata la VII edizione di Scrivere d’Opera, laboratorio gratuito di scrittura critica, rivolto a studenti e insegnanti delle scuole secondarie di II grado di Parma e Provincia, che avrà luogo nel periodo novembre 2025 – marzo 2026 e sarà dedicato a Manon Lescaut di Giacomo Puccini
Nel corso della Cerimonia che si è svolta venerdì 23 maggio al Ridotto del Teatro Regio di Parma è stato assegnato il Premio Scrivere d’Opera “Elena Formica” alla I Classificata Mia Novaretto del Liceo Classico “Gian Domenico Romagnosi” di Parma, che ha ricevuto 12 biglietti-invito per la Stagione d’Opera, Parma Danza e RegioYoung 2026. II Classificata Agata Scaglioni del Liceo Classico “Paciolo-D’Annunzio” di Fidenza che vince 6 biglietti-invito; III Classificata Martina Rocca del Liceo Classico “Paciolo-D’Annunzio” di Fidenza che vince 4 biglietti-invito.
Le prime tre classificate hanno inoltre ricevuto in premio l’abbonamento digitale semestrale a Gazzetta di Parma.
I finalisti Diego Pasini del Liceo Artistico “Paolo Toschi” di Parma sezione scenografia, Margherita Dall’Aglio, Sara Tripalo delLiceo Artistico “Paolo Toschi” di Parma sezione teatro; Nora Kharroubi, Margherita Negri, Martina Pampari, Viola Kadi Raimondi, Victoria Rossetti, Enrico Salvadè Martinozzi, Valentina Silva del Liceo Classico “Paciolo-D’annunzio” di Fidenza; Zoe Rossi, Irene Subazzoli, Caterina Vaglio, Arianna Ventura del Liceo Classico “Gian Domenico Romagnosi” di Parma; Manuel Accorsi delLiceo Musicale “Attilio Bertolucci” di Parma hanno ricevuto 2 biglietti-invito.
La cerimonia di premiazione, presentata da Mara Pedrabissi, ha visto la partecipazione di Claudio Rinaldi, Direttore della Gazzetta di Parma, Alessandro Cafiero, e dei curatori del workshop Angelo Foletto, Valeria Ottolenghi.
LA GIURIA
Dedicato a Elena Formica, giornalista della Gazzetta di Parma prematuramente scomparsa, il concorso rappresenta il momento conclusivo di Scrivere d’Opera, in occasione del quale ciascun partecipante ha dovuto cimentarsi nella scrittura di una recensione su La Bohème di Giacomo Puccini, in scena per la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Regio di Parma, dando prova delle proprie capacità di analisi e argomentazione. Le recensioni ricevute sono state selezionate e valutate da una giuria composta da Luciano Messi (Sovrintendente del Teatro Regio di Parma), Claudio Rinaldi (Direttore Gazzetta di Parma), Andrea Estero (Presidente ANCM, Direttore di Classic Voice), Giulio Baffi (Presidente ANCT, la Repubblica), Carla Moreni (Domenica Sole24 Ore), Alessandro Cafiero, Gian Paolo Minardi (Gazzetta di Parma), Mara Pedrabissi (Gazzetta di Parma), Roberta Pedrotti (apemusicale.it), Alberto Mattioli (La stampa, Il Secolo XIX), Pierachille Dolfini (Avvenire, pierachilledolfini.it), Alessandro Rigolli (giornaledellamusica.it), Enrico Marcotti (Libertà) e dai curatori del workshop Angelo Foletto (Presidente del Premio Franco Abbiati della critica musicale italiana, la Repubblica ), Valeria Ottolenghi (Relazioni esterne ANCM, Gazzetta di Parma).
GLI OBIETTIVI DI SCRIVERE D’OPERA
Sviluppare senso critico e avvicinare un pubblico giovane all’opera stimolando un ascolto consapevole e uno sguardo autonomo sull’arte e sulla realtà sono gli obiettivi di Scrivere d’Opera. Attraverso incontri finalizzati a fornire gli strumenti necessari per la comprensione di una forma di spettacolo dal vivo così complessa, ascolti e proiezioni comparate, incontri con il cast e il team creativo dell’opera, il workshop si è incentrato sullo studio e l’analisi de La Bohème di Giacomo Puccini, nuova produzione della Stagione d’Opera 2025 del Teatro Regio.
