20 Aprile 2024

Zarabazà

Solo buone notizie

Bardonecchia Scena 1312: tre appuntamenti dedicati ai miti della musica con l’Accademia dei Folli

Una galleria di ritratti dipinti con note e parolemusica e teatro sulle tracce di grandi personaggi della musica moderna. Un viaggio alla scoperta delle loro storie, della loro poesia, dei loro mondi.

La compagnia torinese Accademia dei Folli, nell’ambito di Scena 1312, stagione di musica-teatro della città di Bardonecchia in programma al Palazzo delle Feste, propone tre spettacoli, dedicati a tre icone della musica internazionale: Bruce Springsteen, Bob Dylan e Tom Waits.

Dei veri e propri ritratti – da qui il nome del filone, Portraits, di cui fanno parte altri show dedicati ad esempio a Fred Buscaglione, Fabrizio de André e Leonard Cohen – ben lontani dall’essere agiografie; sono dei personali percorsi, raccontati attraverso le canzoni di questi personaggi che da decenni influenzano e affascinano intere generazioni. Sono artisti che hanno vissuto la Storia degli ultimi settant’anni sapendola interpretare e spingendosi molto oltre. Sono poeti, cantanti e autori diventati dei “classici”, entrati nell’immaginario collettivo.

Tre spettacoli monografici, dunque, che ricalcano la tradizione del teatro-canzone facendo dialogare due linguaggi, il teatro e la musica, in una costante ricerca di un equilibro e di una fusione tra note e parole. La produzione artistica è la tela su cui si dipinge il ritratto: si parte dalle canzoni per conoscerne l’autore, per osservarlo o, meglio, spiarlo; forse anche per reinterpretarlo reinventarlo, riscoprirlo. E così quello Dylan diventa un racconto di formazione, Springsteen un romanzo americano moderno, Waits una carrellata di situazioni e personaggi straordinari, Cohen un’indagine sulla vita umana, Buscaglione un ricordo indelebile da parte di cinque donne, B.B. King una medicina contro il razzismo e la segregazione e De André un grido di libertà. Parallelamente anche gli arrangiamenti musicali, appositamente pensati per il progetto Portraits, sono reinterpretazioni personali che si fondono con la narrazione. La formazione acustica scelta per questo progetto è pensata per creare un’atmosfera più raccolta e più intima, più dialogante.

Growin’up – Bruce Springsteen il 14 agosto

Il primo appuntamento è venerdì 14 agosto alle 21 con Growin’up, dedicato a Bruce Springsteen.

In un dialogo immaginario con il fratello di palco Clarence Clemons (il sassofonista scomparso nel 2011), Springsteen – interpretato da Carlo Roncaglia racconta come iniziò il mito, partendo dal momento in cui da bambino venne folgorato guardando per la prima volta Elvis Presley in tv; un’infanzia poco felice, in povertà, con un padre di origini irlandesi perennemente ubriaco e una premurosa madre di origini italiane (il nonno di Bruce era di Vico Equense in provincia di Napoli).

La storia prosegue, dai primi passi con la chitarra ai concerti in tutti i locali della East Coast, fino al fatidico 9 maggio 1974, all’Harvard Square Theatre di Cambridge, quando tra il pubblico sedeva Jon Landau, uno dei critici musicali più importanti del mondo, che pochi giorni dopo, sulle pagine del Rolling Stone, con ancora “i polpastrelli delle dita anestetizzati dopo il tanto tambureggiare sulla poltrona per battere il tempo”, scrisse sulla tastiera della sua temutissima Remington: «Stasera ho visto il futuro del rock ’n’ roll: il suo nome è Bruce Springsteen».

Parlare di Springsteen significa raccontare il mito di uno sfuggente american dream; la libertà delle highways contrapposta all’oscurità delle strade di periferia, dove giovani amanti si fanno promesse di una vita migliore; la dura esistenza dei lavoratori e dei disoccupati; la ricerca perenne di una promised land.

Carlo Roncaglia è accompagnato sul palco da Max Altieri alla chitarra, Enrico de Lotto al basso, Paolo Demontis all’armonica e Matteo Pagliardi alla batteria.

Il testo è di Emiliano Poddi.

How does it feel? Bob Dylan il 16 agosto

La poesia e la musica del Premio Nobel per la letteratura 2016 sono protagoniste dello spettacolo di domenica 16 agosto, sempre alle ore 21: un viaggio di formazione attraverso l’America, le sue radici e il suo “rinascimento”. La narrazione svela al pubblico il percorso umano e artistico di uno dei più interessanti e innovativi poeti del nostro tempo. Più che un tributo a Bob Dylan, è un racconto accorato e insieme un reportage fotografico di un’epoca e dei suoi fermenti, una visita a quella fabbrica di idee e di arte che è il Village newyorchese degli anni Sessanta.

