
Con La volta buona a fare da cornice ad un anno, il 2023, ricco di novità, impegni e stravolgimenti. Anche il 2024 si presenta come un anno pieno di musica per Antonio Sambalotti, aka Gemini, tra eventi e nuovi progetti. Per il cantautore nativo di Anagni, un futuro pieno di coerenza e un’attività più cantautorale e libera e che punta a regalare nuove emozioni, continuando a inseguire il proprio sogno. Un inizio di anno per un cantautore che ha tanto da dare e da comunicare, con la premessa e la promessa di continuare ad emozionare attraverso la propria musica. La ricerca della volta buona che riparte per dare ancora gioia e speranza anche in questo 2024.
Un inizio sfolgorante con la musica anche in questo 2024…
È stato sicuramente un grande inizio di anno. Ho partecipato ad un evento di beneficenza dove erano presenti grandi artisti, da Gianni Morandi a Fiorella Mannoia, ed è stato bello condividere il palco con loro e per una buona causa. Aver portato La volta buona anche in un contesto così importante è stato meraviglioso. Un inizio indimenticabile di 2024.
Quanto è importante l’arte per educare, aiutare e lanciare certi messaggi?
L’arte è fondamentale per lanciare i messaggi. La musica è forse il mezzo più potente per sensibilizzare su certi argomenti. Siamo noi artisti, dove non arrivano le istituzioni, a cercare di coinvolgere le persone per le iniziative. Fermare una guerra, aiutare attraverso eventi benefici, raccogliere fondi o lanciare un determinato messaggio, passa anche da noi.

Come sarà quest’anno per te?
Spero in un anno ricco di soddisfazioni e di musica. Il 2023 è stato un anno di cambiamenti e di rinascita, personale e artistica. Spero che il 2024 sia un anno di conferme e soddisfazioni. Ovviamente, anche quest’anno sarò accompagnato da La volta buona e così ci sarà spazio anche per i prossimo brani.
Quindi un anno dove sarai ancora accompagnato da La volta buona?
Certamente! La volta buona è un brano alla quale sono particolarmente legato. Segna la mia ripartenza nel mondo della musica ed è un brano che mi ha regalato tante emozioni e belle sensazioni. Sono a lavoro su nuovi brani, ma sicuramente La volta buona vivrà ancora di luce propria, anche perché sta andando molto bene all’estero.
Anche perché la tua idea e quella di Simone Bertolotti era proprio quella di proporre un brano più internazionale…
Con Simone avevamo ragionato su un brano fruibile e adatto a tutti. Sia attraverso la tematica, che attraverso il sound. Simone, oltre a produrre il brano, si è occupato anche degli arrangiamenti per renderlo il più possibile appetibile al mercato. Questo è un brano dedicato alle donne e alla rivincita personale. Sono sicuro che in tanti, anche all’estero, ci si possono ritrovare.
Tra l’altro, anche la scelta del calcio femminile rispecchia quell’attenzione più internazionale. Anche perché all’estero il calcio femminile ha una sua attendibilità che in Italia ancora non trova del tutto…
Sicuramente! All’estero e in particolare in America, il calcio femminile è molto seguito e praticato anche nei college. C’è quindi un’attenzione diversa verso il movimento. In Italia, tranne per poche eccezioni, solo di recente si è parlato di calcio femminile.
La volta buona racconta anche la tua personale avventura nel calcio, ma com’è coniugare calcio e musica?
Sono entrambe due passioni ed entrambe hanno le loro difficoltà. Mi ci vuole molto impegno per dedicare a entrambe le situazioni la stessa passione. Mi piace lavorare come allenatore e recentemente ho conseguito anche l’attestato e la certificazione come Match Analyst. Il calcio è una ragione di vita per me. Alla musica però sono legato indissolubilmente. La musica fa parte della mia vita da sempre. Tuttavia, è bello poter avere differenti passioni, anche perché ti porta a fare esperienze sempre nuove.
È più facile allenare o prepararsi per un tour?
Forse, è più complicato cantare e fare l’artista. Cantare è un fattore fisico e quindi non sai mai come può reagire la voce, anche se il fattore emotivo spesso è determinante. Essere allenatore è altrettanto faticoso, ma sono gli altri che corrono alla fine. Per quanto mi riguarda, è più complicato fare musica e cantare.
Sei un cantautore libero, che ama ragionare e che non sente l’obbligo di scrittura. Ami questo senso di libertà?
Certamente, anche perché mi lascia libero di concentrarmi sulla mia musica. Ho così la possibilità di creare un qualcosa a cui tengo realmente. Io preferisco avere i miei tempi e la mia libertà per scrivere. Il sistema discografico vive un periodo di forzatura. Gli artisti sono spesso costretti a fare brani tanto per farsi vedere e vendere. Io invece punto a essere ascoltato e capito con attenzione. Voglio continuare a essere un cantautore libero.
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