15 Ottobre 2024

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GIOCARE CON IL FUOCO INSIEME ALLE “DELIZIE” DI GIUSEPPE ATTINI

Grande mostra dall’ echo Surfanta in Piemonte, con Matrone, Bambole, Giravolte, Scatole, Foulard e Cartoline in tiratura limitata. Previsto anche annullo postale in 4/11 a Torre Pellice. Opening con l’Artista e i Curatori sabato 4 novembre 2023 ore 16.00 nei nuovi spazi di Open ADA.

Ci si avvia alla fine dell’anno guardando al 2024 con un misto di sgomento ed inquietudine. In questi tribolati tempi storici, l’Arte, quella vera, ci offre un approdo per sognare follemente, stimolandoci a non rinunciare alla costruzione di un nostro universo personale, senza il quale ci si dovrebbe arrendere al caotico palesarsi di quella malevola pazzia che i poteri forti vogliono esercitare sul mondo.

Dettaglio di un’opera di Giuseppe Attini dedicato a Dina Foppa

Tra le iniziative culturali “controcorrente” 2023, vale la pena segnalare, da parte di un gruppo di giovani, l’apertura di una nuova sede culturale ed espositiva in una zona del Piemonte già molto amata da operatori d’arte contemporanea come il noto e recentemente scomparso, Tucci Russo: si tratta della Val Pellice, in provincia di Torino.

L’Associazione Decima Arte, nata nel febbraio di quest’anno per volontà di Chiara, Cinzia, Paolo, Michele, Alice, Antonella, Luisa e Francesca, ha ristrutturato un ampio ex emporio nel centro storico del paese, dove hanno già esposto varie mostre, diversi eventi e alcuni momenti dedicati alle produzioni del serigrafo mancato nel 2022,  Beny Giansiracusa, artista residente che si lega alla mostra DELIZIE di Giuseppe Attini di cui andiamo a breve a raccontarvi.

Il team dell’Associazione Decima Arte di Torre Pellice (TO)

A intervalli regolari, l’associazione ADA propone, in sintonia con la Direzione artistica, l’ospitata di produzioni qualitative di artisti storicizzati o viventi, nazionali o internazionali. A conclusione di questo loro primo anno di attività,  in vista di due importanti ricorrenze del 2024 – la nascita della Soffitta Macabra a Torino (zona piazza Statuto) nel 1944, e poi del movimento Surfanta nel 1964 con il Master pittore Lorenzo Alessandri di cui esiste un bel museo omonimo nella cittadina di Giaveno (TO), ospitano un’importante Personale dell’artista che più di altri ha saputo proseguire ad oggi lo stile e il pensiero Surfanta: Giuseppe Attini.  La mostra è curata dal fratello fotografo ed editore, Antonio Attini, e dalla curatrice indipendente e direttrice artistica della sede espositiva, Monica Nucera Mantelli.

Le vetrine dello spazio Open Ada in via Repubblica 6 a Torre Pellice

Per comprendere i paradigmi interpretativi dell’ Autore di questa sorprendente mostra in corso dal 4 novembre 2023 al 14 gennaio 2024, occorre fare un salto temporale di alcuni decenni. Il progetto DELIZIE di Giuseppe Attini è di fatto una riesumazione storico artistica del suo allora tempo con Dina Foppa, musa e moglie dell’allora pittore capostipite della suddetta corrente artistica, Lorenzo Alessandri.

Riprendendo alcuni stilemi della sua arte figurativa dissacrante, ironica e perturbante, Attini stralcia il velo che separa l’infanzia dalla vecchiaia. E ciò facendo, scardina il concetto del tempo lineare, trasformandolo in Uroboros, serpente che si mangia la coda.

DELIZIE è una operazione circolare, un ritorno a ciò che Attini aveva iniziato molti anni prima, alla presenza di Dina, e il suo disvelamento si rivela oggi meravigliosamente misterico, intimamente strano e indiscutibilmente originale.

All’ epoca,  il giovanissimo Attini frequentava Lorenzo Alessandri sia nel suo studio a Giaveno (TO), sia nella galleria di Torino del suo gemello Antonio. Nel 1986 Alessandri correggeva già i lavori del pittore, mai quest’ultimo dimenticando che era stato scelto da Alessandri per portare avanti i suoi dipinti, che in seguito avrebbe concluso con i suoi ritocchi per poi firmarli, come accadeva nella tradizione delle vecchie botteghe d’arte.

Quella di Giuseppe Attini (Torino, 1960) è una condensazione emotiva del patrimonio naturale dei pittori Surfanta: in primis l’amico e mentore Alessandri, poi Colombotto Rosso, e a seguire Carella, Camerini, Jervolino, Molinari. E poi ancora, Mario Gramaglia, che pur non appartenendo strettamente ai cenacolo Surfanta, ne era stimato frequentatore.

