Di Gino Morabito
Va a sensazioni, è istintiva. Affrancatasi dall’ansia del futuro, oggi Anna Tatangelo assapora il gusto pino della vita. La ragazza di periferia si racconta senza timore a mostrare le debolezze e i tormenti, rivendicando un carattere forte e una femminilità straripante.
Una fenice che risorge dalle proprie ceneri, ecco come appare la Venere di Sora. Il cambiamento profondo di una donna che ha voglia di sentirsi dannatamente libera.
Avrà avuto tre, quattro anni, quando il padre realizza per lei una piccola sala di incisione.
«Là dentro cantavo le canzoni e poi insieme uscivamo per andare a comprare i Midi. È ancora vivido quel momento lì, quando mio padre, il mio primo fan, mi spronava dicendomi: “Dai, canta, fammi sentire!”. È un ricordo indelebile nella memoria perché è stato il mio incontro con la musica.»
È del 2002 la vittoria a Sanremo nella categoria Giovani con la canzone Doppiamente fragili. L’esibizione di una ragazza sicura di sé.
«Non era affatto così, ero un’incosciente! All’epoca non esistevano i social, quindi non c’era nessun tipo di giudizio. Lì cantavo solo per me. A quindici anni non hai le spalle larghissime: c’era tanta timidezza e paura che mi rendevano molto distaccata agli occhi degli altri.»
Il Festival per antonomasia, una platea di milioni di persone e la vita che cambia nell’arco di una canzone.
«L’anno prossimo saranno vent’anni dal mio primo Festival di Sanremo e riguardandomi indietro vedo i grandi passi fatti, sia umani che artistici. Sono cambiate molte cose, sotto tanti punti di vista sono cresciuta.»
Ricorda quanto sia stato importante il suo brano Essere una donna, ancora oggi l’inno di chi si batte per una reale parità tra i sessi.
«Il testo di questa canzone è stato scritto da un uomo, Mogol. Io ho sempre cercato di parlare di tematiche importanti attraverso quello che canto, soprattutto il rispetto della donna.»
Una donna che non deve essere un oggetto ma il soggetto di qualsiasi cosa in cui si mette in gioco.
«Essere donna in un mondo di uomini è tosta, soprattutto per chi fa musica. Ancora oggi in Italia le donne vengono penalizzate a causa di pregiudizi duri a morire, in cui spesso non si scinde la persona dal personaggio.»
Esce fuori una parte di Anna Tatangelo diversa, quella che c’è dietro le quinte, più libera.
«Oggi mi sento molto più libera di prima. Se ho voglia di esprimere un mio pensiero, di dire qualcosa, prendo il telefono e faccio una storia, oppure rispondo apertamente a chi commenta le foto che posto. Sono più libera di esprimermi senza condizionamenti. Prima era diverso, doveva passare del tempo, magari ci ripensavo su mille volte… Oggi ci penso il giusto e ho voglia di dire la mia, perché, prima di tutto, bisogna rispettare sé stessi. Se non hai rispetto per te stesso e ti fai offuscare dalle idee degli altri, rischi di perdere la tua personalità.»
La ragazza di periferia è cresciuta e ha preso in mano la propria vita.
«Sono un’Anna diversa rispetto a qualche anno fa. Forse è la prima volta che cerco con determinazione di realizzare i miei obiettivi, i miei sogni, credendoci fino in fondo. Da ragazzini è molto più semplice. Quando si comincia a diventare grandi, a crescere, talvolta si abbandona l’idea di sognare. E non voglio che questo accada.»
Si mostra senza veli nella copertina di Annazero, un messaggio e una provocazione.
«Nella realtà sono una ragazza con le proprie fragilità e i propri punti di forza. Sono una cantante, una mamma, con le proprie responsabilità di donna. Al di là di tutto ciò che può appartenere ai social e di quello che un artista rappresenta nella società e nel mondo della musica, in primis c’è la persona.»
Nuda come la verità.
«La mia verità la trovo nella vita di tutti i giorni, ed è proprio il mio quotidiano che mi aiuta a definire chi sono sul palco. Una verità che è fatta di piccole cose, della consapevolezza di avere un piede a terra e uno sulle nuvole.»
Ritrovarsi in alcune particolari canzoni per riuscire a liberarsi, in qualche modo, e cominciare a viaggiare.
«“Annazero” è un lungo viaggio all’interno del proprio essere. La prima parola che mi viene in mente per descriverlo è consapevolezza. Quando arrivi a trentaquattro anni con un nutrito bagaglio di esperienze umane e professionali alle spalle, è ovvio che la consapevolezza è il primo approccio verso un cambiamento importante nella vita. La seconda parola che caratterizza l’album è divertimento, inteso come la voglia di giocare con la musica, a dispetto di tutto e tutti. L’ultima potrebbe essere leggerezza: vivere senza pressioni e aspettative, né l’obbligo di dover piacere per forza a qualcuno. Questo disco piace a me, e ne sono felice!»
Un progetto umano e artistico curato in ogni minimo dettaglio, con una sincerità che va oltre le paure del giudizio e del pregiudizio.
«Vorrei che la gente, invece che limitarsi a sparlare, provasse ad ascoltare di più. “Annazero” ha chiuso col passato, con tutti i giudizi e i pregiudizi che mi riguardavano, soprattutto umanamente.»
Una splendida donna che cerca di riprendersi i propri spazi lontano dai riflettori e dal gossip: a casa, creando un ambiente che le assomigli.
«A casa il colore non manca, ma sono partita dal bianco e nero e poi ho capito che ci sono altre sfumature. Come nella vita. In una stanza ho un quadro gigante che occupa un’intera parete e sembra un’esplosione, con una zip centrale sul mondo dove escono le A, iniziali mie e di mio figlio. C’è anche il piccolo studio che mi sono ritagliata, ed è un po’ una valvola di sfogo, un mondo a cui oggi sono molto legata.»
Si mette lì Anna Tatangelo, canta e fa musica.
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