Il workshop proposto è stato riconosciuto quale percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento degli studenti e di aggiornamento per gli insegnanti, per complessive 45 ore. Gli studenti e gli insegnanti sono stati impegnati in 11 incontri – dal 9 gennaio al 7 aprile 2025 – e hanno potuto entrare nel vivo del processo di produzione de La Bohème grazie a una visita guidata nei luoghi del Teatro Regio, in particolare del palcoscenico e della sartoria, con la partecipazione di sarti e scenografi realizzatori, e hanno potuto incontrare gli artisti del cast e assistere alle prove aperte dell’opera.
LE SCUOLE PARTECIPANTI
Oltre 100 tra studenti e insegnanti provenienti da 4 scuole secondarie di II grado di Parma, Liceo Musicale “Attilio Bertolucci”, Liceo Classico “Gian Domenico Romagnosi”, Liceo Artistico Statale “Paolo Toschi” (indirizzi scenografia e teatro),e di Fidenza, Liceo Classico “Paciolo-D’Annunzio”,hanno preso parte agli incontri di Scrivere d’Opera.
LE IMPRESSIONI DI STUDENTI E INSEGNANTI
“Il corso è stato molto interessante e soprattutto mi ha permesso di conoscere e apprezzare l’Opera, a cui prima non mi ero mai approcciata. Forse avrei preferito che durante le lezioni si ascoltasse ancora di più La Bohème, commentandola pezzo per pezzo”.
“…, ritengo che questo corso sia stato interessante. Ha aperto i miei orizzonti, soprattutto in campo musicale. Spero di vincere”.
“…è stata un’occasione per scoprire l’opera di cui prima non avevo un particolare interesse, e sicuramente lo rifarei”.
“Il corso è stato interessante ma anche molto lungo. Una volta vista l’opera però in teatro con le conoscenze acquisite durante il corso ci si rende conto di quanto sia utile, ma durante lo svolgimento è estremamente impegnativo”.
“è stato divertente partecipare a questo PCTO, mi ha fatto incontrare molte persone nuove…”.
“… Grazie a questi incontri ho imparato ad apprezzare molto di più l’opera e mi sono proprio appassionata ad essa”.
“… Credo che “Scrivere d’Opera” sia un’iniziativa che debba essere proposta ogni anno ai ragazzi, in modo che la nostra generazione, scoprendolo o approfondendolo, possa far continuare a vivere il mondo dell’opera”.
“… raggiunge due obiettivi: un approccio ragionato per neofiti all’opera, ricchissimo ma fruibile; occasione di scrittura, esercizio sempre più raro e perciò necessario. Perseverate!”
“… Oserei chiedere, per le prossime edizioni di Scrivere d’Opera, più incontri con il cast di artisti -regista- direttore d’orchestra -etc. Sono di estremo impatto emozionale e culturale”.
APPUNTAMENTO ALL’ANNO PROSSIMO: SCRIVERE D’OPERA 2026
Sarà dedicata a Manon Lescaut di Giacomo Puccini la VII edizione di Scrivere d’Opera con incontri previsti nel periodo novembre 2025 – marzo 2026. Il programma dettagliato sarà disponibile nel mese di settembre. Per informazioni scriveredopera@teatroregioparma.it
PARTNER E SPONSOR
La Stagione del Teatro Regio di Parma è realizzata grazie al contributo di Comune di Parma, Ministero della Cultura, Reggio Parma Festival, Regione Emilia-Romagna. Major partner Fondazione Cariparma. Main partner Chiesi. Cultural partner Crédit Agricole. Media partner Mediaset. Main sponsor Iren, Barilla. Sponsor Agugiaro e Figna, CePIM, Grasselli, Parmacotto, Opem, GHC, Poliambulatorio Dalla Rosa Prati, Drill Pac, Rainieri, GloveICT, Amoretti. Security partner Metronotte. Educational partner Parmalat. Wine partner Oinoe. Mobility partner Tep. Radio Ufficiale Radio Monte Carlo. Fair Play partner Zebre. Con il contributo di Ascom Confcommercio Parma Fondazione, Ascom Parma Confcommercio, Camera di Commercio dell’Emilia, Fondazione Monteparma. Legal counselling Villa&Partners. Con il supporto di “Parma, io ci sto!”. Sostenitori tecnici De Simoni, Teamwork, Graphital. Partner artistici e istituzionali Casa della Musica, Coro del Teatro Regio di Parma, Conservatorio “Arrigo Boito”, Società dei Concerti di Parma, Fondazione Teatro Comunale di Bologna, La Toscanini. Il Teatro Regio di Parma aderisce a Fedora, Opera Europa, Operavision, Emilia taste, nature, culture.