Con il critico Janus, che gli suggeriva di non abbandonare la pittura Fantastica e di far tesoro delle vecchie conoscenze,  Attini si ritrovava a portare avanti visioni dell’apocalisse, che oggi ritroviamo in questa mostra esposta presso le due sale di Open ADA, sotto il cappello delle “Giravolte”. Queste opere raccontano di creature inesistenti sospese/quasi in esplosione, nell’aere: simboli totemici della giostra implicita nella legge della Risonanza, il Terzo assunto di Ermete Trismegisto che nella Tavola Smeraldina, recita “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”.

Per tale tramite, il protagonista di questa creazione polisemica, genera ibridi tra inquieti demonietti e fragili posticci, vestiti di poco o niente, con o senza capelli, dagli sguardi assenti, vitrei, quasi abbacinati. Creature attraversate da un uno spirito saturnino, libere, eppur imprigionate dalla loro stessa fuga.

“Visita il centro della Terra e dopo aver compiuto una rotazione (raddrizzamento) troverai la Pietra Occulta (Filosofale)” recita l’ acronimo Vitriol, vocabolo in ambito alchemico ed esoterico che indica la via da seguire per la propria crescita interiore. Visitare la propria terra interiore vuol dire anche visitare il proprio inferno interiore, il lato oscuro. Ciò è possibile solo attraverso la Catabasi, la discesa al mondo di sotto, la morte spirituale e la successiva risalita che porta a un nuovo ciclo di rinascita e di trasformazione.

Non è un caso che nell’esposizione DELIZIE si sia aggiunta in corso d’opera una nuova sezione che ospita – unitamente al suo ritratto del Maestro Alessandri, tra teschi e bambole, e dell’altro importante esponente Surfanta, il “bambolaio” Enrico Colombotto Rosso,  la versione del demone che sin dalla notte dei tempi accompagna i Dannati agli Inferi, denominato Baron da Alessandri stesso.

Ecco dunque che si esplica in questo poderoso allestimento, un altrettanto magnifico ritratto di Alessandri, che per l’occasione è stato concesso dal museo giavenese, firmato da Beny Giansiracusa. Il maestro della calcografia sapeva che senza umiltà non si va da nessuna parte. E’ proprio dall’humus che si ricava la materia prima della nostra terra interiore, il limo, da trasformare in oro attraverso il cammino. In tale umiltà, ci si mostra per cio che si è, così come ha fatto per il ritratto dedicato al Capostipite del Surfanta, collocato proprio difronte alla nicchia con il suo autoritratto.

Ma ora torniamo ad un altro ciclo pittorico di Giuseppe Attini, sempre facente parte di Delizie e situato questa volta al primo piano dello spazio espositivo: si tratta di una decina di raffinati olii di piccole dimensioni, tutti dedicati alle cosiddette Matrone. Magniloquenti rievocazioni di scompigliate madame dalla spettinata eleganza classica e pur zigana, che convivono con il caos della loro diversità d’appartenenza. Incarnano una investitura ribelle e matriarcale. Forniscono allo spettatore alterità disordinate, capaci di inquietare ed attrarre allo stesso tempo. 

Tale è lo sconcerto e la sorpresa che scatena ognuna di queste dame d’antàn, che poco ci importa di empatizzare con la loro storia privata o la sofferenza implicita del loro esistere. Essa è inevitabile, e fa parte del gioco.  Sorge dall’attrito fra la spinta evolutiva della vita, che cerca di venire alla coscienza, e la materia sempre più cadente che si oppone a tale spinta. 

In alcune di queste matrone alberga una forza poderosa, sotterranea e invisibile, che si esprime attraverso intuizioni improvvise, esplosioni di energia, acute percezioni, slanci appassionati. Un impulso travolgente e inesauribile che le spinge ostinatamente verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata. Come un grande albero che, per quanto minacciato dalle malattie, colpito dalle intemperie, aggredito dalla furia dell’uomo, non muore mai, ma miracolosamente e con pazienza continua a nutrirsi attraverso le proprie radici, lottando per mantenere il proprio spirito vitale. 

Qualche Matrona ha lo sguardo da folletto stregato, altre sembrano luci danzanti di un luna park di gioielli e monili. Sono forse una provocazione, chiediamo all’artista?  “Con il loro sguardo assente, lasciate sulle poltrone a fissare il vuoto… commenta Giuseppe Attini. “E cosa dire dell’odore della polvere sui vestiti o, meglio, la pelle secca come la carta delle mani e la staticità dei capelli, quante affinità con le bambole! Dina rappresenta entrambe, bambole e matrone, ricercando una disciplina all’esoterico. Nutrendo forzatamente il desiderio di non arrendersi a quella poltrona.” 

