Marina Rossi è una fotografa ed una digital artist molto rinomata in Italia. Appartiene al gruppo “Quelli di Franco Fontana”, e dal grande Maestro Internazionale ha sicuramente ereditato l’amore per il Colore. E come è sempre successo per tutti gli Allievi del Maestro modenese, ha poi intrapreso una sua personale strada artistica.
Ha anche una ricca esperienza in ambito associazionistico nel campo dell’organizzazione di eventi artistico-culturali a scopo benefico. In carriera ha ideato numerose exhibitions di pittura, fotografia e arte contemporanea, nonché la periodica kermesse “Dalla Fotografia all’Immagine”: full-immersion nel mondo della fotografia d’autore con seminari, workshop e mostre aventi come protagonisti importanti nomi del panorama nazionale ed internazionale.
Marina, esponi da anni come fotografa sul territorio nazionale ed internazionale sia in collettive, sia in mostre personali, ricevendo premi e attestati di merito per i tuoi progetti fotografici. Come definiresti il tuo stile?
Uno stile tra temi intimisti e temi sociali. Ho avuto la fortuna di collaborare nella mia vita con nomi noti nel campo dell’arte. Oltre al mio mentore Franco Fontana, artisti come la poetessa Lucetta Frisa e la performer Luisella Carretta. Sono stata per anni tra gli artisti in mostra presso la Galleria d’Arte Le Tracce di Roberto Abbona a Genova e Sto proprio in questi giorni lavorando ad una nuova serie, che si intitola “One day, one future”. Lo stile è quello che mi contraddistingue: una visione del reale che non è completamente reale, seppure al mondo circostante io mi ispiri sempre.
Come hai scelto le immagini della serie e come le ha integrate con gli elementi irreali? Quali criteri hai utilizzato per selezionare le fotografie? Come hai deciso quali elementi di fotomontaggio aggiungere e come li hai manipolati?
“One day, one future” vuole essere una sequenza di immagini che catturano precisi istanti di una chimerica giornata, apparendo all’invisibile sguardo della bambina in rosso leggermente offuscati e disattesi. Il criterio è stato quello di cercare in ogni fotografia la rappresentazione di simbolismi in contesti paesaggistici reali, sopra ai quali ho posto la figura di una bimba vista di spalle, ma distinguibile nella sua giovane età proprio dalla tipologia di abbigliamento: il colore rosso del vestito abbinato ad un copricapo azzurro a pois.
Quali sono le sfide tecniche che hai incontrato durante la realizzazione di questa serie?
Non parlerei di sfide tecniche, piuttosto difficoltà nella ricerca di immagini che, come ho detto prima, avessero un particolare significato e che ovviamente lasciassero spazio alla figura umana nella sua rappresentazione.
Come pensi che il pubblico reagirà a queste opere? Vuoi provocare dibattito? Creare un’esperienza immersiva? O forse semplicemente suscitare emozioni positive?
L’importante non è suscitare emozioni positive, ma suscitare emozioni! Se poi da questo scaturisce un dibattito… ancora meglio! Parafrasando de Saint-Exupéry, “L’arte è negli occhi di chi guarda”!
Lisa Bernardini
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