Paolo Maier
Responsabile Comunicazione istituzionale, Ufficio Stampa, Archivio
Teatro Regio di Parma Strada Garibaldi, 16/A, 43121 Parma – Italia
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PREMIO SCRIVERE D’OPERA “ELENA FORMICA” – VI EDIZIONE
I CLASSIFICATA
Mia Novaretto – 3E, Liceo Classico GD. Romagnosi
La neve sui ricordi: La Bohème oltre il tempo
Cosa succede quando la nostalgia si fa carne e memoria? Quando un artista anziano, rovistando tra i vecchi oggetti, estrae da una scatola una cuffietta rosa e si ritrova catapultato nei giorni più intensi della sua giovinezza? La regista Marialuisa Bafunno costruisce questa Bohème sospesa tra presente e passato con la coproduzione tra Teatro Regio di Parma, Opera Lombardia, e iTeatri di Reggio Emilia che ha debuttato del Regio di Parma nella prova antegenerale dedicata agli under 30 lo scorso 31 marzo.
Siamo davanti a una Bohème che parla ai giovani (e non solo) di oggi, senza rinunciare alla poesia di ieri. La celebre soffitta parigina si apre all’interno di una grande scatola metallica, cuore pulsante della scena ideata da Eleonora Peronetti. Le luci di Gianni Bertoli seguono con grazia evocativa questo gioco tra passato e presente e le coreografie di Emanuele Rosa animano i quadri più collettivi con leggerezza.
Alla guida musicale il giovane Riccardo Bisatti che ha affrontato con maturità una partitura che vive di respiri interiori. A sua direzione ha saputo esaltare le sfumature emotive con sensibilità, sostenuto dalla filarmonica di Parma e dal Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.
Sul fronte vocale emerge la Mimì di Roberta Mantegna: timbro controllato che regge il peso del personaggio con grazia. Al suo fianco Atalla Ayan (Rodolfo), più efficace nell’eleganza lirica che nei momenti drammatici, ma capace di un ultimo atto toccante. Alessandro Luongo offre un Marcello attorialmente centrato e vocalmente solido. La Musetta di Maria Novella Malfatti è la vera calamita scenica nel secondo quadro. Completano il cast Aleksei Kulagin (Colline), con timbro vellutato, Roberto Lorenzi (Schaunard), con voce scura e presenza scenica efficace e il doppio ruolo ben caratterizzato da Eugenio Maria Degiacomi (Benoit/Alcindoro).
Ma è il ricordo il vero protagonista. Un ricordo che pulsa e lacera. La grande scatola che si apre come uno scrigno è metafora della mente di Rodolfo: un archivio fragile in cui gli oggetti diventano frammenti di vita e la memoria si fa carne. Il tempo scorre in cerchi sempre più stretti attorno al dolore del protagonista, ormai anziano (Marco Bonucci), che ripercorre il suo passato non per rassegnarsi, ma per comprenderlo. La neve che cade, ultima custode del presente si posa sugli oggetti e sui volti, ma soprattutto sull’anima, suggellando l’addio a un tempo irripetibile.
In questo spazio sospeso, la Bohème di Bafunno ci tocca nel profondo. Non solo perché racconta una storia d’amore, ma perché ci interroga su ciò che resta e su quel dolore universale che ci accompagna ogni volta che ricordiamo qualcosa che non possiamo più riabbracciare.
