Quando hai iniziato ad approcciarti alla musica?
Nasce da ragazzino, voglia di raccontare e di raccontarsi, voglia di scoprire, di comunicare. Ho sempre visto la musica come mezzo di comunicazione prima di tutto, e una volta iniziato a scrivere da ragazzino, non mi sono più fermato. Quindi tutto è nato inizialmente proprio da me e per me, poi ho voluto anche raccontarlo agli altri.
Perchè hai scelto di dedicare un brano a George Floyd?
Nasce per il desiderio di lasciare un segno profondo e di raccontare la storia del suo ultimo giorno. Un messaggio di unione, di stop all’odio raziale in entrambe le direzioni e soprattutto di presa di coscienza che siamo arrivati ad un punto in cui abbiamo perso i valori sul rispetto della vita altrui. Quindi credo che prima di fare qualsiasi cambiamento dobbiamo realizzare dove realmente siamo e quello che sta accadendo sul serio oggi, senza bendarci gli occhi.
Durante il periodo del lockdown come hai vissuto la musica?
Nel primo lock down 2020 ho fatto tutt’altro, mi sono dedicato alla pittura, alla natura e a tante altre riparazioni casalinghe, evitando completamente di entrare in studio. Quindi proprio come una pausa. Nel lockdown dopo l’estate invece ho prodotto molto, e sto continuando a farlo con molti progetti e collaborazioni in cantiere. Ho anche iniziato a fare il compositore per altri, una cosa che avevo da molto in mente di fare ma che non avevo mai iniziato.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Vasco Rossi con cui sono cresciuto, insieme a tanti altri cantautori degli anni 90, in generale musica rock/acustica, amo molto anche il rock femminile stile Anouk.

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