20 Aprile 2024

Zarabazà

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XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico Il Generale Roberto Riccardi, neo Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, racconta i cambiamenti di rotta delle opere trafugate

I nuovi ricchi della Terra sono i nuovi acquirenti al nero dell’arte italiana, primi tra tutti quelli dei Paesi dell’Est europeo, 6 miliardi e mezzo il giro d’affari ogni anno

Premio Paestum a Mike Heyworth del Council for British Archaeology:

“Dopo la Brexit rischiamo la penuria di archeologi nel Regno Unito”

Diminuiscono i colpi nei musei, perché in queste strutture aumenta la sicurezza. Le nuove destinazioni delle opere trafugate in Italia sono i Paesi dell’Est. Il giro d’affari è di 6 miliardi e mezzo all’anno, di cui il 40% con gli Stati Uniti, il 20% con la Cina, poi con il Regno Unito, che resta una meta finale storica delle opere d’arte rubate. In generale sono i nuovi ricchi della terra i nuovi acquirenti al nero dell’arte italiana.

Il Generale Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, ha svelato i cambiamenti delle rotte delle opere d’arte trafugate, intervenendo alla XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. Giunto direttamente da Venezia, dove è andato a visionare, con i Caschi Blu della Cultura e il Ministro Franceschini, lo stato dei danni al patrimonio per l’allarmante livello dell’acqua alta.

Riccardi ha ricordato che dopo il sisma del 2016 in Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, sono stati recuperati 30mila euro di beni culturali. “Il patrimonio è il dono dei padri. Dobbiamo esserne degni, perché dobbiamo consegnarlo almeno intatto. Noi Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio siamo 300 – scherza il Generale Riccardi nel dare un messaggio molto importante a Paestum – e questo numero mi ricorda la battaglia delle Termopili e lo sbarco di Pisacane. Sappiamo come andarono a finire entrambe. Noi abbiamo bisogno di tutto il popolo italiano per vincere questa battaglia e riportare in salvo tutte le opere d’arte trafugate. Non difendere l’arte – conclude – è disonorare tuo padre e tua madre”. Il Generale Riccardi ha presentato poi la sua ultima opera, dal titolo “Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della Cultura”, edito da Rizzoli, e ha ritirato il Premio Paestum “Mario Napoli” per conto del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri, premiato per il suo straordinario impegno, non solo relativo alle funzioni svolte nell’ambito del Comando, ma per aver contribuito con il “Grande Progetto Pompei” alla realizzazione di una best practice riconosciuta a livello internazionale.

Molto suggestiva è stata la presentazione del libro. Nel 1969 avvenne il clamoroso furto della “Natività” di Michelangelo Merisi da Caravaggio nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo. È questo, forse, il dipinto più ricercato al mondo: “Il number one. Most wanted” ha detto il Generale Riccardi. Che ancora è in ostaggio di chi lo trafugò, o di altri ignoti. Tanti i misteri che circondano questo furto: “Di certo – ha spiegato Riccardi – C’è solo che il quadro manca. Un’altra certezza è che continueremo a cercarlo, finché ci saremo”. Ma il 1969 è anche l’anno nel quale nacque il primo Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico. Tra le altre grandi opere di cui Riccardi ha raccontato, c’è il Cratere di Eufronio, che venne trafugato da Cerveteri negli anni Settanta e attraverso una serie di peripezie, finì al Metropolitan Museum di New York dal quale è stato riportato in Italia nel 2008. Il Generale Riccardi ha raccontato che in queste occasioni, una volta individuata l’opera, deve scattare la diplomazia culturale, per affiancare il lavoro dei Carabinieri. In poche parole, intervengono il Ministero dei Beni culturali, il Ministero della Giustizia, l’Avvocatura dello Stato, tutti siedono al tavolo con chi è in possesso dell’opera. Nel caso del Cratere di Eufronio, con il Metropolitan Museum di New York. Ottenere la restituzione è un traguardo.

“Il problema dei cosiddetti tombaroli – ha raccontato ancora Riccardi – è un impoverimento, perché il bene torna comunque decontestualizzato”. “Il problema dei falsi – ha spiegato – è in genere una guerra tra periti. Se non si risolve, intervengono i RIS, che studiano i materiali, i colori, i pigmenti. Spesso un’incongruenza tra date può portare all’accertamento”. La Tavola Doria di Leonardo o di Francesco Morandini è tornata nel 2012, una delle grandi operazioni del Nucleo. Riccardi ha concluso con una considerazione sullo stretto rapporto tra arte e follia: “Chi vede con occhi diversi, vede cose diverse”.

“L’attuale situazione politica rischia di condizionare fortemente il nostro lavoro: la Brexit e l’uscita dall’Europa ci pone non solo un problema sotto il profilo legislativo, dal momento che finora la legislazione di riferimento è stata quella comunitaria, ma soprattutto rischiamo di non aver più archeologi a sufficienza nel Regno Unito. Potrebbero esserci molte ripercussioni sul modo in cui operiamo, delle abilità disponibili e sul profilo della tutela. Per questo stiamo facendo pressioni sul Governo e sul Parlamento per capire se e come potremo continuare a impegnare queste risorse umane importantissime e per continuare il nostro lavoro a sostegno del futuro dell’archeologia”.

