
Agata Moschini (Foto © Alex Bresciani)
Agata Moschini è una ballerina professionista, siciliana d’origine, ma romana di adozione che ha ballato in teatri importanti come la Scala, ma è stata anche per dieci anni in televisione in trasmissioni come I Migliori Anni di Carlo Conti. Una passione la sua, che la fa entrare nella prima sala prove a soli tre anni e che le farà lasciare, anni dopo, la sua amata Sicilia. Agata, si racconta per noi regalandoci aneddoti una carriera importante, senza nasconderne, tuttavia, le difficoltà ed i sacrifici. Parla senza vergogna di disturbi alimentari, con i quali ha fatto i conti tutta la vita e di cui sente il bisogno di parlare per un senso di responsabilità e la convinzione che si possa fare sport o ballare, senza per questo, rinunciare a mangiare correttamente.
La danza classica oggi è ancora “di moda”?
Quando cominciai non c’era altro, ma anche oggi, ritengo che dovrebbe essere la partenza per tutti e propedeutica a tutte le altre discipline. I ragazzini invece, vorrebbero partire dal fondo, dall’hip hop, senza comprendere come sia importante una preparazione “classica” per evitare danni alla schiena e per la crescita armonica del corpo. Non mi dispiacerebbe, un giorno, aprire la mia accademia dove formare un ballerino versatile, che potesse passare dal moderno, al video dance, al jazz, che è una base classica, al Modern jazz, free style. Mi attira l’idea di poter offrire la mia esperienza a bambini e ragazzi appassionati. Il ballo è per tutti e non esiste una stagione della vita dove non si possa danzare. Il ballo è relazione, con gli altri, ma anche incontro e conoscenza profonda dei propri limiti e delle proprie fragilità, che non devono scoraggiare ma spingerci a diventare migliori.
La vita della ballerina è una vita di sacrificio: tanto lavoro ed anche molte rinunce. Ti ha creato dei problemi con l’alimentazione?
Non ci spiegavano come alimentarci in modo corretto, non eravamo seguite. Quando ho insegnato è stato uno degli aspetti che non ho mai trascurato. Serve assolutamente un nutrizionista che segua, nel dettaglio. Ogni fisico è diverso e necessita di un regime alimentare ad hoc. Ancora oggi sto affrontando problemi legati all’alimentazione. Ho cominciato, finalmente, a mangiare la pasta, che in casa mia, a parte Natale e Pasqua, era bandita. Ho vissuto di barrette, saltato pasti. Finalmente, grazie alla mia nutrizionista, ho ritrovato il piacere del cibo, in modo equilibrato e sano. Consiglio assolutamente a chi si avvicina alla danza, soprattutto ai genitori che nei primi anni hanno una grossa responsabilità, di farli seguire da un nutrizionista, per imparare a mangiare bene, per essere magre non si deve rinunciare a mangiare.

Nella tua luminosa carriera, c’è qualche incontro che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
Al di là del successo dello spettacolo, le luci della ribalta, gli applausi, quello che mi sono sempre portata a casa, sono stati i rapporti umani e che per me, sono fondamentali. In particolar modo, Evelyn Hanack, personaggio storico del Bagaglino, ha saputo dare moltissimo a tutti noi, tessendo relazioni preziose e arricchenti, che sono sempre andate molto al di là del rapporto coreografo – ballerini. Un’esperienza formativa importante che mi ha insegnato davvero tanto, non solo come ballerina ma come persona. Non posso non citare Gino Landi e il rispetto incredibile che si respirava nella sua sala, vecchio stampo, dove ci accoglieva con “Buongiorno signorine e signorini”. Si lavorava tanto con lui dalle 9 alle 18 tutti i giorni, ma nonostante il rigore e l’impegno richiesto, non perdeva occasione per festeggiare l’onomastico o il compleanno di ognuno, con una pausa un po’ più lunga e magari anche qualche pasta. Non se ne dimenticava mai.
Alle soglie del 2022, come immagini la figura professionale del ballerino?
Secondo me oggi il ballerino professionista dovrebbe essere versatile, senza tralasciare aspetti fondanti di qualunque genere di danza che sono secondo me nella danza classica. Questa forma e prepara il fisico, ad ogni stile ed è irrinunciabile anche se si volesse fare moderna o hip hop. Un altro aspetto fondamentale è una corretta alimentazione, sfatando l’idea che per essere in forma ci si debba privare del cibo.
Tra le tante esperienze hai interpretato anche musical. Ti piacerebbe rifare questa esperienza?
Sì, assolutamente, è quello per cui ho studiato da sempre. Soprattutto dove si balla un po’ di più, danza ballo e recitazione sono la mia confort zone. Un lavoro corale, di aggregazione un vero lavoro di squadra che fa parte del mio background. Ci sono due tipi di preparazione, una respirazione col diaframma per il canto e invece a bocca chiusa, col naso per la danza. Prima di entrare in scena due tipi di riscaldamento, due prove e lezioni di danza e canto in orari diversi. Un grande impegno, ma tanta soddisfazione. Forza Venite Gente con Michele Paulicelli, in Germania ad Amburgo.

Hai una carriera importante dove hai spaziato in teatri importanti come la Scala, La Fenice, l’Ariston, tanta televisione e anche il cinema. È questa la tua forza?
Lo spero! Mi sono buttata sempre, ma a scuola non avevo creduto che il teatro potesse piacermi tanto, invece mi ha stregata. Facevo il liceo classico e con la professoressa di italiano e il suo corso di teatro, mi si è spalancato un mondo. Ero cresciuta con la danza e talvolta proprio per questo mi facevano ballare. Poi sono arrivate delle occasioni per caso, come la partecipazione a Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, con la Ferilli e Valerio Mastrandrea. All’inizio dovevo ballare un pezzetto nel call center, poi Virzì mi scelse per fare una piccola parte, incoraggiandomi a lasciare spazio alla recitazione. Io sono molto precisa e forse è questo che mi ha frenata: nella danza, l’attenzione maniacale alla pulizia dei passi, mi ha condizionata. Ho capito tardi che avrei dovuto seguire il consiglio di Virzì e provarci.
Sei partita da un Accademia dove hai studiato oltre che la danza, anche recitazione e un po’ di canto. In seguito, ti sei dedicata totalmente alla danza che ha preso del tutto la tua attenzione. Oggi non credi di poter tornare anche alla recitazione?
Assolutamente sì, infatti a gennaio ripartirò riprendendo da dove avevo lasciato. Il periodo della pandemia, mi ha permesso di rivedere e rivalutare anche quell’aspetto lavorativo ed artistico che avevo messo da parte. Ho ripreso a lavorare e studiare per vedere dove posso arrivare. Dopo questo lungo periodo di isolamento, ho potuto riflettere e rivedere un po’ tutta la mia carriera, ritrovando la voglia di sperimentare.
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