24 Aprile 2024

Zarabazà

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Giorgia, dalle missioni Onu alla solidarietà trentina

LA TRENTO CHE SI AIUTA – I VOLONTARI RACCONTANO

Ero a Trento per caso quando è cominciato il lock-down. In Africa il Covid

si aggiunge a guerre e fame, hanno problemi più gravi. Il Trentino è una provincia privilegiata ma fa piacere vedere che chi sta meglio si mette a disposizione”

“Ero a Trento per caso quando è cominciato il lock-down e mi sono trovata chiusa in casa, essendo bloccati tutti i voli internazionali. Questo mi ha permesso di guardarmi attorno e mettermi a disposizione della comunità”. Giorgia Depaoli, 47enne originaria di Trento, negli ultimi 20 anni ha girato tutto il mondo per lavoro. Ha collaborato con varie Ong e organizzazioni internazionali impegnandosi in difesa dei diritti della donna e per la promozione di progetti di sviluppo della Cooperazione. Ora lavora per l’Onu ed è spesso in missione nei paesi dove guerra e fame minacciano i diritti fondamentali. Dopo Mali, Libano ed Iraq, lo scorso gennaio si trovava in Somalia.

Perché hai deciso di fare volontariato qui a Trento?

Prima di iniziare a viaggiare per lavoro ho sempre fatto volontariato a Trento: con gli scout, con la parrocchia e col centro missionario. Così quando ho visto l’iniziativa provinciale di #Resta a casa passo io ho pensato che forse avevano bisogno di una mano. Non avendo contratto il Covid potevo fare anch’io la mia parte, mi sono detta: ho il tempo, ho la salute, perché non aiutare chi ne ha bisogno? Nella vita ho ricevuto molto dalla comunità e questa mia scelta è stata un modo per restituire alla comunità quello che mi ha dato, per mettere in circolo le energie. Perché c’è una fase della vita in cui ricevi e poi una fase in cui dai.

E con il lavoro?

Non viaggiando più, il lavoro che faccio non è sul campo, ma da casa, non è così totalizzante e mi lascia un po’ di tempo libero per il volontariato. Ho iniziato a fare la consegna delle spese a domicilio tramite la rete di Persone Insieme per gli Anziani (Pia) e adesso proseguo con la distribuzione dei pacchi alimentari assieme agli Alpini. Finora sono riuscita a ritagliarmi il tempo per fare servizio due volte a settimana però nel momento in cui tornerò a viaggiare non potrò più fare altro.

Hai trovato un Trentino diverso dopo aver girato il mondo?

Fa molto piacere vedere che c’è grande disponibilità a fare volontariato. Vedendo la situazione nel mio quartiere e le iniziative di #Resta a casa passo io si nota proprio che la comunità trentina è molto attiva. Questo è bello e non è scontato, anche perché questa partecipazione contribuisce a rinfrescare la dimensione della comunità. Il Trentino è una provincia privilegiata rispetto a molte altre, comunque fa piacere vedere che chi sta meglio si mette a disposizione degli altri.

Puoi raccontarci come stanno affrontando l’epidemia i paesi dell’Africa?

Nei paesi africani sia la qualità che la quantità di servizi sanitari forniti dagli Stati è assolutamente inferiore rispetto alle necessità, per non parlare dei sistemi di tracciamento. Certo i vari Stati hanno introdotto delle forme di limitazione però sono più allo sbando di noi qui in Europa. Mancano le risorse per il sistema pubblico e sanitario. In questi luoghi il Covid è un problema secondario che va solo ad aggiungersi a tutta una serie di altre difficoltà. La gente non si spaventa per il virus perché deve già affrontare problemi più gravi: le guerre, la fame, la povertà. È stata evidente la differenza nel modo di reagire all’epidemia. Nei paesi che hanno già dei problemi enormi il Covid ha solo aumentato il livello di difficoltà per la vita delle persone, mentre in Europa l’epidemia ha avuto un impatto molto maggiore anche a livello psicologico, perché ha destabilizzato le sicurezze. Nel mio lavoro per esempio la priorità al momento è cercare di contenere i danni delle guerre in corso e di garantire assistenza ai rifugiati.