Così Mike Heyworth alla BMTA per raccontare il 75° Anniversario del Council for British Archaeology da lui diretto da quindici anni e premiato quale best practice di diffusione delle propria identità sul territorio, con una realtà importantissima che raggiunge cinquemila membri e quindicimila tra partecipanti e lettori anche attraverso la rivista internazionale edita: nel consegnargli il Premio Paestum “Mario Napoli”, il Direttore Ugo Picarelli ha espresso l’auspicio di una partecipazione significativa del CBA il prossimo anno alla Borsa, anche annoverando “British Archaeology” tra i media partner internazionali accanto alle altre riviste già presenti.

Oggi alla Borsa è arrivato anche Sua Eccellenza Murat Salim Esenli Ambasciatore della Repubblica di Turchia in Italia per introdurre l’incontro “Turchia: 2019 anno di Göbeklitepe. Le origini della sedentarietà nel Sud-Est dell’Anatolia e la Cultura di Göbeklitepe”, sito inserito da luglio 2018 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. “Desidero ringraziare la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che ci ospita in questo meraviglioso luogo di interesse storico, oltre alla Professoressa Eylem Özdoğan, Associato Dipartimento di Preistoria Università di Istanbul, per la sua disponibilità e il Direttore di Archeo Andreas Steiner per la sempre preziosa collaborazione”, ha esordito l’Ambasciatore. “È per me un onore essere qui oggi, al cospetto di un pubblico così sensibile e attento alle tematiche dell’archeologia, per presentarvi quella che è una delle scoperte più importanti e magnifiche del secolo: Göbeklitepe. Il sito è il primo tempio monumentale del mondo. Secondo quanto rinvenuto e scoperto da archeologi e studiosi, si ritiene che durante il Neolitico fosse un centro di fede e di pellegrinaggio, ma, soprattutto, Göbeklitepe ha cambiato la storia umana e le vecchie teorie archeologiche: mentre in passato si pensava infatti che fossero nate prima le città e poi i luoghi di culto, ora sembra che proprio la religione sia stato il vero motivo della nascita di un centro abitato complesso. Possiamo affermare che si tratta della scoperta archeologica più significativa del XXI secolo”. Sua Eccellenza Esenli ha poi ricordato lo straordinario patrimonio del suo Paese: “In Turchia ci sono circa 18mila siti di carattere archeologico sparsi su tutto il territorio. Attualmente contiamo 122 scavi gestiti da missioni turche e 31 scavi di missioni estere in collaborazione con team turchi, per un totale di 153 progetti archeologici. La collaborazione tra Istituzioni turche e italiane nel settore archeologico è molto proficua e di lunga durata con all’attivo 7 missioni gestite da importanti Università italiane. Non distante da Göbeklitepe – ha poi ricordato – sono attivi gli scavi archeologici dell’antico sito di Karahantepe che ospita centinaia di pilastri a forma di T e strutture megalitiche risalenti all’epoca neolitica simili a quelli di Göbeklitepe, anche se potrebbe addirittura risalire a tempi precedenti. Posso senza dubbio concludere che c’è ancora molto da scoprire in Turchia”.

Alla BMTA, luogo di confronto e scambio interculturale, accade anche che “Il Colosseo incontra Cartagine”: è stata proprio la Borsa infatti la cornice in cui il Direttore del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo e il Direttore per lo Sviluppo dei Musei INP Istituto Nazionale del Patrimonio della Tunisia Moncef Ben Moussa hanno voluto raccontare il nuovo protocollo d’Intesa recentemente siglato tra due delle più straordinarie testimonianze dell’architettura degli antichi romani. “Tutto nasce dalla grande mostra che abbiamo organizzato al Parco Archeologico del Colosseo proprio su “Cartagine e il mito immortale” e che ha consentito di avviare tutta una serie di rapporti culturali con la Tunisia e con il Ministero degli Affari Culturali della Tunisia – ha spiegato Alfonsina Russo – la Mostra, che sarà aperta fino a marzo, abbraccia diversi siti del Parco Archeologico, tra il Colosseo, il Foro Romano e il tempio di Romolo, e la Rampa Imperiale. Attraverso questo grande progetto espositivo è nato un rapporto intenso con la Tunisia che si è sviluppato e ha avuto come esito la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa, quasi un gemellaggio tra il Colosseo di Roma e il Colosseo d’Africa che è El Jem, il grande anfiteatro nella città omonima. Grazie a questo protocollo d’intesa si avvieranno tutta una serie di scambi, culturali e di professionalità, tra Italia e Tunisia. La prossima settimana partirà un’equipe per El Jem per iniziare a lavorare ad una mostra che avrà come tema, ovviamente, gli anfiteatri e i gladiatori”. “La nuova mostra che faremo a El Jem sarà solo uno dei tre tasselli su cui si fonderà la collaborazione – ha rimarcato Moncef Ben Moussa – sarà importantissimo il supporto che la delegazione italiana del Parco darà al restauro dei mosaici del sito e, soprattutto, alla formazione dei nostri archeologi e conservatori trasmettendo loro tutto il know how italiano e le più nuove e innovative tecniche nel campo”.

La XXII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, promossa e sostenutada Regione Campania, Città di Capaccio Paestum, Parco Archeologico di Paestum, ideata e organizzata dalla Leader srl con la direzione di Ugo Picarelli, si svolge a Paestum, presso il Centro Espositivo Savoy Hotel, la Basilica, il Museo Nazionale, il Parco Archeologico.