Infanzia a colori o in bianco e nero? “Domanda interessante, credo proprio di vederla a colori. Ho una specie di senso visivo immediato della mia infanzia, appena ne parlo con chiunque. Appena ne abbiamo parlato, con chi mi ha aiutato a scrivere questo libro [la sua autobiografia], mi è proprio venuto tutto in mente a colori. Specialmente gli anni della mia gioventù, è emerso tutto chiaramente. Magari mi dimentico di quello che succedeva ieri, ma mi ricordo perfettamente quello che è successo 70 anni fa.”
Sull’incontro con Marlon Brando: “Stavamo lavorando insieme e ci siamo trovati ad Harlem in un ristorante italiano, precisamente a East Harlem. Tutti gli attori erano insieme per incontrare Marlon, eravamo tutti seduti, chiacchieravamo, a un certo punto ciascuno degli attori, compreso me, ha iniziato ad andare a guardare il copione, che non avevamo ancora studiato. È stata una cosa divertente perché pian piano che il tempo passava e leggevamo il copione ci impersonavamo dentro i personaggi da fare. Certo io poi dopo ci ho lavorato tutti i giorni insieme ed è stato bellissimo, ma in quel periodo c’era un po’ di maretta: non erano tutti decisi a farmi fare quel ruolo. Avevo come la sensazione che mi licenziassero. Marlon era decisamente una persona sempre sensibilissima, era un artista meraviglioso e capiva sempre immediatamente le sensazioni degli altri e allora veniva, mi dava una pacca, mi coccolava un po’ e io capivo che era come se mi stesse dicendo ‘non ti preoccupare, vedrai che starai qui e non ti licenziano’. Io ero un po’ confuso, non sapevo se mi avrebbero licenziato oppure no, e in quella situazione non ti senti proprio al meglio di te stesso. Ho detto ‘preferirei andarmene che stare in un posto dove non mi vogliono.’, iniziavo a chiedermi ‘quando mi diranno qualcosa?’. Marlon è stato davvero bravo. Anche Francis Ford Coppola che era il regista di quel film, non voleva assolutamente che me ne andassi, i miei colleghi attori sono stati tutti meravigliosi. In quel periodo ero il più giovane degli attori, tutti mi hanno aiutato e anche Marlon. Gli sono molto grato.”
Sull’inizio della carriera e l’incoraggiamento ricevuto “Ero molto attento a ogni dettaglio. Ho iniziato molto giovane, sia in teatro sia al cinema, dopo aver visto tutti i film che mia mamma mi portava a vedere. Ho avuto degli ottimi insegnanti, in terza media la mia insegnante mi ha dato la Bibbia da leggere. Io non sapevo cosa stessi leggendo ma c’erano parole meravigliose, si parlava di amore… io cercavo di trasmettere questo amore, erano parole che mi soddisfacevano, mi facevano sentire vicino al mondo, ai sentimenti. Mi sono detto ‘ma che cosa strana, aver questo dono di dare poesia alle parole della Bibbia’. Naturalmente, non sapevo cosa stessi leggendo, cosa significasse, però avevo questa sensazione. La mia maestra se n’è accorta, mi ha incoraggiato: è andata nel mio appartamento nel South Bronx, ha parlato con mia nonna e le ha detto: ‘questo ragazzino deve fare l’attore!’. Noi eravamo troppo poveri e mia mamma disse ‘i poveri non diventano attori.’. Quello è successo anni e anni fa, oggi credo che se hai talento, e il desiderio, ce la fai a diventare un attore. Devi desiderarlo fortemente. E lei [l’insegnante] è stata il mio incoraggiamento. Incoraggiare è la mia parola preferita. Lei ha convinto mia nonna e mia mamma, che era un po’ riluttante ma dopo un po’ ho fatto quello che volevo. Io volevo fare anche il giocatore di baseball, a dire la verità, ma purtroppo non ero molto bravo…”
“Chi persiste nella propria follia, a un certo punto diventa saggio”
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