Sul palco i Folli ripercorrono la storia di Bob Dylan quando ancora era un giovane e sconosciuto cantautore di nome Robert Zimmermann. Il viaggio parte dalla città natale di Dylan, Duluth in Minnesota, conosciuta come la Terra dei Giganti, uno strano scherzo del destino per chi è alto sì e no un metro e settanta. Bob allora non aveva scritto nemmeno una filastrocca ma, a sentire lui, da qualche parte le sue canzoni c’erano già, ed erano canzoni folk: doveva solo trovarle.  Cambiò nome – Robert Allen – e si trasferì a Minneapolis, sempre Minnesota. Poi diventò Robert Allyn, con la ipsilon, che faceva più fine. Ma di canzoni nemmeno l’ombra. Bob Allyn? Per carità, sembrava il nome di un rivenditore di Cadillac usate. Finché un bel giorno Robert Thomas – è sempre lui – non incontrò qualcuno che gli cambiò la vita: Woody Guthrie. E allora sì che Robert Dillon – sempre lui – si mise a scrivere canzoni, e anche a cantarle, a New York, in una gabbia di matti universalmente nota come “Café Wha”. Un altro bel giorno Bob Dillon si trovò sotto il naso un mucchio di fogli con su scritto: Columbia Records. Era il contratto regolare che si offriva a ogni nuovo artista ingaggiato da loro. Lui doveva solo firmare. E sapete cosa fece? Prese la penna, e così, per istinto, automaticamente, senza neanche pensarci, ci scrisse sopra il suo nome: Bob Dylan, l’artista folk capace di conquistare prima il pubblico americano e poi quello di tutto il mondo.

Con Carlo Roncaglia voce e chitarra; e con Enrico De Lotto contrabbasso; Paolo Demontis armonica; Vincenzo Novelli chitarre; musiche e arrangiamenti Enrico De Lotto; testo e regia Carlo Roncaglia

Wild years – Tom Waits il 18 agosto

L’ultimo appuntamento di questa trilogia dedicata alla musica internazionale è martedì 18 agosto alle 21 Wild years, dedicato a Tom Waits, presentato a Bardonecchia in prima assoluta.

L’artista americano è sempre stato molto abile a nascondersi dietro i cancelli della sua vita privata e tutti i biografi che hanno cercato di avvicinarsi a lui non si sono mai scrollati di dosso quella antipatica sensazione di essere stati sgraditi ospiti. È inoltre molto difficile definire Tom Waits: un musicista? cantante? Un poeta? Un attore? Uno scrittore? Un clochard con la gola distrutta da troppe sigarette? Un romantico alcolizzato con la voce di un predatore sociopatico, uno che dalla pizzeria Napoleone di National City, California, sognava Dylan e Kerouac, abbracciava l’antiamericanismo di Bukowski e che in poco tempo avrebbe fatto incontrare idealmente Kurt Weill e Captain Beefheart, Federico Fellini e Francis Ford Coppola? Forse Waits è tutte queste cose insieme e nessuna di esse.  Il critico musicale Daniel Durchholz descrisse la voce di Waits come se fosse stata immersa in un tino di whisky, poi appesa in un affumicatoio per qualche mese e infine portata fuori e investita con una macchina.

In questo spettacolo sono dunque i protagonisti dei suoi brani a raccontare al pubblico questo straordinario personaggio che da più di quarant’anni influenza centinaia di artisti. Qualche esempio? Un lupo mannaro innamorato che ulula nella notte di un quartiere malfamato, un clown vestito di stracci che parla all’ultima goccia di whisky rimasta nella bottiglia. Un giocoliere di parole fermo ad un incrocio, un terremoto che scuote le fondamenta dell’anima con la leggerezza di una piuma.

Con Carlo Roncaglia, e con Enrico De Lotto – contrabbasso, Paolo Demontis – armonica, Max Altieri – chitarre, Matteo Pagliardi – batteria; testo Emiliano Poddi; regia Carlo Roncaglia

Tutti gli spettacoli sono a ingresso GRATUITO

info e prenotazioni presso l’Ufficio del Turismo di Bardonecchia, piazza Alcide De Gasperi 1. tel. 0122.99032 | info.bardonecchia@turismotorino.org