Basco Rosso, la docu-serie diretta da Claudio Camarca e prodotta da Groenlandia, sbarca su Rai1 in seconda serata a partire da lunedì 3 aprile per quattro appuntamenti. Il racconto dell’addestramento per entrare in uno dei più importanti reparti d’élite dell’Arma dei Carabinieri, gli Squadroni Eliportati Cacciatori, impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Per la prima volta in assoluto, e in esclusiva, le telecamere entrano nelle caserme dove gli aspiranti Cacciatori intraprendono questo duro e altamente professionalizzante percorso per il conseguimento della specializzazione.
Quattro settimane da vivere nella caserma del Tuscania a Livorno, sotto la guida di istruttori esperti per acquisire la compiuta padronanza di definite materie e di particolari e imprescindibili tecniche militari. Terminato questo primo ciclo addestrativo, solo i partecipanti selezionati raggiungono la Calabria e Vibo Valentia, alla base operativa situata all’interno dell’eliporto “Luigi Razza”.
Qui, agli istruttori del Tuscania, si aggiungono alcuni capisquadra Cacciatori di Calabria, e prende il via la seconda fase dell’addestramento: altre tre settimane dopo le quali è previsto il test finale, l’esame ultimo e dirimente per selezionare coloro che hanno superato il corso e possono fregiarsi della qualifica di Basco Rosso.
Autore della docu-serie, insieme allo stesso Claudio Camarca, è Nicola Vicinanza, il produttore creativo Emanuele Cava e il montaggio è curato da Alessandro Lacialamella e Pierluigi Darino.
Le generazioni nate dal dopoguerra ad almeno tutti gli anni Ottanta hanno potuto godere dei racconti di prima mano su cosa è stato l’ultimo conflitto mondiale, le sue tragedie, gli orrori che i libri di Storia hanno descritto. Quei genitori, quei nonni che parlavano di stragi, carestie, profughi ma anche atti di eroismo, si auguravano che ai loro figli e nipoti venisse risparmiata la stessa esperienza.
Sostanzialmente è andata così (almeno fino ad oggi) per la stragrande maggioranza di noi, ma c’è una particolare categoria, comunque non la sola, che invece quegli scenari li ha visti, toccati con mano, fortunatamente lontano dai nostri confini: sono i militari impegnati nelle missioni all’estero. A raccontare brevemente la sua esperienza di uomo che non credeva di doversi trovare di fronte a situazioni analoghe a quelle vissute da suo nonno è l’Appuntato Scelto dei Carabinieri Nunzio Formisano del Battaglione Paracadutisti Tuscania di Livorno. Formisano è uno degli istruttori dei futuri Cacciatori di Calabria che vediamo e ascoltiamo in “Basco Rosso” (Rai 1 lunedì 3, 10, 17 e 24 aprile ore 23.30, disponibile su RaiPlay), una coproduzione Rai Approfondimento e Groenlandia, un documentario inchiesta diviso in quattro puntate, nato da un’idea di Claudio Camarca che lo ha scritto insieme a Nicola Vicinanza, con la collaborazione di Lamberto Ciabatti, per poi sistemarsi dietro la macchina da presa.
Grazie alla vibrante voce di Roberto Fidecaro e le musiche di Rai Com, con “Basco Rosso” per la prima volta e in esclusiva una telecamera entra nella Caserma intitolata a Paolo Vannucci per seguire le vicende del 32° corso iniziato il 17 ottobre 2022; sono 37 i candidati a voler calzare il basco rosso degli Squadroni Eliportati Cacciatori, corpo d’élite dei Carabinieri, nato per fronteggiare la malavita organizzata della Calabria e anche della Puglia. Il gruppo è frutto di una prima selezione effettuata sulle 82 domande di ammissione arrivate in autunno alla Vannucci. I futuri possibili Baschi Rossi devono possedere le attitudini di un cacciatore: è questo il profilo che il Tenente Colonnello Emanuele Barbieri, comandante degli istruttori, spiega essere primo requisito indispensabile. Un dettaglio che non mancherà di incuriosire lo spettatore è quello di vedere ufficiali, anche di alto in grado, ubbidire agli ordini urlati da graduati come Formisano o sottufficiali come Vincenzo Di Pierro, granitico Luogotenente (il grado che una volta era chiamato Maresciallo Aiutante di Battaglia) Istruttore, forse il più interpellato da Camarca.