L’artista Giuseppe Attini con Dina Foppa e le sue bambole – courtesy photo Antonio Attini

Non è dunque una faccenda di vesti, sottovesti, collane, ninnoli e orecchini, ma una sorta di ossimoro tra una saltellante danza o lo statico baluardo contro la Morte. Un languido richiamo al primordiale, dove lo sguardo – a volte folle – compie l’Incantesimo.

Correda questi due primi cicli pittorici, una terza produzione Attiniana, fatta di Bambole realizzate con una innovativa tecnica serigrafica su plexiglass, dove gli enigmi dell’infanzia forgiati sotto l’impulso alchemico dello zolfo e del mercurio, del sole e della luna, della luce e dell’ombra, si fagocitano, si mangiano reciprocamente, e nel mangiarsi danno vita a nuovi significati che persino i più freddi suggerimenti dell’alfabetizzazione iconografica rendono in qualche modo insufficienti, poiché stravolgono la loro naturale essenza primigenia. 

Dalla serie “Bambole” di Giuseppe Attini, l’omaggio a Amy Winehouse

Uno spunto per entrare in contatto con quelle parti di noi stessi che vivono in risonanza con le gioie, le paure, i segreti, i simboli ancestrali. A queste creature è facile attribuire un significato metafisico, magico, esoterico. E noi, chi più e chi meno, abbiamo in qualche momento della nostra vita, consegnato la nostra parte “privata”, “intima”, i nostri vissuti emotivi, che abitavano il segreto della nostra interiorità, dove oggi domina il raccoglimento e il silenzio, ma forse anche la solitudine. Ogni bambola li accoglie e li custodisce.

Dalla genesi di queste Bambole è scaturita la serie delle Scatole d’ Artista, sempre in edizione limitata. Come molti sanno, questa tipologia di scatole nasce ai primi del Novecento come oggetto cult “multiplo” per il Collezionismo, sull’onda delle scatole di produzione industriale dedicate a ricorrenze speciali – anniversari o celebrazioni – annesse a beni di conforto, ma deperibili come caffè,  caramelle, biscotti, cioccolato.

In questa mostra, l’Autore firma, con il contributo editoriale del fratello Antonio, una serie limitatissima (10 tirature per ogni singola Bambola, oltre a un tributo alla cantante Amy Winehouse e al mondo inquietamente fiabesco del Surfanta) sull’onda dolce amara del linguaggio Surreale e Fantastico.

Possiamo concludere che, come uno psicopompo che aiuta a “danzare la morte”, e a trasformare la morte in consigliera, Giuseppe Attini onora tutti i cicli della vita. Voltando lo sguardo a ciò che vi abbiamo appena raccontato, si evidenzia il passaggio dalle Matrone, donne mature, sfatte o addirittura verso la fine del loro percorso terreno, alle Bambole: bambine curatissime, dalle folte ciglia lunghe, spesso dagli occhi a mandorla, coccolate da acconciature fastose e ricche fogge d’abito, piene di simboli e rimandi tra Oriente e Occidente, realizzate in una avveniristica versione tridimensionale. 

Ad esse si unisce una preziosa serie di Foulard stampati su seta e Cartoline da collezione, persino richiedibili con l’annullo postale – solo nel giorno dell’ inaugurazione,  Sabato 4 novembre 2023. Info al telefono sottoindicato.

Infine, troviamo alquanto geniale la proposta delle Scatole d’Artista, tutte bellissime e perfette per iniziare il collezionismo tra i giovani. Sono maneggevoli, tubolari e metalliche, ripiene di bontà al cioccolato firmate Caffarel-Lindt. Conclude l’omaggio post Surfanta di Giuseppe Attini la raccolta delle opere Giravolte, inquietanti dipinti e disegni a colori o a matita in bianco e nero, che recano assemblaggi noir di galleggianti bambolotti con le braccia tese, quasi in cerca di un patrono. In tutte queste opere, le tenebre si fanno fiabe.

Ancora una volta Giuseppe Attini, dopo il periodo Figurativo degli anni Ottanta, l’ Astratto ed Informale degli anni Novanta e Duemila arriva a ridosso del 2024 per omaggiare le sopracitate ricorrenze annesse al Maestro Alessandri, spaziando indomito alla ricerca della bellezza, senza badare alle dogmatiche linee guida del milieu accademico. Le sue ali – a guardare meglio – ci sono, e sono lì, ben spiegate e in volo. Gli auguriamo una planata infinita.

Celiant Tolmami

“DELIZIE” di Giuseppe Attini.
A cura di Antonio Attini e Monica Mantelli.

Open ADA, via Repubblica 6,  Torre Pellice (TO). Da sabato 4 novembre 2023 sino al 14 gennaio 2024. Visite nei pomeriggi dei fine settimana pre 15- 18. Oppure su appuntamento. Ingresso libero.
Info: Antonio Attini 3479756902