Motivazione:
Termini coraggiosi nell’affrontare la complessa analisi critica di Bohème, con la nostalgia che si fa carne e memoria per un artista anziano che si trova catapultato “nei giorni più intensi della giovinezza”. Scrupolosa l’analisi della regia con la scatola dei ricordi e la celebre soffitta parigina, ma anche delle luci dalla “grazia evocativa”, fino alle coreografie che, tra passato e presente, sanno donare leggerezza. Di grande valore la cura con cui si segue ogni interprete, per la voce e la presenza scenica, riconoscendo come vero protagonista il ricordo. Interessante intuizione l’immersione nella memoria come conoscenza, per capire meglio quanto accaduto.
PREMIO SCRIVERE D’OPERA “ELENA FORMICA” – VI EDIZIONE
II CLASSIFICATA
Agata Scaglioni Terza classe Liceo Classico “Paciolo D’Annunzio”, Fidenza
Bohème – la scatola dei ricordi
1896 e 2025, Teatro Regio di Torino e Teatro Regio di Parma: la Bohème portata in scena da Marialuisa Bafunno riesce a superare le barriere di tempo e spazio, dimostrando l’universalità della nostalgia, della gioia giovanile, del rimorso, sentimenti validi nel diciannovesimo secolo così come nel ventunesimo.
Impresa compiuta nel nome dell’innovazione: non tanto l’ambientazione moderna quanto la dimensione onirica in cui è inserita l’opera pucciniana (letteralmente in una “scatola dei ricordi”) ha favorito la rottura della quarta parete. Il pubblico è trascinato nel caotico Caffè Momus, nello squallido loft/soffitta, nel grigiore della Barriera d’Enfer grazie alla figura di un Rodolfo ormai canuto (Marco Bonucci) che tenta disperatamente di interagire con i personaggi per modificare quello che ormai è solo un ricordo.
In questa dimensione surreale e onirica, di grande efficacia risultano le scelte del light designer Gianni Bertoli: fasci di luce a volte polverosi a volte irruenti “illuminano” particolari nascosti, risultando per nulla esornativi. Così, come nel primo quadro Rodolfo e Mimì si innamorano sotto dei chiarissimi raggi lunari, il tramonto della loro relazione è annunciato da un caldo sfondo aranciato alla fine del terzo atto.
Proprio presso la scarna Barriera d’Enfer i cantanti danno prova delle loro eccellenti doti canore, nonostante le evidenti differenze nello stare in scena: le voci di Roberta Mantegna e di Atalla Ayan (Mimì e Rodolfo), di Maria Novella Malfatti e di Alessandro Luongo (Musetta e Marcello), perfettamente modulate, si fondono completamente nel concertato, evidenziando le differenze tra le due coppie senza rinunciare a un effetto d’insieme armonioso ed equilibrato.
Da applaudire anche Riccardo Bisatti che, con grande sentimento, dirige la Filarmonica di Parma lungo le sfumature della partitura, riuscendo, al di là di alcune incertezze tecniche, a far emergere i colori necessari per dare vita alla scena: toni allegri e vivaci accompagnano la coreografia di Emanuele Rosa nel finale “da musical” del secondo quadro, note stridenti, strascicate e stanche porgono l’estremo saluto a una Mimì morente nell’ultimo atto.
Ed è con un vero e proprio fulmen in clausola che cala il sipario: fiamme di fuoco invadono il palco, cremando la salma di Mimì e con lei una giovinezza ormai trascorsa.
Audacia e inventiva: i caratteri principali di “Bohème – la scatola dei ricordi” non vengono meno nemmeno nel finale dell’opera, in una chiara dimostrazione di come anche nel ricordo possa esserci innovazione.