Altro dettaglio da non trascurare è che il basco rosso nasce grazie all’addestramento dei Baschi Amaranto, cioè i parà di cui quelli del Tuscania ne fanno storicamente parte. Dopo l’adunata nel piazzale intitolato alla battaglia di El Alamein, il gruppo di militari inizia la dura preparazione fatta di teoria sui banchi di un’aula e di pratica nel parco della caserma, con decine di esercizi che una persona “normale” riuscirebbe a sostenere al massimo per dieci minuti, per poi stramazzare al suolo. Fra gli istruttori delle varie discipline (altra cosa interessante sono le loro diverse provenienze geografiche, da nord a sud) ci sono quelli deputati al tiro a segno e alla lotta corpo a corpo. A proposito di quest’ultima: se passeggiando per il lungomare livornese vi doveste imbattere in un uomo di piccola statura e dal fisico robusto, meglio farselo amico perché potrebbe essere il Brigadiere Istruttore Giacomo Castaldo esperto di difesa personale, uno che da ragazzo si fermava ogni giorno di fronte a una caserma di Carabinieri per guardarla come fosse un’opera d’arte, tanto da spingere uno dei militari ad andargli incontro offrendogli di vestire la divisa con gli alamari: “Ogni mattina quando varco il cancello alzo gli occhi, leggo la scritta Folgore sulla torre e mi si apre il cuore”, afferma Castaldo.
“Basco Rosso” prosegue il suo racconto con la descrizione delle tre prove più difficili che i candidati devono sostenere: calarsi da una torre alta 15 metri, il test di orientamento con squadre di quattro militari che con il solo aiuto di una cartina topografica devono arrivare ad alcune destinazioni prefissate, salita e discesa da un elicottero sospeso a un paio di metri da terra. Per essere ammessi alla seconda fase del corso, quella che ha la base operativa a Vibo Valentia presso la Caserma dedicata a Luigi Razza, gli aspiranti Cacciatori devono aver superato tutte queste prove attitudinali. Su 37, 31 partiranno per la Calabria, la telecamera di Camarca riprende il triste momento in cui Barbieri deve informare quei sei allievi di non essere stati ritenuti idonei al basco rosso, il regista romano ha la delicatezza di oscurare i volti dei “bocciati”.
Doveroso è l’omaggio a Vittorio Iacovacci, il carabiniere ucciso in un agguato in Congo insieme all’ambasciatore Luca Attanasio; all’unisono Di Pierro, Formisano e gli altri, visibilmente commossi, esprimono fierezza sul loro commilitone ed ex parà della Brigata Folgore, sicuri che in quei drammatici momenti Iacovacci abbia preso tutte le precauzioni possibili e adempiuto fino in fondo al proprio dovere di guardia del corpo del nostro diplomatico. E la prova è stata quella di morire stringendo la mano di Attanasio.
Claudio Camarca
Scrittore, giornalista, regista cinematografico, docu- mentarista e saggista.
Tra gli altri, ha curato il Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia (DEM), realizzato la Serie “Lo Squadro- ne” per RAI DUE e scritto diretto e condotto la Serie televisiva “Avamposti”, giunta attualmente alla terza stagione e imperniata sul lavoro quotidiano dell’Arma dei Carabinieri.
Ha conseguito numerosi riconoscimenti tra cui mi- glior film documentario alla Festa del Cinema di Roma (Le Radici & Le Ali)
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