MEETING RIMINI: MUSUMECI, NON SIAMO CONTRARI A REGIONALISMO DIFFERENZIATO MA SI GARANTISCA PEREQUAZIONE
«Non siamo contrari al regionalismo differenziato, anche se tengo a ricordare che nel ‘46 l’Autonomia speciale siciliana fu concessa proprio come un antidoto al separatismo e all’indipendentismo, dunque in funzione unitaria. Lo ha sottolineato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, intervenendo al Meeting di Rimini a un dibattito – insieme ai governatori di Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e della Provincia autonoma di Trento – sul regionalismo e l’autonomia differenziata.«Il punto fondamentale – ha proseguito Musumeci – è che non deve restare un tema circoscritto fra lo Stato e le singole Regioni interessate, ma coinvolgere l’intero sistema regionale». Per il presidente della Regione, infatti, «se al Sud si alimentano perplessità e diffidenze non è per essere contrari in linea di principio all’autonomia differenziata regionale ma perché è mancato un tavolo posto in una stanza di vetro. L’Autonomia va bene se si garantisce la perequazione infrastrutturale, la perequazione fiscale e il Fondo perequativo, altrimenti si alimentano soltanto sospetti».
MUSUMECI, ROMA NON HA VIGILATO SU CLASSE DIRIGENTE SICILIANA
«Lo Stato avrebbe dovuto vigilare sulla classe dirigente siciliana, ma non l’ha fatto perché c’era una tacita, o palese, intesa. I siciliani sono diventati eterni donatori di sangue fino all’anemia a favore della classe dirigente romana. Sangue di cui si è spesso fatto mercato nero. Lo Stato è venuto meno alla propria funzione». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, intervenendo al Meeting di Rimini a un dibattito – insieme ai governatori di Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e della Provincia autonoma di Trento – sul regionalismo e l’autonomia differenziata.«Ci sono – ha continuato – diseconomie legate alla geografia. E’ facile dialogare coi mercati europei partendo dalla linea gotica. Per un commerciante della Sicilia arrivare ai mercati europei significa affrontare duemila chilometri. Da noi la diseconomia è il sistema del credito: non c’è più una banca meridionale. Ci sono solo sportelli di banche del nord. Lo Statuto siciliano impone che le aziende che hanno lo stabilimento in Sicilia e la sede legale fuori paghino una quota in Sicilia. Roma non ha mai voluto e per questo motivo l’Isola è in credito di almeno 6, 7 miliardi di euro nei confronti dello Stato. E’ una ingiustizia pensare – si è chiesto Musumeci – che gli automobilisti siciliani paghino la benzina cinquanta centesimi in meno visto che nell’isola si producono milioni di barili di petrolio?».
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