19 Aprile 2024

Zarabazà

Solo buone notizie

Musiche di Schubert e Beethoven per la bacchetta di Gabriele Ferro

direttore onorario a vita dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, nel concerto in programma domenica 26 marzo alle 20:30 in Sala Grande.

Nel fine settimana, in scena in Sala Onu anche La serva padrona, il celebre intermezzo buffo di Giovan Battista Pergolesi con la regia di Roberto Catalano.

Torna sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo, il Maestro Gabriele Ferro, direttore onorario a vita, per dirigere il concerto in programma domenica 26 marzo alle 20:30 in Sala Grande con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, Maestro del Coro Salvatore Punturo. Solisti Maria Francesca Mazzara (soprano), Valerio Borgioni (tenore), Eugenio Di Lieto (basso).

Un concerto che accomuna Ludwig van Beethoven e Franz Schubert nella ricerca di una strada nuova alla sinfonia, e di una risposta ai “grandi del passato”. Da un lato infatti Beethoven, che fin dagli esordi si confronta con Haydn e Mozart, fin dal famoso messaggio augurale che gli fu indirizzato al momento di partire da Bonn per andare a studiare a Vienna “per raccogliere dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart”; dall’altro Schubert, a lungo schiacciato dal confronto con il colosso Beethoven, che semina il suo catalogo di sinfonie mai eseguite o incompiute.

La sinfonia che apre il concerto diretto da Gabriele Ferro è la più celebre tra le “incomplete”, la Sinfonia n. 8 in si minore D. 759, nota appunto come “Incompiuta”, composta nel 1822, di cui restano solo i primi due movimenti e un accenno del terzo. Anche se è possibile che Schubert volesse affrontare il confronto con Beethoven con una forma “diversa”, in soli due movimenti. Si trattava in fondo di una strada che lo stesso Beethoven aveva accennato nelle sinfonie della maturità, tutte strutturalmente differenti l’una dall’altra, fino alla scelta monumentale della Nona Sinfonia con il coro. Ma prima della Nona, Beethoven scrive l’Ottava Sinfonia in Fa maggiore op. 93 che sarà eseguita nella seconda parte del concerto, la più breve delle sue sinfonie, quella per certi versi apparentemente più semplice, che sembra alludere ad un ritorno a Mozart ed Haydn. Composta subito dopo la Settima Sinfonia, ha la particolarità di rinunciare anch’essa al movimento lento, che tradizionalmente è il secondo; ma mentre nella Settima l’Allegretto è una pagina di grande intensità che quindi mantiene la funzione meditativa dell’Adagio tradizionale, nell’Ottava Beethoven opta per uno scherzo come secondo movimento e un minuetto come terzo, ammiccando forse ad un modello ancora più antico della sinfonia haydniana, quello della suite.

Tra le due sinfonie il programma propone la Messa n. 2 in Sol maggiore D 167 di Franz Schubert per soli, coro, archi e organo, composta nel 1815, giovanissimo, e in appena una settimana, per la chiesa dove Schubert era stato battezzato e dove mosse i suoi primi passi musicali cantando nel coro. La messa prevede un organico ridotto, con gli archi e l’organo e l’aggiunta, fatta in un secondo momento, di trombe e timpani. A differenza delle altre messe composte per la stessa chiesa parrocchiale di Lichtental, questa si caratterizza per la dimensione intima, che prevede solo tre voci soliste, affidate al soprano Maria Francesca Mazzara, al tenore Valerio Borgioni e al basso Eugenio Di Lieto. Biglietti a partire da 10 euro Info: https://www.teatromassimo.it/event/concerto-ferro/

Sabato 25 e domenica 26 marzo alle 17:00, è in scena in Sala Onu anche La serva padrona, il celebre intermezzo buffo di Giovan Battista Pergolesi, su libretto di GennarAntonio Federico, nella rilettura di Roberto Catalano che firma la regia e la drammaturgia. Sul podio dell’Orchestra sale il direttore Danila Grassi, interprete del personaggio dell’ansiosa direttrice d’orchestra Lucilla Tempofosco. In scena, a interpretare il doppio ruolo di Uberto e del severo Maestro si alternano nel corso delle repliche i tenori Giuseppe Esposito e Luca Bruno, così come Serpina e le cantanti Fanny Delacroix e Camilla Turbata sono interpretate dai soprani Emanuela Sgarlata, Federica Maggì e Martina Mazzola. Nei panni di Vespone e tecnico del suono, Riccardino, che assiste il Maestro c’è l’attore Alessio Barone. I costumi sono di Alberto Cavallotti, gli elementi di scena di Roberto Lo Sciuto, sound maker è Vittorio Di Matteo.

L’operina di Pergolesi, La serva padrona, è il punto di partenza per raccontare la storia dell’incontentabile Maestro, alle prese con le audizioni per scegliere i protagonisti dell’opera che di lì a poco andrà in scena, che vengono però tutti umiliati e invitati a cambiare mestiere. Il giovane soprano, Fanny Delacroix, affronta con coraggio l’audizione e propone al Maestro, con l’aiuto dell’orchestra, di mettere in scena La serva padrona per dimostrare le proprie capacità. Al Maestro andrà il ruolo del burbero Uberto mentre lei sarà Serpina, la serva che con una serie di stratagemmi e l’aiuto del servo Vespone riuscirà a convincere l’anziano padrone a sposarla, diventando così al contempo la protagonista dell’opera.

Lo spettacolo fa parte della programmazione “educational” del Teatro Massimo ed è adatto ai bambini della scuola primaria e ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado. Sarà replicato fino al 2 aprile (in matinée per le scuole, il sabato e la domenica per tutti). Info e calendario https://www.teatromassimo.it/event/la-serva-padrona/. Biglietti: ridotto 4 €, intero 10 €.