Motivazione:
Un teatro che dalla storia, dal passato, sa creare echi anche nel presente, superando le barriere del tempo e dello spazio: ancora di oggi i sentimenti della nostalgia, della gioia giovanile e del rimorso. Una dimensione di Bohème onirica dove per un istante sembra sia possibile ricomporre quanto è ormai accaduto definitivamente. Disperato il tentativo di interagire con il passato. Davvero felici gli accostamenti tra la luce della luna al primo innamoramento di Rodolfo e Mimì e lo sfondo arancio del tramonto al pensiero che si sarebbero lasciati. Particolarmente apprezzata l’analisi delle voci, ma anche il riferimento alle coreografie “da musical”.
PREMIO SCRIVERE D’OPERA “ELENA FORMICA” – VI EDIZIONE
III CLASSIFICATA
Martina Rocca terza liceo classico Istituto Paciolo d’Annunzio
A fuoco. Sulle laceranti ultime note, la Bohème va a fuoco. Il fiato resta sospeso, un grido straziante tuona sulla musica, le labbra premono sulla carta in un bacio d’addio. Il foglietto scivola via, il ricordo se ne va per sempre, viene divorato dalle fiamme. Esplode la fine. Anche quando la musica tace e il sipario si chiude, il fuoco continua a bruciare.
Il 31 marzo, al Teatro Regio di Parma, la regista Marialuisa Bafunno dà vita a un dipinto delicato, velato di nostalgia, che assume tinte sempre più scure man mano che il dolore e il rimorso si impossessano della scena. Sul palco i personaggi affrontano un climax di sofferenza che conduce a un finale dolceamaro: il fuoco purifica il vecchio Rodolfo, liberandolo dal passato, o continua a mordergli il cuore e a logorarlo?
L’inserimento del nuovo personaggio, interpretato da Marco Bonucci, carica di significato l’intera opera, completando l’identità di Rodolfo giovane (Atalla Ayan) in un ritratto che sfiora il passato, il presente e il futuro. La Bohème diventa così una proiezione dell’animo di Rodolfo vecchio, squarciato in due dalla continua lotta tra il desiderio di rimediare ai propri errori e l’esigenza di voltare pagina.
Mimì (Roberta Mantegna) rapisce nella sua voce intensa, nell’espressione tenera, negli sguardi affranti. Musetta (Maria Novella Malfatti) capovolge le aspettative, impersonando una diva elegante e misurata, che durante la fatidica discesa dalle scale ammalia pur nella sua economia di movimenti. Non meno sorprendente è Roberto Lorenzi nei panni di Schaunard: appariscente e dominante, sempre pronto a sfoggiare la sua pelliccia maculata con aria da star.
La scenografia di Eleonora Peronetti e le luci di Gianni Bertoli declinano il ricordo in mille aspetti visivi, dalla ruggine rossastra incrostata sulle pareti fino all’alba che si trasforma in tramonto mentre Mimì e Rodolfo camminano verso il loro epilogo.
Nell’ambientazione nulla è lasciato al caso, nemmeno la scritta in gesso che nel terzo quadro risalta sul cemento. Now-here: la vita è fatta di istanti da vivere qui e ora. Ma Rodolfo anziano sfonda le barriere del tempo e dello spazio, pur di entrare nella scatola dei ricordi e sfiorare il suo nowhere, una dimensione onirica che non esiste più da nessuna parte.
E la musica, grazie all’abile direzione della Filarmonica di Parma di Riccardo Bisatti, avvolge il tutto in un caldo abbraccio. Le note, variando dalla frizzante vivacità alla struggente malinconia, trasmettono a volte la sensazione di precipitare nel vuoto, con le mani tese verso dolci momenti che non torneranno più indietro.
Motivazione:
Magnifico attacco: la Bohème a fuoco! Una recensione completa – per i linguaggi della scena, i nomi dei protagonisti – che lascia spazio a un’indagine raffinata che fonde musica e stati emotivi, dalla delicatezza velata di nostalgia di Rodolfo ormai anziano alle tinte più scure del dolore e del rimorso. Perché non è possibile intervenire sul passato che continua a pulsare, a far male. Eccellente l’analisi dei personaggi, il loro vivere sulla scesa, bella l’analisi coloristica di note e luci, preziosa la citazione dell’insegna now-here/ no-where. Il teatro ha bisogno di critici così attenti e sensibili, dallo sguardo aperto e da tale accurata scelta delle parole
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